Il prossimo 4 aprile si terrà, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, la prima delle due riunioni previste dall'art. 14-quater della legge n. 241 del 1990 (nella sua vecchia formulazione), concernente il metanodotto Sulmona-Foligno.
A pochi giorni dall'adozione del decreto che autorizza la centrale di compressione gas a Sulmona, il Governo Gentiloni intende proseguire nell'iter politico e amministrativo finalizzato alla conclusione del procedimento per la realizzazione del serpentone d'acciaio; l'iniziativa del Governo segue quella del 26 ottobre 2017, quando, convocata presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la prima riunione venne dapprima rinviata per impegni istituzionali del Presidente della Regione Abruzzo Luciano D'Alfonso, poi riconvocata per il 14 dicembre 2017 e successivamente rinviata a data da destinarsi.
La riunione del 4 aprile, pertanto, sarebbe indetta al fine di instaurare un confronto tra il Governo, la Regione Abruzzo e la Regione Umbria, in modo da individuare una soluzione politica condivisa e superare, con ciò, il diniego all'intesa regionale decisa dalla Regione Abruzzo con la DGR n. 132 del 20/02/2015. La norma prevede che se con questa trattativa non si arriva ad un accordo la questione viene demandata al Consiglio dei Ministri allargato alle regioni coinvolte.
Quello che si osserva, tuttavia, "è che non spetta al Governo Gentiloni promuovere una iniziativa di questo tipo, giacché, a seguito delle dimissioni rassegnate il 24 marzo scorso, l'esecutivo risulta attualmente in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, e cioè, come più volte sottolineato dalla Corte costituzionale, per l'adozione di atti che siano 'indifferibili e urgenti' e, quindi, estranei all'esercizio dell'indirizzo politico", l'affondo del Coordinamento No Hub del gas Abruzzo. "Ciò, appunto, sul presupposto che ogni atto governativo, che si risolva in una decisione politica, necessiti sempre della fiducia (iniziale) delle Camere. Il raggiungimento di un accordo con le Regioni sul metanodotto e su altre opere 'strategiche' è atto politico e non già 'tecnico': l'intesa, infatti, è qualificata dalla Corte costituzionale come 'in senso forte' e dovuta per consentire di recuperare a monte ciò che si perde a valle, ossia per porre rimedio, attraverso la partecipazione dell'organo politico regionale, all'erosione delle competenze costituzionalmente sancite in favore delle Regioni".
Tra l'altro il Governo si ritrova con un'unica mozione finora approvata dal Parlamento sull'opera che va proprio nella direzione delle affermazioni della Regione Abruzzo e, cioè, che "il tracciato è profondamente sbagliato. Quindi non si capisce come un Governo dimissionario, le cui politiche sono state bocciate duramente dagli italiani il 4 marzo, ora pensi di procedere lo stesso. Per questa ragione chiediamo che la Regione Abruzzo invii una diffida alla Presidenza del Consiglio dei Ministri affinchè l'eventuale onere di tenere questa riunione sia demandato al prossimo Governo che ottenga la fiducia del Parlamento".
In questo senso si sta muovendo il sottosegretario con delega all'ambiente Mario Mazzocca. "Ce lo aspettavamo, ma siamo rimasti comunque stupiti da una convocazione di una riunione istruttoria, da parte di un governo dimissionario, in carica solo per il disbrigo degli affari correnti, che dovrebbe trattare dal punto di vista politico con le Regioni, i Comuni e gli enti locali per superare le ragioni del diniego all'intesa", le parole di Mazzocca. "É una questione di legittimazione ad operare: noi riteniamo che il Governo non possa e non debba procedere ad operare conseguenzialmente rispetto a quanto già decretato in relazione alla centrale Snam. Non si tratta, infatti, di un mero atto gestionale o di un provvedimento che l'amministrazione procedente - in questo caso il Governo - deve assumere per concludere una procedura. Si tratta di ben altro: è, soprattutto, un provvedimento che va ben oltre le attuali condizioni di operatività di un Governo, ripeto, in carica per il disbrigo degli affari correnti".
Si tratta di un provvedimento che tende ad inserire gli ultimi tasselli di un puzzle per addivenire, nel più breve tempo possibile, al definitivo via libera per la costruzione dell'opera. "Per queste ragioni - ha annunciato Mazzocca - procederò con l'invio di una formale diffida al Governo a non procedere in tal direzione per queste motivazioni e per alcuni altri aspetti".
In particolare, "è in corso una verifica puntuale su ogni atto del procedimento a partire dal 2011 in poi - spiega il Sottosegretario - perché riteniamo possano esserci dei vizi che sicuramente potranno darci indicazioni cogenti per quanto attiene la correttezza tecnico-amministrativa seguita nella formazione del procedimento e quindi incidere in maniera, noi riteniamo, utile al ricorso che stiamo predisponendo e presenteremo a fine aprile, poco prima della scadenza fissata per il 6 maggio 2018. Parteciperemo alla riunione istruttoria, così come l'ha chiamata la Presidenza del Consiglio dei Ministri - conclude Mazzocca - ma è chiaro che già in quella sede porremo formalmente la mozione di mancanza di legittimazione. Manifesteremo, comunque, la nostra ormai storica volontà di collaborare con i vari pezzi dello Stato per sanare delle posizioni che divergono e faremo altresì presente come, sul tema degli usi civici, non siano stati fatti passi avanti. Anzi, in buona parte del V tratto del metanodotto Rete Adriatica, del segmento Sulmona-Foligno, permane per noi una grande criticità che non è stata assolutamente risolta. Continueremo a chiedere, infine, che sull'intero sistema venga fatto un momento di riflessione serio, concreto e soprattutto corretto dal punto di vista sia tecnico che amministrativo".