Partiamo dalla notizia che più interessa i cittadini: per la fine lavori del primo lotto dei sottoservizi, quello che riguarda il centro storico da 38 milioni di euro, cantierizzato a metà del 2015 dalla Asse centrale scarl, si dovranno attendere ancora 18 mesi, se non ci saranno ulteriori intoppi. Dunque, si arriverà almeno al maggio del 2020 con un ritardo di tre anni rispetto al cronoprogramma iniziale; poi, verranno avviati i 5 stralci del secondo lotto, quello da 42 milioni che comprende la zona di via Strinella e di viale della Croce Rossa.
A darne conto è stato Fabrizio Ajraldi, presidente della Gran Sasso Acqua, la società a partecipazione pubblica che è stazione appaltante della imponente opera pubblica, la più importante del post terremoto, che ha illustrato in Commissione Garanzia la perizia in variante istruita dalla GSA e approvata in Giunta nei giorni scorsi, con la ridefinizione del cronoprogramma e del tracciato dei sottoservizi che, a questo punto, dovrà essere sottoscritta dalla Asse centrale scarl: da quel momento, scatteranno i 18 mesi di tempo per chiudere i cantieri.
La presidente della Commissione Elisabetta Vicini aveva invitato i rappresentanti della società che sta realizzando il così detto 'smart tunnel': peccato che l'invito non sia stato raccolto. Ancor più grave, non ha presenziato ai lavori il sindaco Pierluigi Biondi che ha tenuto per sé la delega alla ricostruzione, sebbene la convocazione fosse stata condivisa con la sua segreteria. Con una curiosa appendice: il consigliere di Fratelli d'Italia Daniele D'Angelo ha giustificato l'assenza del sindaco con improrogabili impegni istituzionali; "Biondi - ha dichiarato il consigliere - è stato convocato a Roma per un confronto col sottosegretario Giancarlo Giorgetti sui problemi che attengono alla ricostruzione": peccato che in quei minuti, il primo cittadino fosse, al contrario, innanzi al cantiere della ex scuola De Amicis, per presenziare alla consegna del cantiere alla ditta aggiudicataria dei lavori che si è trasformato, tra l'altro, in un nuovo capitolo del lungo procedimento contenzioso sull'affidamento delle opere di restauro.
Eppure, la quinta Commissione si era riunita per affrontare i nodi, spinosi, dei sottoservizi, proprio perché l'attuale amministrazione, "nonostante le ripetute sollecitazioni - ha tenuto a specificare Elisabetta Vicini - ha smesso di ottemperare alle disposizioni dettate dalla delibera consiliare n. 43 del 2013, che prevedeva la rendicontazione quadrimestrale delle attività della ricostruzione, inclusa quella dei sottoservizi. Non solo, ha anche interrotto una prassi virtuosa - e in precedenza sempre rispettatata - di un tavolo interlocutorio mensile tra le parti interessate".
Un preoccupante segnale di disattenzione, oltre che di mancato rispetto delle prerogative, importanti, della Commissione Garanzia.
"La campagna elettorale per il sindaco Garibaldino che alla chiamata risponde 'obbedisco!', è prioritaria", l'affondo della presidente Vicini. "Per l'ennesima volta, lui e i suoi amministratori hanno ritenuto più importante impomatarsi per il cerimoniale che confrontarsi sulla vita reale dei propri concittadini. Assente anche Asse Centrale scarl, che mi ha chiesto di comprendere la sua posizione. La comprendo, se qualcuno ha insistito perché non venisse. Diversamente, ad un tavolo interlocutorio al quale, peraltro, ha sempre presenziato, la sua assenza pesa sensibilmente. La seduta è stata comunque utile a capire che ne avremo ancora per almeno un anno e mezzo, sempre che la perizia in variante sia effettivamente portata all'approvazione. Chissà quanto ci vorrà, invece, se il Comune dovesse essere commissariato per le velleità del sindaco Narciso, già follemente innamorato dell'idea di sé candidato alla presidenza della Regione".
Torniamo, dunque, all'audizione di Fabrizio Ajraldi. "I sottoservizi – ha sottolineato il presidente della Gran Sasso Acqua – erano stati progettati secondo una ‘zonizzazione’ degli interventi, non rispettata per motivi di contingenza; il centro storico doveva tornare a vivere, si dovevano assicurare le vie centrali, una idea ridisegnata successivamente alla progettazione dell'opera pubblica, e, dunque, si è stati costretti a procedere in modo disordinato, un intervento scomposto ma non censurabile stante la volontà dell’amministrazione. Ciò ha provocato uno stravolgimento del cronoprogramma, con sfasamenti delle politiche di produzione che hanno necessitato di aggiustamenti. In sostanza, si è iniziato ad agire strada per strada".
A dire che il progetto iniziale era stato calato su un centro storico sostanzialmente deserto, con le attività commerciali non ancora riaperte e i cittadini che non erano ancora tornati ad abitarlo; successivamente, stante la volontà dell’amministrazione di riportare al più presto la vita nel cuore della città, è stato necessario rimodellare gli interventi di messa in opera dello smart tunnel, procedendo laddove si poteva, strada per strada appunto; se si aggiunge che non si è mai trovato il modo di far convivere i cantieri dei sottoservizi con i cantieri della ricostruzione, con i casi emblematici, e che abbiamo diffusamente raccontato, di palazzi appena restaurati danneggiati dagli scavi delle ruspe, è evidente come l’opera pubblica abbia subito rallentamenti e rimodulazioni che andavano previste per tempo e che, invece, sono stati affrontate giorno per giorno.
