Sgombero coatto e distacco delle utenze. E' quanto dispone l'ordinanza a firma del dirigente del Settore opere pubbliche del Comune dell'Aquila Domenico Nardis, che fissa la data del 9 ottobre 2018 per l'avvio delle procedure di sgombero dei blocchi C, D E e F del complesso di edilizia pubblica residenziale di San Gregorio. Contestualmente, le aziende erogatrici dei servizi 2i-RETEGAS, E.N.E.L. rete elettrica e Soc. Gran Sasso Acqua, provvederanno, entro il termine fissato, alla disattivazione delle rispettive forniture con rimozione dei misuratori.
L'atto dirigenziale riguarda 20 famiglie che lo scorso 17 settembre hanno ricevuto una mail con l'avviso di sgombero per ragioni legate alla pubblica incolumità. I residenti ora promettono battaglia, annunciando un ricorso al tar contro il provvedimento che imporrebbe di abbandonare le loro abitazioni per consentire i lavori di ricostruzione degli edifici e di riqualificazione del quartiere. Non solo. Davanti a uno sfratto coatto, sono pronti a "una resistenza passiva" ,e a una "mobilitazione sociale e politica" con tutti i soggetti che vorranno affiancarli nella lotta.
"Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di concretizzare il trasferimento forzato di cittadini sgraditi per un mega appalto di circa 13 milioni con tempi di realizzazione che vanno dai 5 agli 8 anni -sostengono gli inquilini che oggi si sono riuniti in un'assemblea promossa dal comitato coordinamento Erp. "Anche questo sindaco -spiegano- si è lasciato affascinare dall'operazione lunga inutile e costosa nata da una superficiale relazione degli uffici comunali e non da un progetto esecutivo. Noi da qua non ce ne andiamo e se le nostre ragioni non verranno riconsociute in sede legale, allora ci opporremo fisicamente allo sfratto".
Il riferimento è all'ordinanza sindacale n.180 adottata il 4 novembre 2016. A seguito dei controlli d'agibilità eseguiti da tecnici comunali su alcune palazzine del quartiere dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, l'amministrazione Cialente dispose l'evacuazione dei blocchi C, D, E e F, dichiarati inagibili, in attesa dell'attuazione del masterplan da 16 milioni di riqualificazione del comparto immmobiliare approvato in Giunta. Lo sgombero fu sospeso in seguito all'impugnazione dell'ordinanza da parte dei residenti. Ricorso che si concluse con la decisione del Tar di non concedere la sospensiva del provvedimento assunto dall'Ente, decisione ribadita dal Consiglio di Stato.
Con il cambio dell'amministrazione, l'indirizzo politico non è cambiato. Sulla base di una ulteriore valutazione d'inagibilità degli alloggi, l'amministrazione Biondi ha confermato la proposta di trasferimento delle famiglie in un alloggio del progetto Case, scontrandosi con i residenti che contestano la perizia. I danni emersi, sostengono, non sono riconducibili alle ultime scosse bensì al sisma del 2009. Inoltre, il rischio di caduta delle tamponature poste al di sopra dei garage delle abiotazioni che si affacciano sulla pubblica via, emerso dalle ultime perizie condotte dall'ente e segnalato dallo stesso quale unico fattere di reale pericolo presente negli alloggi, è venuto meno. I residenti hanno infatti eseguito i lavori di recupero statico facendosi carico delle spese.
Nonostante ciò, con provvedimento del 17 settembre il Comune dell'Aquila ha comunicato ai residenti degli alloggi in questione, la sua intenzione di procedere ugualmente allo sgombero coatto dei loro alloggi a partire dal 9 ottobre 2018. "Lo sgombero -spiega Antonio Perrotti del comitato Erp- si basa sull'errato presupposto della permanenza della situazione di pericolo nell'ormai remoto novembre 2016. Tale inziative però non risulta più giustificata, tenuto conto dell'intervento di messa in sicurezza eseguito dagli stessi residenti che ha fatto venire meno la fonte di pericolo individuata dall'ente comunale".
"Inoltre -prosegue Perrotti- lo stato di pericolo degli alloggi è smentito dallo stesso atteggiamento del Comune dell'Aquila che sta mettendo in esecuzione un'ordinanza urgente ma risalente a quasi due anni fa. Se in tutto questo tempo è stato consentito agli inquilini di restare nelle loro abitazioni, nonostante il sussistere dell'ordinanza, vuol dire che l'ente è consapevole della mancanza di pericoli immediati".
Proprio su questi presupposti si basa il ricorso al Tar avverso il provvedimento di sgombero. "Nonostante il Tar abbia già rigettato la prima richiesta di sospensiva dell'ordinanza, abbiamo deciso di proporre di nuovo un'impugnativa -ribadiscono i residenti- domani mattina andremo al Comune alle aziende erogatrici dei servizi e all'Usra a consegnare le carte del ricorso nei confronti dell'ente. La nostra speranza è riuscire a concertare una soluzione condivisa".
I residenti, oltre alla sospensione delle procedure di sgombero, chiedono perizie più dettagliate ad opera di tecnici terzi e non comunali e la sospensione al masterplan che prevede interventi di riqualificazione ritenuti "inutili e sovrastimati".
"Gli interventi di riqualificazione individuati nel masterplan -affermano ancora gli inquilini- costerebbero 16 milioni, dove intendono trovare i soldi considerando che al momento non c'è certezza nemmeno dei finanziamenti sul resto del cronoprogramma Erp? E' dal 2009 che subiamo fortissime pressioni psicologiche da parte del Comune, nonostante le case fossero state dichiarate immediatamente agibili e abitabili. Dopo quasi dieci anni -concludono- dopo tutte le minacce di sgombero a seguito di verifiche a dir poco superficiali, non abbiamo nessuna intenzione di abbandonare queste case".