Ed ora, la vicenda Accord Phoenix si sposta sul piano della contrapposizione tra sindacati.
Se la Fiom-Cgil, nei giorni scorsi, aveva sollevato più di un dubbio sullo stato finanziario dell’azienda, oltre che sui possibili effetti delle lavorazioni sulla salute degli operai e sull’ambiente, scatenando la reazione dei vertici della società, il segretario provinciale della Fim-Cisl Giampaolo Biondi ha tenuto stamane una conferenza stampa difendendo Accord Phoenix, “l’unica impresa – ha tenuto a sottolineare – che si è insediata in questo territorio assumendo lavoratori”.
“Non comprendo l’accanimento”, ha aggiunto.
Tornando all’incidente del 17 settembre scorso che aveva preoccupato, e non poco, la Fiom, Biondi ha chiarito come le organizzazioni sindacali siano state convocate immediatamente dall’azienda, “si è proceduto alla redazione di un verbale e, dunque, ci è stata garantita la bonifica del sito” che era stato contaminato dal toner ancora presente su un carico di stampanti. “Mi domando: come mai la Fiom ha manifestato la sua preoccupazione un mese dopo l’accadimento? E ancora: come mai non c’è la stessa attenzione su altre realtà del settore, laddove altri sindacati sono molto presenti, sebbene vi siano stati incidenti anche più gravi?”.
Piuttosto esplicito, il segretario della Fim-Cisl: in sostanza, la Fiom avrebbe un atteggiamento ostile verso l’azienda potendo contare su pochi iscritti tra gli impiegati. D’altra parte, i metalmeccanici della Cgil avevano denunciato “la presenza costante di sindacalisti esterni in azienda”: una stoccata proprio a Biondi che, lunedì scorso, aveva presenziato alla conferenza stampa dei vertici di Accord. “Non ho niente da nascondere”, la replica; “l’azienda è il luogo naturale per i confronti sindacali, non le stanze chiuse, private, come abitudine di altre sigle, che preferiscono tenere incontri a porte chiuse con vertici d’impresa e politica”.
Dunque, Biondi ha tirato fuori un’altra questione che rischia di sollevare ulteriori polemiche: “Non vorrei che lo scopo sia far chiudere Accord Phoenix”, le sue parole, “perché magari dà fastidio in seno al polo elettronico. D’altra parte, la società paga una cifra spropositata, esorbitante per l’housing – e cioè per gli spazi esterni e per la guardiola – e sappiamo che ci sono stati dei problemi nei mesi scorsi. Ora, vorrei ribadire che quel sito ha una sua vocazione industriale, sebbene ci si veda di tutto oramai”. Chiaro? In sostanza, si è lasciato intendere che gli attacchi ad Accord Phoenix potrebbero essere strumentali ad altri disegni sul polo elettronico.
“Stiamo mettendo a rischio l’unica azienda che ha investito sul territorio”, ha dunque ribadito Biondi; “un’azienda che, vorrei ricordarlo, ha pagato gli stipendi anche quando il sito era sotto sequestro. Significa che c’è una solidità economica garantita dagli investitori che hanno scommesso su questo territorio. E le prospettive che ci sono state prefigurate sono di ulteriori 15-20 assunzioni. A cosa è dovuto questo accanimento?”.
A mettere un punto sulla vicenda ha provato il direttore generale Francesco Baldarelli. "A chi giova questa polemica", si è chiesto in una nota inviata alla stampa. "Accord Phoenix è una delle poche aziende che nella Regione ha assunto, per il momento, 53 lavoratori e lavoratrici a tempo indeterminato ed in forma diretta; gestisce un investimento interamente eseguito di oltre 47 milioni di euro; opera con una propria tecnologia, di primordine; ha le basi per crescere secondo gli impegni assunti nel Contratto di Sviluppo sottoscritto con la Regione Abruzzo e la città dell’Aquila. Capisco le tensioni sociali presenti in una realtà industriale come quella aquilana, fortemente desertificata con colpi dati al mondo del lavoro in maniera significativa (una per tutte la vicenda Intecs). Accord Phoenix è, per fortuna, un’altra cosa".
Nell'impianto, ha ribadito Baldarelli, si pianifica e si gestisce un’economia circolare d’avanguardia. "Un’opportunità reale che va sostenuta, rappresentando fisicamente un’idea seria di futuro. Un’attività attraverso la quale cambia il paradigma produttivo del territorio e alla quale, forse, non tutti sono ancora preparati, soprattutto coloro, per fortuna pochi, che praticano ancora vecchie culture, anacronistiche. Produrre materie prime seconde da rifiuti elettronici, non è una passeggiata; il mercato nazionale ed internazionale ha le sue regole (vedi dazi Trump contro la Cina) e Accord Phoenix è già calata in uno schema competitivo e ci sta riuscendo con la qualità della tecnologia e con il valore della sua forza lavoro".
"A me preme, per ragioni ideali e per mia formazione, avere un sindacato forte e rappresentativo", ha aggiunto. "Non ho mai cercato né mai pensato di voler scavalcare le rappresentanze locali né quelle aziendali! Il modello industriale di Accord Phoenix e la partnership internazionale possono essere anche scomodi a tanti operatori che mantengono nel settore dei rifiuti vecchie tipologie di lavoro o a coloro che pensano che al nostro progetto industriale si possano sostituire profitti immobiliari o vecchie culture assistenzialiste, passando magari per la messa in discussione dell’azienda al fine di gestire rendite di potere e di speculazione edilizia".
Di nuovo, un riferimento piuttosto esplicito a possibili conflitti in seno al polo elettronico. "Troppi attacchi e troppe mistificazioni ha subito questa giovane Azienda! Francamente se si continua così inizio a perdere il senso dei motivi. Forse perché ci stiamo muovendo nella logica dell’economia del futuro? Da parte mia non c’è nessuna presunzione ma al contrario impegno e fatica per realizzare in questo territorio un polo di economia circolare che tragga spunto da questo primo nucleo produttivo che cresce sulle proprie gambe, garantendo lavoro e sviluppo duraturo".