Partiamo da un paradosso: oggi, a 9 anni e 5 mesi dal terremoto, la situazione delle scuole cittadine è peggiore che a settembre 2009.
Vale per gli istituti di competenza comunale, vale per gli istituti di competenza provinciale. D’altra parte, è stato compiuto un errore originario che stiamo pagando, e pagheremo nei prossimi anni: facile dirlo col senno di poi, all’epoca, però, non ci si doveva accontentare di lavori di ristrutturazione sugli edifici che non erano stati danneggiati gravemente dal sisma, piuttosto le scuole andavano abbattute e ricostruite, tutte. Si è deciso altrimenti. Ed oggi, la vicenda sta assumendo contorni drammatici.
Stamane, i consiglieri comunali d’opposizione Giustino Masciocco (Articolo 1) e Angelo Mancini (L’Aquila sicurezza e lavoro) hanno tenuto una conferenza per fare il punto sullo stato dell’arte; giusto un anno fa, il 1° settembre 2017, avevano denunciato i ritardi dell’amministrazione Biondi che, in campagna elettorale e persino sul programma di mandato, aveva messo nero su bianco la volontà di istruire “un piano straordinario” per garantire “la sicurezza di edifici e individui, valutando situazioni architettoniche idonee con la ricognizione di spazi pubblici disponibili dove collocare i ragazzi delle scuole comunali che non avessero avuto certezza degli indici di vulnerabilità”.
Ebbene, a settembre 2017 – a due mesi dall’insediamento – studentesse e studenti delle scuole materne, primarie (le elementari) e secondarie di primo grado (le scuole medie), erano tornati negli stessi edifici dell’anno scolastico precedente e così a settembre 2018, ad un anno e due mesi dall’insediamento.
Evidentemente, le responsabilità sono diffuse: poco o nulla ha fatto l’amministrazione Cialente, poco o nulla ha fatto l’amministrazione Biondi; tuttavia, va sottolineato come il centrodestra, sulla vicenda scuole, abbia ‘poggiato’ la campagna elettorale promettendo soluzioni che, in realtà, erano semplicemente impraticabili. E da allora, non è stata in grado di definire un progetto serio e credibile per dare risposta ai legittimi timori di genitori, insegnanti e studenti.
Siamo all’anno zero.
Stando alle scuole di competenza comunale, ad oggi risulta misurato l’indice di vulnerabilità di 12 edifici che ospitano 543 studenti; nessuna struttura ha indice pari a 1, che esprime il massimo grado di sicurezza. Alcune, hanno indici più bassi del Liceo Cotugno in via Da Vinci che, in luglio, è stato interdetto dal Tar su ricorso dei genitori. Tre dei 12 edifici sono stati chiusi – la scuola dell’infanzia di Arischia, la scuola dell’infanzia di Cansatessa, la scuola primaria di Preturo – negli altri, a giorni inizieranno le lezioni: alla scuola dell’infanzia di San Benedetto di Bagno, che ha un indice di 0.22, e così alla scuola dell’infanzia di Pile Piccola (0.22) e alla scuola dell’infanzia di Pagliare di Sassa (0.33).
Addirittura, degli altri 11 edifici non conosciamo ancora l’indice di vulnerabilità: tra qualche giorno, torneranno ad ospitare 1.754 alunni; altro che “ricognizione di spazi pubblici disponibili dove collocare i ragazzi delle scuole comunali che non avessero certezza degli indici di vulnerabilità”.
Tra l’altro, è stata la Giunta Cialente ad affidare la verifica della sicurezza sismica su 10 dei 12 edifici già valutati, con determine a contrarre l’incarico datate 22 dicembre 2016 per i lotti 1 e 2 (primo lotto: scuola dell’infanzia di Pagliare di Sassa, scuola dell’infanzia di Pile Piccola, scuola primaria di Preturo, scuola dell’infanzia di San Benedetto di Bagno, scuola dell’infanzia di Cansatessa, scuola dell’infanzia di Arischia; secondo lotto: scuola dell’infanzia di Paganica, scuola dell’infanzia di Tempera, scuola dell’infanzia di San Sisto, scuola dell’infanzia ‘Collodi’) e con le relazioni finali che sono state depositate il 5 novembre 2017, per il primo lotto, e il 9 febbraio 2018 per il secondo. E la Giunta Biondi? Dal giorno dell’insediamento, ha disposto le verifiche sulle 11 scuole rimanenti, guarda caso dall’8 al 21 settembre 2017, pochi giorni dopo la richiamata conferenza stampa di Masciocco e Mancini: ad oggi, un anno dopo, abbiamo i risultati soltanto della scuola dell’infanzia di Preturo e della scuola dell’infanzia di Coppito.
