Sulmona. Istituto scolastico "De Nino-Morandi". Si è scritto ieri l'ultimo capitolo giudiziario, altri ne arriveranno, dell'articolata indagine condotta dalla Procura della Repubblica dell'Aquila intorno ai lavori di messa in sicurezza di alcune scuole della Provincia.
Andiamo con ordine. Nella mattinata di ieri, i finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria hanno notificato un provvedimento di sequestro preventivo “per equivalente” - emesso dal Gip del Tribunale di L’Aquila Romano Gargarella, su richiesta del Procuratore della Repubblica Fausto Cardella e dei Sostituti Stefano Gallo e Roberta D’Avolio - a carico della Fin Infrastrutture, una delle società che si era costituita in Ati per aggiudicarsi l'appalto dell'istituto "De Nino-Morandi", e del suo amministratore pro tempore, Antonio De Lellis, romano di 52 anni.
Dovranno rispondere del reato di falso in atto pubblico e truffa ai danni dello Stato per aver sottoscritto e presentato stati di avanzamento lavori ideologicamente falsi, al fine di percepire un importo maggiore di quello effettivamente dovuto, documentando alla stazione appaltante lavorazioni in realtà mai eseguite.
Una vicenda denunciata, con forza, dall'imprenditore vastese Massimo Tomeo che - nell'ambito dei lavori - aveva eseguito delle opere in subappalto. L'imprenditore si era rifiutato di sottoscrivere la contabilità di cantiere predisposta dalla società appaltatrice, nella quale venivano riportate somme sensibilmente inferiori rispetto alle lavorazioni realmente realizzate dalla sua impresa, ed aveva emesso i documenti fiscali contenenti le prestazioni e gli importi effettivamente dovuti. Poi, aveva tentato di denunciare in Provincia quanto stava accadendo. Senza risultato. Anzi, la Provincia pagò l’ultimo stato di avanzamento lavori alla società appaltatrice, senza accertarsi dell’avvenuta corresponsione, da parte di quest’ultima, del corrispettivo dei lavori eseguiti da Tomeo, così come previsto per legge.
Non solo. Tomeo si era rivolto anche alla GdF di L’Aquila per denunciare carenze strutturali nelle opere di messa in sicurezza, eseguite nell’edificio scolastico, e diverse falsità sulla rendicontazione documentale dei lavori svolti, poste in essere dall’impresa appaltatrice e dalla Direzione dei Lavori.
La Procura della Repubblica di L’Aquila ha dunque incaricato due periti di verificare la tenuta strutturale dell’edificio e gli accertamenti sono ancora in corso. A quanto si apprende, però, i lavori risulterebbero ampiamente incompleti: mancherebbero, infatti, 32 micropali (sugli 80 previsti dal capitolato d'appalto) necessari per la tenuta strutturale della scuola. Per ciò che concerne le lavorazioni certificate, invece, le indagini condotte dai finanzieri del Nucleo Polizia Tributaria di L’Aquila, hanno appurato che risultano rendicontati ed erogati importi per lavori mai eseguiti per un corrispettivo di 248mila euro, a fronte di una spesa effettiva di appena 49mila euro.
Così è scattato il sequestro di una somma equivalente al danno sofferto dall’ente pubblico. I finanzieri, nel corso dell’operazione, hanno sequestrato, tra l’altro, le partecipazioni societarie in altre imprese riconducibili all’amministratore pro tempore della società appaltatrice, la somma rinvenuta su diversi conti correnti della società coinvolta e del suo amministratore, oltre ad alcuni autoveicoli.
Sono indagati per concorso nei fatti illeciti anche Emilio Pacella, 62 anni di Sulmona, responsabile unico del procedimento dell’appalto in parola e Valter Specchio, 57 anni di Accadia (Fg), direttore generale pro-tempore della Provincia di L’Aquila.
Il 'trait d'union' dell'inchiesta.
Ricorderete che il 3 dicembre 2012, Specchio era stato arrestato. "L'eterogeneità dei delitti commessi denotano una personalità a tutto tondo, diretta a porre in essere reati di vario genere abusando del suo ruolo", scrisse nell'ordinanza di custodia cautelare Giuseppe Romano Gargarella che temeva la fuga dell'indagato. Ai domiciliari finirono Giancostantino Pischedda, procuratore speciale di una impresa di costruzioni con sede a Cagliari (aggiudicataria della gara d’appalto per la messa in sicurezza e ampliamento del Liceo Scientifico 'Vitruvio Pollione', di Avezzano) e di Rossano Franco Palazzo, legale rappresentante di una società di impianti tecnologici con sede a Foggia.
Specchio, all'epoca, oltre all'incarico da direttore generale della Provincia dell'Aquila, era direttore dei lavori di messa in sicurezza di tutti gli istituti scolastici fuori cratere e presidente della Commissione di valutazione dei progetti redatti dalle imprese. Parliamo di interventi di ricostruzione e ripristino delle funzionalità di nove scuole: il Liceo Classico "Torlonia", il Liceo scientifico "Pollione", il "Serpieri", l’Istituto d’arte "Bellisario", il Liceo Pedagogico "Croce", l'Itc "Galilei" e Itg "Alberti", ad Avezzano. E ancora, il Liceo socio pedagogico e delle scienze sociali "Vico", l’Istituto d’Arte "Mazara", e - per l'appunto - l’Itc/Itg "De Nino-Morandi", a Sulmona.
Lavori eseguiti nell'ambito del progetto 'Scuole Sicure'. L'articolata attività investigativa ha accertato come la Provincia dell'Aquila, quale Ente attuatore all'affidamento delle opere, avesse predisposto dei verbali "di somma urgenza" per l'esecuzione di ulteriori opere di adeguamento sismico in nuovi locali provvisori che avrebbero dovuto ospitare gli alunni degli istituti interessati ai lavori. Interventi che - nel Comune di Avezzano - si aggiravano intorno ai 4 milioni di euro, nonostante i presidi degli istituti interessati e altri soggetti istituzionali avessero individuato soluzioni alternative non onerose.
Principio di razionalizzazione che sarebbe stato osservato, al contrario, per gli istituti di Sulmona. Se non fosse per le irregolarità riscontrate nei lavori di messa in sicurezza dell'Istituto scolastico "De Nino-Morandi". Altra contestazione sollevata dagli investigatori, l'erogazione di un milione di euro circa per il pagamento dei fitti di locazione dei locali che hanno ospitato gli alunni degli istituti oggetto degli interventi.
Un anno dopo, all'inizio del dicembre 2013, il rinvio a giudizio per 27 persone accusate, a vario titolo, di illegalità nell'ambito degli appalti. Tra imprenditori e politici, è stato chiesto il rinvio a giudizio anche per il presidente della Provincia Antonio Del Corvo con l'accusa di abuso di ufficio e truffa ai danni dello Stato, per alcune vicende per le quali è stato chiamato in causa in concorso con Specchio, e falso, in particolare per aver avallato la contestata "somma urgenza" dei lavori. Somma urgenza che - stando all'attività degli inquirenti - non poteva essere giustificata: in altre parole, si sarebbero creati dei falsi per poter operare fuori da qualsiasi normativa, violando le ordinanze che ponevano un limite sulle deroghe al codice degli appalti pubblici. Staremo a vedere. Sarà il Gup che dovrà fissare l'udienza preliminare.