Martedì 12 dicembre, giornata di sciopero dei medici e dei dirigenti sanitari dipendenti del Servizio sanitario nazionale "per denunciare all'opinione pubblica lo stato della sanità pubblica che, per il perseverante de-finanziamento del Fondo sanitario nazionale, rischia di non poter garantire ai cittadini tutte le prestazioni sanitarie necessarie oltre che umiliare la vita professionale del personale sanitario che, in attesa di un rinnovo del Contratto nazionale da otto anni, è costretto a svolgere il proprio lavoro con turni massacranti per il ridotto numero di addetti dovuto a mancanza di nuove assunzioni".
Lo annuncia in una nota l'intersindacale abruzzese, cui aderiscono le sigle Anpo, Aupi, Cipo, Cisl medici, Fials, Simet, Sinafo, Snr.
"L’assunzione di tale decisione non è stata presa a cuor leggero - spiegano - Da sempre siamo ben consci della difficoltà di attuare uno sciopero in sanità. Piaccia o non piaccia, è però l’unica arma, fra quelle previste dallo Statuto dei lavoratori e dal Codice di autoregolamentazione dei Servizi pubblici, che evidenzia subito il grado di condivisione della protesta e gli effetti generati dalla astensione dal lavoro".
Tra le motivazioni dello sciopero, "il perdurare nella Legge di bilancio per il 2018 del de-finanziamento del Ssn (% di Pil fra le più basse fra le nazioni della Unione europea) e di conseguenza non adeguato all’erogazione dei nuovi livelli di assistenza per i cittadini. In tale condizioni, l’universalismo e l’accessibilità del Ssn diventano principi retorici, negati nei fatti". E ancora, "la condizione di stallo delle trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale del lavoro della dirigenza medica e sanitaria, l’inadeguatezza delle risorse economiche stanziate per il rinnovo contrattuale rispetto al prolungato saccheggio dei fondi contrattuali e alle economie realizzate grazie al turn-over negato dei dirigenti medici e sanitari, da parte delle aziende sanitarie in assenza di controlli da parte delle Regioni, il mancato riconoscimento da parte del Governo delle condizioni del lavoro gravose ed usuranti dei dirigenti del ruolo sanitario, già esistenti e in costante peggioramento".
I medici puntano l'incide anche contro "l’ostinazione delle Regioni e delle Aziende sanitarie nel pretendere di ridurre la durata delle ore di riposo minimo ed di accentuare i carichi di lavoro, oltre i limiti stabiliti dalla Unione europea, incuranti delle norme legislative europee e italiane e dell’aumento significativo dei rischi per la salute dei lavoratori e dei rischi clinici per i pazienti, al fine di non rivedere ed ottimizzare la programmazione esistente dei servizi sanitari e di non entrare in conflitto con i campanili, con le possibili ritorsioni elettorali".
Il colpevole ritardo dei processi di stabilizzazione dei precari per volontà delle Regioni, che intendono risparmiare, per i motivi sopra ricordati, anche su di loro, è un altro dei motivi dello sciopero.
ANAAO: “TOLTE RISORSE PER ASSISTENZA AI CITTTADINI”
"Il Governo nazionale e le Regioni tolgono risorse all'assistenza dei cittadini".
Si legge in una nota del segretario regionale del sindacato dei medici Anaao Filippo Gianfelice che sottolinea come lo sciopero sia stato indetto per difendere il lavoro negli ospedali pubblici. In particolare all'Aquila, i medici e i dirigenti sanitari si raduneranno per un sit-in, dalle ore 11 alle ore 12, nel piazzale antistante l'ospedale “San Salvatore” e per l’assemblea che, a seguire, si svolgerà nell'aula “Alice Dal Brollo” all'interno del nosocomio abruzzese. "I medici ospedalieri incroceranno le braccia per protestare contro la legge di bilancio 2018, che persevera nel definanziamento della sanità pubblica, sia in termini di risorse realmente disponibili sia in rapporto al Pil, non adeguando il fabbisogno ai livelli di assistenza che dovrebbero essere garantiti ai cittadini".
Ma l'Anaao protesta anche per altri sostanziali motivi, tra cui "le risorse economiche inadeguate rispetto al prolungato saccheggio dei fondi contrattuali e alle economie realizzate grazie al turn-over dei dirigenti medici e sanitari, in assenza di controlli da parte delle Regioni; le trattative per il rinnovo del contratto collettivo in fase di stallo, l’esame di ammissione alle Scuole di specializzazione che lascerà fuori dai percorsi formativi e dall’accesso al lavoro 10 mila giovani medici in tutta Italia mentre il Servizio Sanitario non trova specialisti, nel disinteresse di fatto delle istituzioni". Ed ancora, "gli insufficienti processi di stabilizzazione dei precari e il fatto che il Ministero della Salute e le Regioni lavorano ad una determinazione dei fabbisogni di personale che tratta il lavoro medico come prodotto da catena di montaggio, comprimendo il tempo di cura, peggiorando la qualità dell’assistenza e della prevenzione, ed incrementa esponenzialmente i rischi clinici per i pazienti".