“Che cosa succederebbe se dalle verifiche dovessero emergere altre situazioni critiche come ad Arischia e a Preturo? Dove verrebbero collocati gli studenti”, si è chiesto Giustino Masciocco; “che cosa ha intenzione di fare l’amministrazione per gli edifici che hanno riportato indici non soddisfacenti? Soltanto per il primo lotto di 6 scuole sottoposte a verifica – ha aggiunto il capogruppo di Articolo 1 – è stato stimato un investimento da 1 milione e mezzo di euro per l’adeguamento sismico. Che intenzioni ha l’amministrazione? E quanto ci vorrà per adeguare tutte le scuole? Ci chiediamo, inoltre: i Musp sono stati verificati a livello strutturale e di condizioni igienico sanitarie? Purtroppo, l’amministrazione comunale non ha alcun tipo di visione, non c’è alcuna programmazione”.
E in cassa, restano i circa 40 milioni di euro per la ricostruzione degli edifici gravemente danneggiati a seguito del terremoto, colpevolmente congelati dal 2013.
Una vergogna.
“Purtroppo, il futuro è ancora appeso a soluzioni estemporanee. Vale per le scuole di competenza comunale, e così per le superiori, che attengono alla programmazione della Provincia”, ha aggiunto Angelo Mancini. In effetti, la situazione è altrettanto preoccupante.
Del Liceo Cotugno abbiamo scritto diffusamente: anche quest’anno, gli studenti dei diversi indirizzi saranno ‘distribuiti’ su 5 diversi plessi – 7, se si contano anche la sede del Convitto e gli uffici che resteranno in via Da Vinci – e intanto, ha ribadito il consigliere d'opposizione, “non sono ancora stati avviati i lavori sulla sede storica e non è stata individuata l’area dove realizzare il nuovo plesso”.
Per non parlare di Ipsiasar ed ex Itas, sebbene sia stato avviato l’iter d’appalto per la demolizione e ricostruzione di entrambi gli edifici. “All’Ipsiasar, gli alunni fanno lezione in un Musp con ingresso su via Aldo Moro che, tuttavia, è interdetto per problemi strutturali; dunque, sono costretti a transitare dai parcheggi, essendo fuori uso anche l’ingresso su Pineta Signorini. Inoltre, accanto al modulo provvisorio insiste il vecchio edificio ancora da demolire. E mancava la palestra fino a qualche mese fa, inaugurata in pompa magna alla fine del novembre scorso; peccato che avessero dimenticati di dotare di riscaldamento anche gli spogliatoi. Per cui, gli alunni – in questi mesi – sono stati costretti a cambiarsi al freddo. All’ex Itas di viale Duca degli Abruzzi, invece, il consigliere delegato all’edilizia scolastica Vincenzo Calvisi ha proposto di trasferire, in futuro, l’Istituto Tecnico per Geometri, così da ridurre l’affollamento nel polo di Colle Sapone: peccato che il Geometri sia l’unico dotato di aule e laboratori adeguati alla formazione didattica. Purtroppo Calvisi e il presidente della Provincia Angelo Caruso non conoscono le metodologie della didattica e come si applicano: non si può ragionare in termini di numeri, di aule da sistemare in questo o in quell’edificio. ‘Spezzettare’ un indirizzo di studi, come sta accadendo per i corsi afferenti al Liceo Cotugno, non garantire spazi adeguati per laboratori e palestre significa penalizzare pesantemente la didattica”.
Un duro atto d’accusa, quello di Mancini, che ha aggiunto: “Nessuno ha obbligato Calvisi e Caruso ad assumere l’incarico in Provincia: o risolvono i problemi oppure è meglio che si facciano da parte; non si può continuare a prendere in giro la città”. E il discorso vale anche per Biondi e per l’assessore alle Opere pubbliche Guido Quintino Liris: “Il sindaco dell’Aquila non avrebbe dovuto prestare il fianco alla Provincia, piuttosto avrebbe dovuto mettere l’Ente con le spalle al muro. E per le scuole di competenza comunale, vale l’appello agli esponenti della Provincia: se non sono in grado di risolvere i problemi, si facciano da parte”.
Mancini, per anni dirigente scolastico del Liceo Cotugno, ha confessato di provare “tristezza infinita” nel vedere interdetto “un edificio – quello di via Da Vinci – ristrutturato nel 2009, con un intervento da 3.7 milioni di euro su travi, pilastri, pareti; fa male vedere i ragazzi sparsi su diverse sedi che, in alcuni casi, hanno indici di vulnerabilità più bassi del Cotugno. Per non parlare dei laboratori, frutto di donazioni pubbliche e private: non è chiaro che fine faranno”.
In conclusione di conferenza stampa, i consiglieri comunali sono tornati sulla situazione di Colle Sapone, chiedendo “un piano d’emergenza straordinario” considerata pure la “chiusura al traffico veicolare di via Acquasanta che rappresentava una via di fuga importante”.