“Questa è una terra bellissima ma ancora ferita e c’è il rischio che con il tempo qualcuno possa dimenticarsi di queste ferite e della sofferenza delle persone”.
A dirlo è stato don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, rete di associazioni nata nel 1995 con lo scopo di coordinare e sollecitare l’impegno della società civile contro le mafie.
Ciotti è stato ospite, all’Aquila, del congresso provinciale della Cgil che si concluderà domani con l’elezione del nuovo segretario, colui che prenderà il posto di Umberto Trasatti (arrivato alla fine del suo secondo e ultimo mandato).
Parlando dell'Aquila, don Ciotti, che, nel suo intervento, ha presentato il rapporto appena pubblicato da Libera sulla percezione delle mafie e della corruzione in Italia, ha affermato: “Molte cose sono state fatte ma, per quello che si vede, sente e tocca, tante ne rimangono ancora da fare. Questa terra ha bisogno non di promesse ma di fatti, il rischio è che venga dimenticata, che ci sia una normalizzazione. Invece c’è bisogno di continuità, impegno e di leggi adeguate e concrete. Siamo un paese a volte un po’ superficiale, che si emoziona all’indomani delle tragedie per poi perdere la memoria con il passare del tempo”.
Rispondendo, poi, a una domanda dei giornalisti sulle polemiche suscitate dalle parole di Guido Bertolaso a proposito del memoriale per le vittime del terremoto (“Non è una priorità, prima vanno ricostruite le case” ha detto l’ex capo della Protezione civile la scorsa settimana intervenendo a un convegno all’Aquila), don Ciotti ha detto: “Il più bel monumento sono le case, restituire dignità a questa terra e alle persone. Certo, anche ricordare i nomi, i volti e le storie di chi non c’è più è un dovere. Ma la memoria va coltivata ogni giorno, deve essere una memoria viva, altrimenti c’è solo la retorica della memoria. Dobbiamo ricordare chi non c’è più e stare vicini ai familiari perché quel dolore e quelle ferite non si cancelleranno mai”.
Dal 13 al 22 novembre, Libera lancerà in tutta Italia per illustrare i dati del rapporto sulla percezione delle mafie e della corruzione. Il tour si svolgerà anche anche in Abruzzo, dove sono stati raccolti 202 questionari, pari al 2% del campione nazionale.
Dal report, ha anticipato don Ciotti, emerge come molte persone continuino ad avere una percezione distorta del fenomeno mafioso: “Si continua a fare l’equazione mafia=sangue, a pensare che se la mafia non spara allora non esiste. Siamo rimasti fermi a Falcone e Borsellino. Ma sono passati 26 anni da allora e le mafie oggi sono più forti, perché hanno cambiato la loro organizzazione e possono contare su un’area grigia dove c’è commistione tra legale e illegale e dentro cui agiscono personaggi apparentemente insospettabili”. La mafia, ha ricordato il fondatore di Libera, è anche e soprattutto un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive, contro cui l’unico antidoto è resistere, ridando significato anche a parole che a furia di essere usate sono oggi un po’ esangui: “Ad esempio la parola legalità, diventata più che altro un idolo. Si è fatto un gran parlare, in questi anni, di legalità ma la corruzione è cresciuta. E’ una parola che ci hanno rubato, svuotandola del suo vero significato. Molti praticano una legalità che io definisco malleabile e sostenibile e che si può sintetizzare così: 'Se mi conviene rispetto le regole se non mi conviene non le rispetto’”.