Non possono tornare al lavoro anche se ne avrebbero diritto, anche se a tutelarli ci sono leggi, accordi sindacali sottoscritti da tempo e persino due sentenze esecutive del tribunale.
E' la triste e assurda vicenda che stanno vivendo 48 ex dipendenti Sanatrix, la clinica aquilana fallita nel 2009.
Un accordo sindacale risalente al novembre 2011 prevedeva che tutti dovessero essere “riassorbiti” da un'altra clinica, Villa Letizia, di proprietà dell'imprenditore Enrico Vittorini.
Alla base dell'intesa c'era uno scambio, un do ut des tra Vittorini e la Regione: Villa Letizia si sarebbe impegnata a riassumere gradualmente il personale Sanatrix e, in cambio, la Regione le avrebbe accreditato nuovi posti letto (in sostanza, quelli assegnati fino a quel momento alla Sanatrix) e, naturalmente, i relativi rimborsi.
L'accordo, sottoscritto da tutte le sigle sindacali, sfruttava una legge dello Stato, la 428 del 1990, che, all'articolo 47, impone, in caso di cessione di un’azienda in fallimento o di un suo ramo autonomo, che i relativi rapporti di lavoro vengano trasferiti al datore di lavoro acquirente.
Villa Letizia, però, si è rimangiata tutto e non solo non ha rispettato i patti ma, al posto del personale ex Sanatrix, ha effettuato 43 nuove assunzioni; 43 nuovi infermieri, operatori socio-sanitari e impiegati amministrativi, inquadrati con varie tipologie contrattuali ma assunti, in maggioranza, a tempo indeterminato.
Una vera beffa per i lavoratori Sanatrix, che ormai vivono da tempo con i pochi soldi della cassa integrazione in deroga. Un sussidio che, peraltro, non percepiscono più da giugno - visto che lo Stato ha finito i fondi dedicati - e che presto potrebbero perdere del tutto, se il Governo non troverà, nella legge di Stabilità in corso di approvazione, le risorse per rifinanziare gli ammortizzatori sociali.
Per non aver dato seguito agli accordi del 2011, Villa Letizia era stata condannata, a luglio, per condotta antisindacale. Sentenza impugnata ma confermata una seconda volta lo scorso 4 novembre da un altro giudice del lavoro.
Nel ricorso, la proprietà della clinica si era appellata alla libertà imprenditoriale e ad alcuni “mutamenti” verificatisi nelle “condizioni del complesso aziendale”, cioè i tagli al budget e al numero dei posti letto imposti dalla Regione per effetto della spending review. Proprio a causa dei tagli, si era giustificata la casa di cura, non era stato possibile procedere alle assunzioni, per completare le quali, comunque, c'era tempo fino al 31 dicembre 2014.
Una linea difensiva che i giudici hanno però respinto. “Quei mutamenti, così come sono stati rappresentati, non risultano provati” scrive nella motivazione della sentenza il giudice del lavoro Italo Radoccia “in quanto non è stata offerta alcuna documentazione a loro sostegno, e comunque una mera riduzione delle condizioni suddette avrebbe dovuto corrispondere a una riduzione delle assunzioni in via generale e non a una limitazione delle assunzioni solo per i dipendenti Sanatrix”. Tutto chiaro: se l'azienda non era nelle condizioni di assumere, allora non doveva assumere nessuno.
Inoltre, in base agli accordi, l'ordine di riassorbire gli ex dipendenti Sanatrix era proporzionale alla capacità produttiva della clinica, al budget e ai posti letto acquisiti. Da nessuna parte era scritto, insomma, che Villa Letizia avrebbe dovuto riassumere subito tutti e 48 i lavoratori.
Entrambe le sentenze del tribunale sono esecutive ma visto il rifiuto opposto finora da Villa Letizia di applicarle la Cgil ha scritto una lettera nella quale chiede alla casa di cura di predisporre, entro 30 giorni dalla ricezione della missiva, un “dettagliato piano di riassunzione” dei lavoratori Sanatrix. “In caso di una nuova inadempienza” ha affermato il segretario provinciale del sindacato Umberto Trasatti, e con lui Antonio Ginetti, segretario provinciale della Funzione Pubblica Cgil, “procederemo denunciando penalmente l'azienda e l'imprenditore che la rappresenta, chiedendo i danni individuali subiti da ciascun lavoratore”.
E' bene ricordare che, attualmente, Villa Letizia ha 70 posti letto. Quelli "derivanti" dalla cessione della Sanatrix sono 42. Dunque, buona parte del budget della clinica (1 milione e 700 mila euro per il 2012 e 4 milioni di euro per il 2013, sugli 11 totali accreditati per l'intera annualità) è riconducibile proprio ai posti letto acquisiti.
“Si tratta di soldi pubblici” ha ricordato Trasatti, che ha sollecitato, su questa vicenda, una riflessione di tutta la politica locale: “Quello che sta accadendo è molto grave. Questa città ha tanti problemi, legati alla crisi economica e al terremoto. Come sindacato, stiamo facendo i salti mortali per portare qui investimenti finalizzati a creare lavoro, chiedendo a imprenditori provenienti da fuori di fare uno sforzo per il rilancio del territorio. Con che faccia ci presenteremo di nuovo di fronte a queste persone se gli imprenditori locali si permettono di comportarsi come sta facendo Villa Letizia?”.
Trasatti ha chiamato in causa tutte le istituzioni, in primis la giunta Chiodi: “Come mai la Regione, e il suo presidente, che si erge a moralizzatore della politica, non alzano la voce contro questi imprenditori?”. Anche i lavoratori hanno stigmatizzato il silenzio del Governatore, che è anche commissario alla sanità: “E' da maggio che aspettiamo di essere ricevuti dal presidente Chiodi ma finora non abbiamo ricevuto nessuna risposta”.