Mercoledì, 26 Settembre 2018 11:52

Chiude PrimaDaNoi, una pagina nera per il giornalismo abruzzese

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Un giornale che 'chiude' è un segnale gravissimo dello stato di malessere di una comunità; se a 'chiudere' è un giornale come PrimaDaNoi.it, da tredici anni punto di riferimento del sistema informativo di una Regione, l'Abruzzo, il segnale è ancora più dirompente. O almeno, dovrebbe esserlo.

Sono anni ormai che riflettiamo, raccontiamo, analizziamo la crisi dei giornali, la perdita del loro ruolo, la fine di molte testate (non una fine indistinta: ma proprio la fine di 'quella' testata o di 'quell’altra', con un bagaglio di esperienze e di racconto che va in malora); intorno, c’è un panorama di macerie. Vale per la carta stampata, per le testate nazionali, vale anche e soprattutto per i giornali nativi digitali, come PrimaDaNoi.it: d'altra parte, un modello sostenibile non c'è, non è stato ancora trovato. Di testate native digitali che sopravvivono nel senso vero del termine, con giornalisti contrattualizzati e pagati il giusto, e che chiudono in utile (o almeno in pari) il bilancio di fine anno, se ne contano pochissime in Italia. 

Per non parlare delle testate indipendenti, che non hanno un editore. "Lo diciamo chiaramente e urlando perché rimanga agli atti: la fine di PrimaDaNoi.it è la prova inconfutabile che l’informazione libera, svincolata e indipendente davvero non può esistere, se non per poco", scrive il direttore Alessandro Biancardi annunciando la fine di una importantissima esperienza editoriale.

Ha ragione: non c'è modo di tenere in piedi un giornale che sia edito dai giornalisti che vi lavorano. Ne sappiamo qualcosa a NewsTown: ci abbiamo provato per quattro anni, non ce l'abbiamo fatta. Siamo convinti, però, che si possa fare giornalismo libero e indipendente da condizionamenti anche con un editore: nell'ultimo anno, dunque, stiamo percorrendo una strada nuova. Non sta a noi giudicare come sta andando, ma ai lettori e soltanto a loro.

Tuttavia, una cosa è certa: mecenati non ne esistono più, e dunque ci sono due modi di fare editoria: comprare un giornale per piegarlo ai propri scopi oppure provare a infondere capitali per strutturarlo e farlo camminare da solo, ed è il nostro caso. C'è chi ha creduto che NewsTown fosse un valore da tutelare per la città e ha deciso di "dare una mano": il problema è che un'impresa editoriale vera, di questi tempi - lo ribadiamo, con giornalisti pagati e contrattualmente tutelati - è difficilmente sostenibile con la sola pubblicità. Quasi impossibile. Soprattutto a livello locale, dove i giornali online svolgono un ruolo di fondamentale importanza. E dunque? Quanto può durare l'impegno di un editore che, pur animato dalle migliori intenzioni, non voglia investire a perdere?

Purtroppo, risposte non ce ne sono. Si naviga a vista. Nel disinteresse delle Istituzioni che dovrebbero tutelare le imprese editoriali, e invece gli fanno la guerra. Forse, davvero si dovrà arrivare a modelli sostenuti anche o completamente dai lettori, forse è necessario che l'opinione pubblica si interroghi, finalmente, sul senso del giornalismo, sulla sua rilevanza sociale, e decida di pagare per avere una informazione di qualità. Altrimenti, le piccole testate continueranno a chiudere e l'editoria si concentrerà nelle mani di pochi. Coi rischi che ne conseguono per la stessa democrazia. In questo scenario, i social network non hanno fatto altro che accelerare il declino del mondo dell'informazione, già minato da 'certa' politica che ha fatto dei giornalisti un facile bersaglio. Ma così ci spingeremmo troppo lontano.

Per il momento, non possiamo che augurarci che ci sia un sussulto della comunità abruzzese, che si possa trovare il modo di non disperdere l'esperienza di PrimadaNoi.it. Che i lettori - e non solo loro - si mobilitino, insomma. E con loro la classe politica regionale. Noi ci saremo. 

Di seguito, l'articolo di Alessandro Biancardi che abbracciamo con tanta, tanta stima per il lavoro fatto in questi anni.

