Nove anni dopo il terremoto, la ricostruzione delle case popolari classificate E è ancora all’anno zero.
Degli 80 milioni di euro stanziati dalle varie delibere Cipe, non è stato speso nemmeno un centesimo. C'è la competenza ma non la cassa.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: centinaia di alloggi Ater e Erp (quelli di proprietà del comune dell’Aquila) sono ancora come erano la mattina del 6 aprile 2009. Anzi peggio, perché nel frattempo sono stati anche depredati dai ladri, che hanno portato via di tutto, dai mobili ai termosifoni.
Una situazione di cui NewsTown vi ha parlato più volte [QUI uno dei nostri approfondimenti]..
Stanco dei continui rinvii e delle promesse non mantenute, un gruppo di residenti ha deciso di passare direttamente alle vie legali.
Sette famiglie proprietarie di appartamenti riscattati ma situati in condomini in cui l’Ater continua a detenere ancora la proprietà della maggioranza delle abitazioni hanno deciso di fare causa all’azienda chiedendo un risarcimento economico e morale per la mancata ricostruzione delle proprie case.
A spiegare da un punto di vista tecnico il ricorso è l’avvocato Fausto Corti: “Nel 2010 questi residenti proprietari avevano dato mandato all’Ater, attraverso una delega, di curare la ricostruzione dei loro appartamenti, così come era previsto dalle Opcm. Poi però si sono ritrovati invischiati nella lentezza e nella negligenza dell’azienda per cui, pur essendo titolari della prooprietà delle abitazioni, sono stati penalizzati rispetto agli altri proprietari delle case E e a nove anni dal terremoto sono ancora senza casa”.
Come detto, finora le famiglie che hanno firmato il ricorso sono sette. Ma è certo che nei prossimi giorni il numero crescerà perché gli appartamenti Ater riscattati, su un totale di oltre mille alloggi popolari appartenenti all’ente regionale, sono circa 300.
Per quanto riguarda il risarcimento, spiega Corti, “abbiamo chiesto che vengano riconosciuti sia i danni patrimoniali, perché queste persone non hanno potuto utilizzare i loro appartamenti, sia i danni esistenziali, visto che, a nove anni dal terremoto, sono ancora costrette a vivere in situazioni di emergenza. Il danno calcolato è, complessivamente, di circa 100mila euro a famiglia, per sei anni. Ne abbiamo tolti tre perché sarebbero quelli fisiologici alla ricostruzione”.
Ma ad aver subito un danno, denuncia Luca Giuliani, del comitato Coordinamento Erp, non ci sono solo i proprietari di alloggi riscattati. Anche gli affittuari sono rimasti beffati, perché da quando vivono nel Progetto Case, stanno pagando, al comune dell’Aquila, canoni di locazione molto più alti di quelli che pagavano prima del terremoto all’Ater.
“Queste persone” denuncia Giuliani “sono state completamente dimenticate da Gizzi e Aloisi (Venanzio Gizzi e Francesca Aloisi, rispettivamente direttore generale e amministratore unico dell’Ater L’Aquila, ndr). Lolli e Pietrucci avevano promesso che la Regione avrebbe creato per loro un fondo ad hoc ma ad oggi non si è visto niente. Così come non si sono visti i 35 milioni annunciati sempre da Lolli e Pietrucci per avviare i primi cantieri, sugli 80 complessivi previsti per il triennio 2017-2020. La stazione appaltante dei lavori è la stessa Ater ma a occuparsi dei progetti, trattandosi di un patrimonio immobiliare pubblico, è il Provveditorato alle opere pubbliche”.
Oltre ai ritardi, denunciano i residenti, pesano soprattutto i silenzi e le mancate risposte da parte dei vertici Ater. Tanto che sono in molti a chiedersi se ci sia la reale volontà – da parte dell’azienda ma anche degli altri attori impegnati nella ricostruzione – di recuperare questi appartamenti.
C’è chi è pronto a scommettere che, almeno per alcuni complessi residenziali situati in determinate zone della città, siano già pronti piani per speculazioni immobiliari.
L’operazione sarebbe la seguente: abbattere la maggioranza degli alloggi Ater, puntando a trasferire i vecchi inquilini negli appartamenti del Progetto Case o nelle case di cui il comune dell’Aquila è divenuto proprietario tramite l’acquisto dell’abitazione equivalente, e costruire su quei terreni nuovi appartamenti da vendere poi sul mercato immobiliare.