"Non è necessario andare ad evocare drammatiche inondazioni, improvvisi crolli di dighe o improbabili riattivazioni di faglie silenti da millenni per renderci conto di quali rischi corrono le popolazioni di un’area geologicamente così giovane e vivace come l’Appennino. Per quanto reali, questi eventi sono molto meno probabili di quanto già avvenuto nella storia recente del nostro paese".
A dirlo è Antonio Moretti, professore di geologia e sismologia all'Università de L'Aquila, esperto di terremoti, che sottolinea come "negli ultimi 600 anni, da quando possiamo essere certi di avere le corrette e sufficienti informazioni storiche, sono avvenuti nel solo Appennino meridionale 25 terremoti distruttivi, con magnitudo superiore a 6 e danno, nell’area epicentrale, superiore al IX grado MCS (crolli di edifici e distruzione parziale) o maggiore. In Calabria, dal 1600 ad oggi, si contano 21 eventi disastrosi".
In un video pubblicato su Facebook col collega Gianfranco Cocciolone [qui], Moretti ha presentato il modello geodinamico mediterraneo, frutto della ricerca del professor Carlo Doglioni, uno dei più grandi geologi italiani, che permette di comprendere la sismicità e l’evoluzione geologica delle nostre regioni. Ebbene, non è soltanto la frequenza dei terremoto passati a metterci in allarme, quanto lo scenario prevedibile del danno possibile. "Limitiamoci ad osservare tre dei maggiori terremoti storici avvenuti negli ultimi secoli (nella figura, sono messi in relazione con il terremoto del 2009) che rappresentano solo una piccola parte della lunga vita geologica delle nostre montagne", spiega a news-town il prof. Moretti; "le aree cerchiate in rosso evidenziano l’estensione del territorio colpito da scuotimento severo, tale da causare danni significativi alle abitazioni. Non c’è bisogno dei dati ISTAT per stimare che le persone coinvolte sarebbero molte di più di quanto avvenuto nei recenti terremoti del centro Italia. Centinaia di migliaia, forse milioni di persone cui portare assistenza, cibo, ricovero, medicinali, speranza per il futuro, il tutto attraverso un immenso territorio devastato da frane, crolli, interruzione dei servizi pubblici, delle reti di comunicazione".
D'altra parte, "solo poche generazioni fa la popolazione era molto meno numerosa di oggi, e la vita così effimera a causa di guerre, carestie e malattie che l’umanità era costretta ad accettare il fluire degli eventi come qualcosa d'inevitabile, spesso addirittura espressione della severità divina per i peccati degli uomini. Oggi invece abbiamo la presunzione di essere la civiltà dominante del Pianeta, ed attribuiamo alla vita umana ed alle nostre comodità un valore infinitamente più alto che nel passato. Tuttavia più alziamo il nostro livello di vita, più restiamo dipendenti da mille tecnologie sempre più sofisticate e sempre più fragili".
Ai giorni nostri, però, la scienza e la tecnica hanno fatto progressi enormi, ci hanno fornito gli strumenti per potere affrontare molte calamità naturali, riducendo il rischio per la vita umana. "Possiamo costruire le nostre case in modo tale da affrontare il terremoto in relativa sicurezza, renderle indipendenti dal punto di vista energetico per sostenere periodi di crisi anche lunghi, studiare la dinamica dei corsi d’acqua per evitare di essere travolti dai fiumi e dalle valanghe e molte altre cose ancora", le parole di Moretti. "Gran parte di queste cose dovrebbero essere affrontate dallo Stato, cui deleghiamo tanta parte della nostra libertà e del frutto del nostro lavoro. Purtroppo così non è, e sembra che le cose vadano sempre peggio, tanto nella gestione del territorio quanto delle emergenze. Cosa sarebbe successo se il nostro governo avesse dovuto affrontare un’emergenza anche solo paragonabile ai grandi terremoti appenninici del passato? Troverà nel cappello le centinaia di migliaia di tende e baracche necessarie? Chiamerà milioni di boyscout a montarle, visto il depotenziamento della protezione civile? Manderà medicinali e cibo con il drone ordinandole su Amazon?".
Al di la della polemica, è un dato di fatto che sono avvenuti, ed avverranno ancora, terremoti o altri eventi naturali estesi su aree così vaste che nessuno stato nazionale potrà garantire assistenza a tutta la popolazione. "Possiamo solo prepararci nel nostro piccolo, nel nostro Comune, nella nostra frazione, nelle associazioni di mutuo soccorso (oggi si chiamano volontariato) e, soprattutto, nelle nostre case", ribadisce Moretti. "È nostro dovere preparare un ambiente protetto dove vivere e dove custodire, assieme ai ricordi ed agli affetti, anche la sicurezza delle nostre vite".