PrimaDaNoi.it si spegne. E’ l’annuncio che non avremmo mai voluto dare e che da anni abbiamo cercato di allontanare il più possibile, fino a quando resistere non è stato più sufficiente. Così siamo costretti a fermarci: da oggi non troverete più notizie aggiornate qui.

Il 26 settembre 2005 nasceva il primo quotidiano on line per la regione Abruzzo in un momento in cui la tecnologia era ancora una speranza da queste parti, appena prima dei grandi scandali e in un momento di forti cambiamenti. Il 26 settembre 2018, 13 anni esatti dopo, dobbiamo fermarci perchè non possiamo più garantire la sostenibilità del quotidiano e lo facciamo prima di contrarre debiti che non potremo onorare. E’ la fine di un sogno che si è trasformato in un incubo, poichè spesso siamo diventati noi il nemico di troppi e il bersaglio da colpire.

PrimaDaNoi.it muore per asfissia lentissima: un quotidiano vive di pubblicità ma siamo stati bravini a raccogliere quella nazionale e pessimi a convincere gli imprenditori sotto casa. Chissà perchè... PrimaDaNoi.it muore per l’isolamento nel quale è stato relegato solo perchè siamo stati “cattivi” con i potenti e qualche difficoltà (piccolissima) in questi lunghi anni gliela abbiamo pure creata. PrimaDaNoi.it muore perché in questa terra, oggi, la verità, l’informazione, il giornalismo d’inchiesta non sono ritenuti ancora beni vitali dal cittadino comune. E quindi è la fine di un ciclo, di una stagione della nostra vita e di qualcosa di impalpabile che c’è e che assomiglia, chissà, forse, ad un punto di riferimento o ad una boccata d’aria. E’ molto probabile che tra un paio di mesi anche il sito, con i suoi 500mila articoli di cronaca e inchieste abruzzesi, svanirà nel cimitero digitale e non vi sarà più alcuna traccia di quello che è stato.

Per noi, però, non è una sconfitta: non siamo noi a perdere. Noi siamo quelli che per 13 anni esatti hanno resistito ad ogni sorta di tempesta, sgambetto o tranello, che hanno nuotato sempre controcorrente (purtroppo) e hanno combattuto soli contro tutti. E quello che non ti ammazza, ti spegne: anche se ci è riuscito solo ora. 

I patti, invece, sono la via unica anche per un giornale di sopravvivere ed è proprio per questo che non si può essere “indipendenti”, come noi, da tutti; a qualcuno devi pur appoggiarti e fare qualche favore se vuoi che poi ti difenda.

Come direttore mi ritengo l’unico responsabile per aver sempre tenuto una linea editoriale intransigente, improntata solo all’interesse pubblico senza mai farci intralciare da quelli privati (nemmeno i nostri). La mia è stata una leggerezza imperdonabile ma mai avrei potuto immaginare che il Paese fosse malato a tal punto da trasformare una così preziosa virtù in una sentenza di morte. Come giornale abbiamo sempre seguito i più alti principi morali (dunque nulla di più antiquato e retrogrado) e certe cose si pagano, qui ed ora, a caro prezzo.

Quando abbiamo iniziato immaginavamo che sarebbe stato difficilissimo ma non conoscevamo certi biechi meccanismi e certi ingranaggi che poi ci hanno stritolato. Mai avremmo potuto immaginare, per esempio, di inaugurare una nuova stagione di dittature e censure come quelle avviate dalle ignobili sentenze sul “diritto all’oblio” che, nel 2010, per primi al mondo, ci hanno colpito, e da allora e a causa di quelle decisioni, il declino è stato inesorabile e ancora più veloce. Condannati per aver violato una legge che non c’è in nome della privacy che serve per censurare, intimorire e restituire la verginità a qualche delinquente che non ha imparato la lezione. Siamo stati costretti dal “sistema” ad essere come un soldato in campo aperto senza difese, bersaglio facile da colpire e solo perchè la “Giustizia” l’abbiamo incrociata pochissime volte.

Noi abbiamo cercato di difendere il vostro diritto di conoscere negando la cancellazione di articoli veri e mai diffamatori e ci siamo trovati contro prepotenti e giudici.

Per dirne una, c’è un tizio che da sette anni mi minaccia di morte e profetizza di lasciarmi in mutande: per fortuna si è avverata solo la seconda. E’ stato un continuo e disgustoso tiro al piccione.