Tra l’altro, "fino ad ora abbiamo avuto 148 rinvenimenti archeologici – ha aggiunto Ajraldi – che, col passare del tempo, hanno causato pesanti rallentamenti; all’inizio, con il centro poco abitato, si potevano aprire più fronti di lavoro, così che se si fossero incontrati ostacoli si sarebbe potuto procedere altrove, adesso, al contrario, non è più possibile procedere in questo modo. Non è colpa di nessuno, purtroppo è così".
Per questi motivi, si è proceduto con la transazione da 700mila euro rispetto alle riserve presentate dalla Asse centrale scarl, ai tempi in cui presidente era Americo Di Benedetto, in piena campagna elettorale per le amministrative; una decisione che costò moltissimo all’allora candidato sindaco del centrosinistra, massacrato dagli avversari considerato pure il sostegno dichiarato di Gianni Frattale, responsabile della scarl, sebbene Di Benedetto avesse chiarito in diverse occasioni che la decisione di transare rispetto al milione e 800 mila euro richiesto dall’impresa aggiudicataria era stata degli uffici tecnici. Poco più di un anno dopo, il successore Fabrizio Ajraldi - pur ribadendo che non spetta all’attuale governance entrare nel merito di un atto perfezionato dall’allora responsabile del procedimento e controfirmato dal direttore amministrativo – ha sottolineato come la transazione abbia permesso alla stazione appaltante di portare avanti il lavoro, con lo ‘scarrocciamento’ in avanti dei termini a dicembre 2018 e “bloccando l’emorragia di riserve che era lecito attendersi considerati i problemi non previsti in fase d'appalto".
In verde gli interventi realizzati, in rosso gli inteventi in fase di realizzazione, in giallo gli interventi da realizzare
Ed ora, "con la perizia in variante avremo un fronte ulteriore di 18 mesi per concludere le opere previste. Siamo stati costretti a scattare una fotografia dello stato dell’arte – ha proseguito Ajraldi – consci che il progetto, per come era stato pensato all’epoca, non era più sovrapponibile alla città di oggi. E tenendo in considerazione anche emergenze non prevedibili all'epoca: penso, ad esempio, al muro pericolante di un edificio di proprietà dell’Università di cui non si conoscono, ad oggi, i tempi per l’avvio dei lavori: stante le cose, non possiamo togliere i ponteggi di sicurezza e, dunque, è inimmaginabile procedere con gli scavi". Che dire, poi, dei vicoli stretti dell’inurbato storico, laddove, magari, sono rientrati o stanno rientrando i residenti o si sono aperte attività commerciali: "in alcune vie, non è più possibile pensare di realizzare lo smart tunnel, si procederà dunque con la messa in opera di polifere".
In sostanza, se è vero che la proposta di variante è a saldo zero, è vero anche che alcuni tratti di smart tunnel non verranno realizzati, sebbene Ajraldi abbia chiarito che con le economie sono stati progettati degli interventi che, inizialmente, non erano previsti. Per esempio, in via Fortebraccio, laddove il cantiere è rimasto chiuso un anno per il ritrovamento di una vecchia fogna del 1860 che la Soprintendenza ha ritenuto di dover preservare e assolutamente incompatibile con i conci: "abbiamo dovuto mettere in sicurezza il manufatto e riprogettare l’intervento, prevedendo polifere al posto dei conci col prolungamento dell'intervento, però, fino a Costa Masciarelli così che possa ricongiungersi con lo stralcio che verrà realizzato in via Strinella".
Stante la variante da poco approvata in Giunta, al momento non ci sono ulteriori riserve e, come detto, gli interventi, dal momento in cui verrà sottoscritta dalla Asse centrale scarl, dovranno essere conclusi entro 18 mesi.
Un tempo lunghissimo per chi aspetta di tornare a casa, per chi vorrebbe riaprire una attività commerciale in zone non ancora cantierizzate. E così, si apre un altro capitolo di questa vicenda, che avrebbe necessitato di un confronto, non rinviabile, con l’amministrazione comunale: ci sono alcuni cittadini che, pur essendo conclusi i lavori di restauro della loro abitazione, non riescono a tornare a casa per l’impossibilità di allacciare le utenze. Sul punto, Ajraldi è stato chiarissimo: "l’appalto prevedeva 500 mila euro per i bypass provvisori; ad oggi, abbiamo verificato che la spesa sfiora già i 2 milioni e mezzo di euro, e c’è da completare il primo lotto e avviare il secondo su 5 stralci. Il problema è stato sottovalutato. Noi rilasciamo i nulla osta agli allacci se non dobbiamo passare in zona in tempi brevi, altrimenti dovremmo affrontare una spesa esorbitante per poi staccare i bypass una volta cantierizzata l’area". E’ chiaro che, anche in questo senso, la ricostruzione del centro storico a macchia di leopardo ha complicato terribilmente i piani.