"Sono soggetti che si sono radicalizzati, non avevano collegamenti diretti con l'Isis ma facevano intendere una deriva jihadista radicale, anche per i loro atteggiamenti di profondo fanatismo in seno alle comunità islamiche che, a loro avviso, non erano abbastanza ortodosse e radicali nell'organizzazione".
Così all'Ansa il dirigente della Digos della questura dell'Aquila, il vice questore Antonio Bocelli, a commentare il provvedimento di espulsione emesso dal Prefetto dell'Aquila nei confronti di due cittadini di nazionalità marocchina residenti a L'Aquila, nella frazione di San Gregorio, padre e figlio di 51 e 27 anni, il primo allontanato il 2 maggio, l'altro l'11 aprile scorso, con accompagnamento coattivo alla frontiera aerea di Fiumicino per motivi di sicurezza dello Stato, come previsto dall'art. 13 del decreto legislativo 268/98.
"Non ci sono state denunce perché di questi personaggi si ha timore anche da parte delle stesse comunità islamiche - ha spiegato Bocelli - Da parte nostra, c'è una continua attività con rapporti con il mondo della scuola, delle imprese e anche in seno allo stesso Islam moderato, con i quali i due avevano rapporti molto tesi tanto da arrivare anche ad aggressioni. Le comunità islamiche sono le prime sentinelle. Dai contatti e dall'ascolto si possono cogliere aspetti che possono essere sviluppati e possono portare a dei risultati, come quello che si è concluso con l'espulsione di due personaggi molto particolari che non avevano lavoro e che erano stati allontanati anche dalle loro comunità".
Bocelli chiarisce come non si possa parlare di allarme: "Non c'è allarme in provincia dell'Aquila, ma certamente si deve continuare a monitorare costantemente per prevenire fenomeni pericolosi".
Dopo le indagini, l'operazione è scattata il 3 febbraio scorso con una perquisizione nella abitazione di San Gregorio. "Abbiamo sequestrato una serie di apparecchiature elettroniche dalle quali sono emersi elementi interessanti. In un video che abbiamo trovato c'era la firma 'I soldati di Allah' contenuto nelle riviste marcatamente radicali". Padre e figlio avevano piccoli precedenti penali per diffamazione, furto, possesso di sostanze stupefacenti, falsificazione di documenti fiscali. L'attività investigativa ha consentito di evidenziare "una copiosa quantità di indicatori di radicalizzazione religiosa in atto, tendenti verso derive di natura jihadista", sebbene - come detto - "non sia emerso alcun elemento rilevatore di una adesione a sodalizi terroristici di alcun genere".
Entrambi erano stati allontanati dai Centri Culturali islamici di Avezzano e L’Aquila proprio per la loro condotta estremamente radicale.