Una sentenza destinata a far molto discutere, con effetti che, al momento, sono difficili da prevedere.
A pronunciarla la Cassazione che ha accolto il ricorso della Procura di Grosseto avverso il sindaco di Roccastrada, Francesco Limatola, che aveva ottenuto la riapertura di una scuola a 'leggero' rischio sismico, con indice di vulnerabilità pari allo 0.985 su scala che soddisfa a '1' il parametro di sicurezza statica.
I terremoti non sono soggetti a "prevedibilità" e, dunque, i sindaci non devono opporsi al sequestro delle scuole che, anche nelle zone a "basso rischio sismico", sono a ipotetico rischio crollo seppure per un "minimo scostamento dai parametri" d'edificazione emanati nel 2008. Così ha deciso la Suprema Corte.
Limatola è indagato per omissione di atti di ufficio per non aver chiuso il plesso scolastico della frazione di Ribolla "nonostante dal certificato di idoneità statica dell'immobile, redatto il 28 giugno 2013, ne emergesse la non idoneità sismica". Contro il sequestro della scuola primaria e secondaria, frequentata da quasi trecento bambini, e disposta dalla magistratura grossetana, Limatola aveva fatto ricorso e il tribunale del riesame. lo scorso 26 aprile, lo aveva accolto togliendo i sigilli. Ad avviso del riesame, era insussistente "un pericolo concreto ed attuale di crollo ragionevolmente derivante dal protratto utilizzo del bene secondo destinazione d'uso, avuto riguardo all'attività scolastica svolta ininterrottamente dalla fine degli anni sessanta". L'ordinanza rilevava inoltre che "in applicazione del cosiddetto indicatore del rischio di collasso previsto dalle 'Norme tecniche per le costruzioni' emanate con decreto il 14 gennaio 2008", dall'accertamento redatto nel certificato di idoneità statica "il rischio sismico era risultato pari a 0,985 registrando in tal modo una inadeguatezza minima rispetto ai vigenti parametri costruttivi antisismici soddisfatti al raggiungimento del valore 1".
Come detto, però, la Procura di Grosseto ha istruito ricorso e la Cassazione l'ha accolto, sostenendo che la scuola deve essere chiusa poiché il pericolo per la incolumità pubblica "nella non prevedibilità dei terremoti, doveva intendersi insito nella violazione della normativa di settore, indipendentemente dall'esistenza di un pericolo in concreto". Secondo il pm, "nessun rilievo avrebbe pertanto potuto attribuirsi alla circostanza che l'edificio insistesse su un territorio classificato a bassa sismicità o che l'inadeguatezza dell'immobile rispetto ai parametri costruttivi antisismici fosse minima".
Dunque, "nel carattere non prevedibile dei terremoti, la regola tecnica di edificazione è ispirata alla finalità di contenimento del rischio di verificazione dell'evento"; pertanto, "l'inosservanza della regola tecnica di edificazione proporzionata al rischio sismico di zona, anche ove quest'ultimo si attesti su percentuali basse di verificabilità, integra pur sempre la violazione di una norma di aggravamento del pericolo e come tale va indagata e rileva ai fini dell'applicabilità del sequestro preventivo".
Un provvedimento che, visto dall'Abruzzo, fa tremare i polsi: in Regione, infatti, sono 391 su 417, il 93%, gli edifici a rischio sismico, e molte con un indice di esposizione massimo. Che fare? Che accadrebbe se ci fossero ricorsi per chiedere la chiusura delle scuole sotto indice 1?
La vicenda interessa, e molto, anche la città dell'Aquila.
Come scriviamo da tempo, per ciò che attiene la maggioranza delle scuole di competenza comunale - infanzia e primaria - non abbiamo gli indici di vulnerabilità, per la negligenza della passata amministrazione che decise di non provvedere alle verifiche sebbene dovessero essere eseguite entro il 2013. In particolare, su 21 scuole l'iter è stato avviato soltanto per 10, 6 in muratura e 4 in cemento armato, nel dicembre 2016. Ebbene, più di un anno dopo abbiamo le risultanze di 6 scuole: la primaria di Preturo e la scuola dell'infanzia di Arischia, che hanno riportato un indice di vulnerabilità pari a 0 e che sono state immediatamente chiuse; l'infanzia di Cansatessa, già chiusa, con un indice di 0.09; l'infanzia di Pile piccola e San Benedetto di Bagno, 0.22; l'infanzia di Pagliare di Sassa, 0.33.
Per ciò che attiene le scuole di competenza provinciale, invece, le superiori per intenderci, abbiamo gli indici che sono, tuttavia, sconfortanti: nota la vicenda del 'Cotugno', solo in parte agibile la sede storica di via De Vinci - sebbene con indice comunque sotto norma - e, per questo spezzettato in altri edifici, ragazze e ragazzi dell'Aquila frequentano ancora il 'Colecchi', per dire, con indice di vulnerabilità dello 0.31, l''Itis' è a 0.17, il 'Bafile' allo 0.42.
Scuole che - stante la Pronuncia della Suprema Corte - andrebbero chiuse, immediatamente.