Nelle casse del comune dell’Aquila ci sono 370 milioni di euro di fondi per la ricostruzione pubblica bloccati e non spendibili per mancanza di progetti.
Ad affermarlo è il sindaco Pierluigi Biondi, che ha messo su una specie di task force, formata dai dirigenti del comune, per programmare gli interventi da finanziare.
Non si tratta, tuttavia, di fare un mero elenco. “Gli interventi dovranno avere una logica e una funzionalità” afferma il primo cittadino “rispetto alla viabilità e alla mobilità, non potranno essere estranei da un disegno complessivo”. Questo disegno altro non sarebbe che il nuovo piano regolatore, a cui sta lavorando l’assessore all'Urbanistica Luigi D’Eramo ma che chiamerà in causa l’intera giunta.
I 370 milioni sono quasi tutti di provenienza Cipe e altri ne arriveranno la prossima settimana con una nuova delibera.
Ma perché, fino ad oggi, non sono stati spesi?
“Credo ci sia stata una cattiva regia di natura politica” dice Biondi “e di conseguenza una cattiva organizzazione degli uffici”. Anche se poi è lo stesso Biondi ad ammettere che i rallentamenti sono dovuti anche alla burocrazia e alla complessità delle leggi, soprattutto del nuovo codice degli appalti, entrato in vigore nel 2016: “Ci sarebbe bisogno di procedure più speditive, che ci mettano in condizione, per esempio, di fare scambi o permute. Va riorganizzata la rete diffusa degli immobili pubblici”.
“Stiamo cercando di trovare una soluzione anche con il Provveditorato” spiega Biondi “perché, oltre ai 370 milioni del comune dell’Aquila, ci sono le opere gestite da altre stazioni appaltanti: lo stesso Provveditorato, il Mibact, la Asl, l’università. Una platea gigantesca di immobili che, un domani, saranno a disposizione della città. Se non si fa uno studio oculato in ordine alla gestione di questi volumi, rischiamo che la sopravvenienza di costruzioni fatta nel post sisma danneggi queso patrimonio. Bisogna ragionare con tutti i soggetti coinvolti e avere una cabina di regia, perché le funzioni pubbliche non devono andare a provocare altro consumo di suolo”.
Parole, queste ultime, che lascerebbero intendere che, per la nuova sede unica comunale, la giunta Biondi starebbe pensando non a un nuovo progetto ma all’utilizzo di qualcosa che c’è già.
Andando per esclusione, l’unico luogo che avrebbe le caratteristiche giuste è il complesso dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio, sulla cui riqualificazione c’è anche uno stanziamento da 10 milioni di euro presente nel Masterplan.
Sono i soldi che Cialente, lo scorso anno, aveva deciso di assegnare, d’accordo con il manager della Asl Tordera, al Parco della Luna, un progetto di valorizzazione di una parte dell’ex nosocomio in favore del quale si erano espresse anche una ventina tra associazioni e comitati.
Un progetto per giunta già pronto, redatto dall’architetto Camilla Inverardi. La giunta Biondi, però, ha deciso di stoppare tutto. E’ sempre Biondi a spiegare perché: “Delle due l’una: se i 10 milioni del Masterplan sono assegnati al comune dell’Aquila, è il comune che programma, non può limirsi a fare l’esecutore prendendo il progetto di altri. Se invece i 10 milioni, trattandosi di un’area di proprietà della Asl, sono assegnate a quest’ultima, allora si dicesse e sarà la Asl a decidere”.
De Matteis: “I fondi della legge 41 usati per coprire il disavanzo della Regione"
Nell’iceberg dei fondi per l’edilizia pubblica ancora “dormienti” ci sono anche altri soldi, frutto di altri canali di finanziamento.
E’ il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Giorgio De Matteis a darne conto a NewsTown.
Anzitutto, ci sono gli ormai famosi fondi della legge regionale 41, che recentemente Pietrucci ha detto di aver recuperato dopo che, per errore, erano stati stornati.
“Altro che errore” attacca De Matteis “quei soldi, che spettavano all’Aquila, sono stati usati per coprire il disavanzo della Regione”.
Si tratta, complessivamente, di un po’ più di 4 milioni di euro di cui 2,8 già trasferiti. I restanti andrebbero riprogrammati e reinvestiti perché, sostiene De Matteis, “la vecchia giunta, senza accorgersi che nel frattempo erano scomparsi, aveva proposto una rimodulazione che era uno spot elettorale. Noi li abbiamo recuperati e ora troveremo il modo di spenderli al meglio”.
Ma tra gli interventi da attuare e completare ce ne sono alcuni il cui finanziamento risale addirittura al pre-terremoto.
E’ il caso dei 2,5 milioni di euro, assegnati sempre dal Cipe, per i lavori di manutenzione straordinaria e di ampliamento del tribunale dell’Aquila. Le erogazioni già effettuate a favore del Comune, su un costo complessivo del progetto di 3 milioni e 350 mila euro, risultano pari a 1 milione e 658 mila euro ma l’intervento, a causa del terremoto, non è mai stato portato a termine. Da allora, il comune dell’Aquila è stato sollecitato più volte dal Servizio edilizia sociale del Dipartimento opere pubbliche della Regione Abruzzo, che tiene i rapporti con il Cipe, a indicare soluzioni “circa il completamento o l’eventuale rimodulazione dell’opera” ma, scrivono i funzionari regionali in una nota risalente a non molto tempo fa, queste osservazioni non sono mai state prodotte e ora il rischio è che il finanziamento venga revocato.
Stessa cosa può dirsi dei 3 milioni di euro previsti da un accordo sottoscritto dalla Regione Abruzzo e dal ministero dei Trasporti chiamato “Contratto di quartiere”. Originariamente destinati all’università e all’Erp (edilizia residenziale pubblica), quei soldi, su richiesta dell’amministrazione Cialente, erano stati riassegnati, come co-finanziamenrto pubblico, alla proposta di project financing concernente la realizzazione di una serie di parcheggi interrati nella zona della Fontana Luminosa (importo totale: 13 milioni di euro). Il ministero dei Trasporti, un anno fa, aveva accolto la richiesta del comune precisando, però, che avrebbe avuto bisogno di ricevere altra documentazione tecnico-amministrativa “propedeutica alla stipula dei previsti atti contrattuali”. Richiesta, però, rimasta a tutt’oggi inevasa.
Ci sono, infine, i 226 mila euro avanzati dal primo lotto di lavori per la valorizzazione delle mura urbiche (quelle che in gergo si chiamano “economie”) a cui andrebbe trovata una destinazione. In caso contrario la Regione ha già scritto al Comune che non potrà procedere al saldo finale del finanziamento (1 milione e 185 mila euro).