L’informazione seria e le inchieste giornalistiche hanno per noi un carattere sacrale ma costano tanti soldi, molta fatica e svariate conseguenze e noi, da soli, per questi anni ci siamo fatti carico di tutto questo ma ora non siamo più in grado di fronteggiare tutti i rovesci ed i guasti di un Paese degradato. Non è sbagliato dire, dunque, che le istituzioni sono state complici della nostra condanna a morte.

Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito con assiduità, letto con attenzione, che hanno potuto sapere e scoprire l’Abruzzo in questi 13 anni. Magari che hanno sperato con noi che le cose potessero migliorare. Da oggi tutti quelli che pensavano a noi per denunciare qualcosa che loro non avevano il coraggio di fare dovranno rivolgersi altrove. A quelli a cui siamo antipatici e che oggi non sono affranti come noi dico che prima o poi arriva per tutti il momento di avere bisogno di un quotidiano davvero onesto e libero per conoscere o raccontare. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta.

Non c’è altro da dire e non ne vale la pena.

Punto. E basta. Alessandro Biancardi

Sga e Odg Abruzzo: "PrimaDaNoi non può chiudere"

"Primadanoi non può e non deve chiudere, sarebbe una sconfitta per la democrazia e per l'intero sistema dell'informazione abruzzese. Non può chiudere perché non possono morire la libera informazione e il giornalismo d'inchiesta, punti di forza di uno dei primissimi siti di informazione on line, nato in Abruzzo 13 anni fa, e di altre realtà editoriali della regione. I giornalisti tutti sono vicini e solidali con i colleghi e con il direttore, Alessandro Biancardi".

Si legge in una nota firmata dal segretario Sga Ezio Cerasi e da Stefano Pallotta, presidente Odg Abruzzo.

"Non possiamo più essere spettatori silenti: una società che vuole essere autenticamente democratica ha bisogno di una stampa libera e indipendente e la chiusura dell'ennesima testata giornalistica, mina alle basi il diritto di ogni cittadino ad essere informato. E' tempo che le istituzioni facciano la loro parte: l'Abruzzo è forse l'unica regione italiana, a non avere una legge a sostegno dell'editoria locale. Legge promessa e rimasta bloccata per anni nei cassetti degli uffici e nelle commissioni".

Ma la chiusura di PrimaDaNoi ci racconta anche l'ennesima storia di attacchi alla professione giornalistica, che passa attraverso le citazioni e le querele temerarie, minacce e ritorsioni da parte di chi di libertà di stampa non vuole sentire parlare. Per questo il Sindacato e l'Ordine dei giornalisti d'Abruzzo, sostenuti dalla Fnsi, annunciano una mobilitazione che coinvolgerà anche quei rappresentanti delle istituzioni che ancora credono nella democrazia e nella libertà di stampa, altri sindacati e la società civile, "per rilanciare i temi della libera informazione e della sostenibilità economica delle testate giornalistiche. Sindacato e Ordine si impegnano e si impegneranno con maggiore forza per aprire, sul nostro territorio, una grande vertenza informazione, un confronto su tutti i problemi che non sono solo della categoria, ma dell'intera collettività regionale. I colleghi di PrimaDaNoi non sono soli".

La solidarietà del Cdr Rai

"Il Comitato di Redazione della TgR Abruzzo esprime solidarietà e preoccupazione per l'annunciata chiusura del quotidiano online PrimaDaNoi. Un Sito di informazione che negli anni si è distinto per le inchieste realizzate, la tempestività nel riportare notizie e l'autonomia da politica e poteri forti. Ci auguriamo possa esserci una soluzione diversa e positiva alla vicenda, onde evitare un ulteriore impoverimento del patrimonio informativo regionale".

La solidarietà del Cdr del quotidiano Il Centro

"Il Comitato di Redazione del quotidiano il Centro esprime solidarietà e preoccupazione per l'annunciata chiusura del quotidiano online PrimaDaNoi. Negli anni il sito ha contribuito con notizie e servizi alla pluralità dell'informazione che rappresenta una delle basi essenziali della democrazia. Va assolutamente trovata una soluzione affinché continui a svolgere il suo lavoro in maniera libera e indipendente. L'auspicio è che ci possa essere una strada che permetta a PrimaDaNoi di proseguire la sua attività, onde evitare un impoverimento del patrimonio informativo regionale".

Ultima modifica il Mercoledì, 26 Settembre 2018 17:14

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