E' una delle chiese più care agli aquilani. Il crollo quasi integrale della cupola, documentato praticamente in tempo reale dalle tv di tutto il mondo, fu una delle immagini simbolo del terremoto del 6 aprile 2009.
Sarà presto riaperta al pubblico la chiesa di Santa Maria del Suffragio, detta anche delle Anime Sante, restaurata grazie a un generoso contributo del governo francese, che ha finanziato al 50% l'intervento di recupero: 3 milioni e 250mila euro su un importo totale di 6 milioni e 500mila euro.
I lavori sono quasi terminati, manca da completare ancora il ripristino degli arredi interni - compresi affreschi e dipinti - e degli elementi dell'apparato decorativo della cupola. Don Daniele Pinton, rettore della chiesa, è ottimista: "Il cantiere chiuderà a fine agosto, contiamo di inaugurare la chiesa a ottobre".
Oggi, intanto, l'ambasciatore francese in Italia, Christian Masset, ha visitato, insieme a una delegazione, il cantiere, esempio di una riuscita collaborazione tra i due governi.
"Sono onorato e anche molto emozionato di trovarmi qui" ha detto in un perfetto italiano Masset "Venni all'Aquila nel 2009 poche settimane dopo il terremoto, in occasione del G8. Da allora non ero più tornato. Vedere oggi tutte queste gru e questi palazzi restaurati, è molto bello. Si sente la rinascita della città, l'impegno che stanno mettendo tutti i cittadini, ai quali voglio rendere omaggio. Così come voglio rendere omaggio ai tecnici e alla Soprintendenza che hanno curato il progetto di restauro delle Anime Sante. Dalla Francia c'è stato un impegno forte fin dall'inizio, è un orgaoglio per il mio Paese aver contirbuito a un pezzo della rinascita dell'Aquila, che rimane un gioiello del patrimonio artistico dell'Italia e dell'Europa. Questo cantiere è stata una bellissima storia di condivisione e cooperazione, abbiamo lavorato con vero spirito di squadra. E' stata anche una scuola: tanti studenti francesi sono venuti qui per imparare. Questa cupola è un messaggio forte di cooperazione e condivisione, un messaggio molto importante oggi. Con la cooperazione siamo più forti e andiamo più lontano".
Quella tra Italia e Francia, ha sottolineato Alessandra Vittorini, responsabile della Soprintendenza unica del Cratere, è stata una collaborazione a 360 gradi: "C'è stata una condivisione a tutto campo, non solo della parte economica ma anche di quella tecnico-scientifica, con il confronto tra due scuole di restauro, la nostra e quella francese. Sono stati attivati, dai rispettivi Istituti nazionali del restauro, anche dei percorsi di formazione, con l'esposizione al pubblico dei risultati delle attività di restauro. Si è andati ben oltre i rapporti istituzionali, c'è stata davvero una condivisione del lavoro passo dopo passo, pietra su pietra".
"Nel 2009 non ero qui ma a Latina" ha commentato l'arcivescovo dell'Aquila, il cardinale Giuseppe Petrocchi "Se penso al terremoto dell'Aquila mi vengono in mente due immagini: la prima è quella di una donna ripresa subito dopo la scossa, ancora sporca della polvere delle macerie, spaventata ma piena di dignità. La seconda immagine è proprio quella della cupola delle Anime Sante. Il traguardo che abbiamo raggiunto oggi è il risultato di un impegno che rimarrà negli annali della storia dell'Aquila. Nella riapertura degli edifici e dei monumenti restaurati mi sembra di cogliere le tappe di una progressiva rivincita nei confronti del terremoto, di una riconquista. La riapertura di questa chiesa è risultato di uno sforzo comune, plurale, di più voci che sono riuscite a integrarsi tra loro. Italia e Francia sono due nazioni amiche, la cui cultura ha radici comuni. Spero che questa rappresenti solo la prima di una serie di collaborazioni future ".
"Ogni giorno" ha affermato il sindaco Pierluigi Biondi "scontiamo delle difficoltà nel vivere in questa città. Difficoltà che, però, vengono ricompensate dalla consapevolezza di essere testimoni e protagonisti di una delle più straordinarie opere di rinascita che un territorio abbia mai avuto. Sono convinto che quando un giorno verrà raccontata la storia dell'Aquila dal 2009 in poi, potremo dire che il nostro è stato il più staordinario laboratorio di rigenerazione in tempo di pace. E di questo dobbiamo essere grati non solo al forte carattere degli aquilani ma anche alla grandissima solidarietà internazionale che abbiamo ricevuto, di cui il governo francese è uno degli esempi maggiori".
La riapertura
Come detto, per la fine dei lavori ci vorrà ancora qualche mese. La parte strutturale è ultimata, "mancano da completare l'arredo e l'apparato decorativo della cupola" spiega l'architetto del Seretariato regionale Franco De Vitis "Stiamo finendo di ricollocare tutti gli elementi al loro posto, sia quelli che si sono salvati dal sisma e che abbiamo restaurato, sia quelli, ed erano la maggioranza, che erano andati perduti con il sisma e che abbiamo ricostruito con tecniche assimilabili a quelle tradizionali. Abbiamo proceduto in modo da avere un domani la percezione visiva della cupola nella sua originaria bellezza ma abbiamo avuto l'attenzione di lasciare un segno, una cicatrice di quello che il terremoto ha prodotto. Abbiamo arretrato la nuova cupola di qualche centimetro rispetto a quella originale in modo da far vedere la differenza tra il ricostruito e quello che si è conservato.
La chiesa
Santa Maria del Suffragio fu edificata - in luogo di un edificio più piccolo collocato sul fianco orientale del San Biagio d’Amiternum - dalla Confraternita del Suffragio agli inizi del 1700 (1708). La facciata, progettata dall'architetto Gianfrancesco Leomporri, è opera di Antonio Bucci, marmoraro di Pescocostanzo. Completata nel 1775, la chiesa fu arricchita nell’Ottocento con la realizzazione della cupola ideata dall'architetto romano Giuseppe Valadier. Il terremoto aveva provocato il collasso della cupola e di larga parte del reggente tamburo. Danni diffusi si erano registrati all'intero corpo di fabbrica, sia nell'apparecchiatura strutturale che decorativa, con particolare concentrazione nell'invaso absidale e nel presbiterio. Il restauro è costato 6,5 milioni di euro. I lavori sono stati realizzati dall'Ati composta da Italiana Costruzioni (capofila) e dalla ditta Fratelli Navarra.