Appuntamento fissato per lunedì mattina, alle 10, innanzi le porte del Ministero dello Sviluppo economico.
La manifestazione è stata convocata da Fiom, Fim e Uilm a seguito della decisione di bocciare la richiesta di cassa integrazione per i 400 lavoratori della Honeywell, la società di turbo compressori che ha delocalizzato lo stabilimento di Atessa in Slovacchia. "Un fatto gravissimo – il commento del segretario provinciale Fiom di Chieti, Davide Labbrozzi - che espone i lavoratori al rischio di licenziamento immediato dal primo giugno".
In effetti, l’ammortizzatore sociale rappresentava, oltre che una speranza di salario fino a febbraio 2019, anche una ‘garanzia’ per la reindustrializzazione del sito: l’accordo siglato lo scorso 16 febbraio al Mise, infatti, prevedeva che l’azienda evitasse i licenziamenti prospettati il 2 aprile scorso, predisponendo il mantenimento di un'attività e l'utilizzo della cassa integrazione straordinaria. Tra l’altro, sarebbe stato concesso a titolo gratuito il capannone di Atessa a chi si fosse mostrato interessato ad investire in Val di Sangro.
"Siamo rammaricati e anche arrabbiati – ha aggiunto Labbrozzi – ci siamo fidati del ministero che si era impegnato a garantirci la cassa integrazione, costruita su un equilibrio precario è vero, ma l’impegno in un paese normale dovrebbe essere rispettato".
La bocciatura del programma di cassa integrazione è stata giustificata con l’assunto che fosse finalizzata, sostanzialmente, alla cessazione dell’attività di produzione di turbocompressori, che rappresenta l'attività principale dell'unità di Atessa; d’altra parte, la maggior parte dei lavoratori interessati alle sospensioni (a zero ore e senza rotazione) e costituenti esuberi strutturali, sono proprio quelli addetti all'attività destinata a cessare. A decorrere dal primo gennaio 2016, è stato spiegato, “il trattamento straordinario di integrazione salariale per crisi aziendale non può essere più richiesto nei casi di cessazione dell'attività produttiva dell'azienda o di un ramo di essa”.