Venerdì, 28 Settembre 2018 18:53

Sversamenti nelle acque del Gran Sasso: indagati vertici Infn e Strada dei Parchi

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Ad un anno dall'avvio dell'inchiesta su diversi casi di sversamento di sostanze inquinanti nelle acque sotterranee del massiccio del Gran Sasso, la Procura di Teramo ha chiuso le indagini iscrivendo nel registro degli indagati 10 persone con l'accusa di inquinamento ambientale; si tratta di Fernando Ferroni, presidente dell'Infn, del direttore dei Laboratori nazionale del Gran Sasso Stefano Ragazzi, del responsabile del servizio ambiente dei Laboratori Raffaele Adinolfi Falcone e del responsabile della divisione tecnica Dino Franciotti, del presidente di Strada dei Parchi Lelio Scopa, dell'amministratore delegato della concessionaria Cesare Ramadori, del direttore generale Igino Lai, del presidente della Ruzzo Reti Antonio Forlini, del responsabile dell'Unità operativa di esercizio della società Ezio Napolitani e del responsabile del servizio acquedotto Maurizio Faragalli.

"Ciascuno tenendo nei rispettivi ambiti di competenza le condotte colpose di seguito specificate - si legge nel capo d'imputazione - abusivamente cagionavano o non impedivano, ed in ogni caso contribuivano a cagionare o a non impedire, un permanente pericolo di inquinamento ambientale e, segnatamente, il pericolo di compromissione o deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee del massiccio del Gran Sasso".

In particolare, la Procura contesta ai vertici dell'Infn di aver mantenuto in esercizio i Laboratori senza aver verificato se vi fosse "un adeguato isolamento idraulico delle opere di captazione e convogliamento delle acque destinate ad uso idropotabile ricadenti nella struttura rispetto alle limitrofe potenziali fonti di contaminazione" e quindi senza attuare le misure "atte a scongiurare il rischio di contaminazione delle acque sotterranee", così come di aver omesso di adottare "le misure necessarie per l'allontanamento della zona di rispetto delle sostanze pericolose detenute ed utilizzate nelle attività dei laboratori".

I vertici di Strada dei Parchi invece, stando all'accusa, avrebbero mantenuto in esercizio le gallerie autostradali "senza verificare l'esistenza di un adeguato isolamento delle superfici dei tunnel autostradali e delle condutture di scarico a servizio delle gallerie rispetto alla circostante falda acquifera". Di conseguenza, la società avrebbe omesso di attuare le misure, quali il completamento delle opere di impermeabilizzazione delle platee autostradali, necessarie a scongiurare il rischio di contaminazione della falda acquifera e quindi delle acque sotterranee.

Ai vertici del Ruzzo, infine, viene contestato di non aver verificato se "vi fosse un adeguato isolamento delle opere di captazione e convogliamento delle acque sotterranee destinate ad uso idropotabile" ricadenti nelle strutture dei Laboratori e nei tunnel autostradali, "rispetto alle potenziali fonti di contaminazione" e di conseguenza di non aver attuato le relative misure atte a scongiurare il rischio di immissione in rete di acque contaminate. Alla società del servizio idrico viene anche contestato di non aver assicurato "il mantenimento di adeguate condizioni igieniche e di efficienza delle strutture acquedottistiche", di non aver vigilato "sulla funzionalità dei sistemi di rilevazione precoce di eventuali contaminazioni".

Non solo.

A Ragazzi e Adinolfi Falcone dei Laboratori viene contestato lo sversamento di cloroformio, così come confermato dalle analisi dell'Arta su alcuni campioni di acqua prelevati tra il 2016 e il 2017; a Scopa, Ramadori e Lai di Strada dei Parchi, invece, lo sversamento di Toluene, così come confermato sempre dagli accertamenti dell'Arta eseguiti su alcuni campioni prelevati il 4 e il 5 maggio del 2017.

Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso: "Confermati i nostri esposti"

"Fermo restando che crediamo nella presunzione d'innocenza e che questi sono avvisi di garanzia, riteniamo che sia una prima conferma delle gravissime criticità presenti nei Laboratori del Gran Sasso e nell'Autostrada A24", il commento di Augusto De Sanctis. "In questi mesi, non solo abbiamo depositato ben 5 dettagliatissimi esposti, fondati su leggi e migliaia di documenti raccolti con gli accessi agli atti, ma abbiamo dato il nostro contributo fattivo alle indagini per quanto a noi possibile. Riteniamo che il lavoro della Procura, dei NOE e dei CTU possa finalmente aprire uno squarcio su una condizione estremamente grave che riguarda 700.000 persone, una grande infrastruttura come l'A24 e uno dei laboratori di fisica più grandi e importanti al mondo".

Forse in questi due anni, dall'incidente con il diclorometano di agosto 2016, "i ricercatori avrebbero potuto tenere un atteggiamento meno arrogante nei confronti dei cittadini - l'affondo di De Sanctis - soprattutto visto ciò che è emerso con gli accessi agli atti, a partire dallo stoccaggio irregolare di ben 2.292 tonnellate di sostanze chimiche pericolose (1.292 tonnellate di trimetilbenzene in Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia in LVD), posizionate praticamente nel punto di captazione delle acque potabili bevute da centinaia di migliaia di persone, fino alla quasi completa inadempienza rispetto alle norme della Direttiva SEVESO, essendo i laboratori un Impianto a Rischio di Incidente rilevante. Il quadro si completa col Piano di Emergenza Esterno per i cittadini scaduto nel 2011 e col rapporto di Sicurezza mai approvato definitivamente".

La sicurezza deve far parte integrante di qualsiasi progetto; solo così è vera eccellenza. "Noi siamo per la ricerca scientifica, assolutamente, ma tutti i ricercatori sanno - o, meglio, dovrebbero sapere - che esistono dei limiti. Ringraziamo i tantissimi cittadini che sono impegnati assieme a noi in questa battaglia per l'acqua pulita e per la trasparenza e anche quei mezzi di informazione che in questi mesi hanno seguito la vicenda studiando le carte e ricevendo, a volte, per pura ignoranza circa la situazione concreta, insulti e contumelie. Ora seguiremo da vicino l'evolversi della vicenda e ci aspettiamo che le migliaia di tonnellate di sostanze pericolose siano allontanate dalla montagna più alta dell'Appennino che custodisce un patrimonio idrico irripetibile, approvando contestualmente il Piano delle Aree di Salvaguardia delle Acquie Potabili atteso da 12 anni".

Osservatorio indipendente: "Passo avanti verso la verità"

L'Osservatorio Indipendente sull'Acqua del Gran Sasso, promosso dalle associazioni WWF, Legambiente, Mountain Wilderness, ARCI, ProNatura, Cittadinanzattiva, Guardie Ambientali d'Italia, FIAB, CAI, Italia Nostra e FAI, apprende con soddisfazione della conclusione delle indagini da parte della procura di Teramo sull'incidente del 8/9 maggio 2017.

"Le indagini sembrano aver riguardato tutti gli aspetti e possono rappresentare un passo avanti importante verso l'accertamento della verità. Ovviamente si dovranno approfondire gli atti prodotti dalla Procura, ma alcune delle Associazioni che costituiscono l'Osservatorio sono intenzionate a costituirsi parte civile nel procedimento".

In particolare le associazioni ambientaliste, che fin dai primi anni 2000 seguono la vicenda della sicurezza dell'acquifero del Gran Sasso, sono intenzionate ad intervenire nel procedimento quali portatori di interesse per la tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini. "Ma anche le associazioni dei consumatori vorranno far valere le loro ragioni, atteso che questa vicenda ha rappresentato un danno per tutta la cittadinanza. L'Osservatorio ribadisce che l'obiettivo resta la messa in sicurezza definitiva dell'acquifero che rifornisce centinaia di migliaia di persone. Le indagini della Procura serviranno a chiarire meglio la situazione e a meglio definire gli interventi da mettere in campo".

Ultima modifica il Venerdì, 28 Settembre 2018 19:21

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