La casa di cura privata San Raffaele di Sulmona, nei giorni scorsi, ha inviato, ai sindacati, una nota nella quale ha annunciato una riduzione del personale di 14 unità su un totale di 92 dipedenti.
Le motivazioni addotte dalla casa di cura sarebbero da ricondurre a un mancato adeguamento del budget da parte della Regione Abruzzo per l'annualità 2019, rispetto alle prestazioni erogate in regime di accreditamento dall'Unità Spinale.
Francesco Marrelli, segretario provinciale Cgil, e Anthony Pasqualone, segretario Cgil Funzione pubblica, che già nei giorni scorsi avevano lanciato un allarme, ribadiscono, in una nota, "la propria contrarietà rispetto ai paventati licenziamenti e confermano la necessità di revoca della procedura" e criticano la Uil per aver dichiarato lo stato di agitazione del personale, malgrado conti tra i propri iscritti solo una parte minoritaria dei lavoratori.
La nota completa
In data odierna le scriventi Organizzazioni Sindacali hanno svolto una assemblea con i lavoratori della Casa di Cura San Raffaele di Sulmona per discutere in merito all'avvio, da parte della struttura stessa, della procedura di licenziamento collettivo ai sensi degli artt. 4 e 24 della L. 223/1991.
Nel corso della assemblea, nella quale era presente la maggioranza dei lavoratori, sono state rappresentate le motivazioni addotte dalla Società ed è stata stabilita la linea di condotta da seguire nella vertenza che proseguirà nei prossimi giorni atteso che per venerdì 25 p.v. è prevista la riunione per l'espletamento dell'esame congiunto alla quale sono state invitate le Organizzazioni Sindacali che ne hanno fatto richiesta.
Le scriventi ribadiscono con fermezza la propria contrarietà rispetto ai paventati licenziamenti e confermano la necessità di revoca della procedura.
Solo in tal modo si potrà avviare un confronto costruttivo con la San Raffaele S.p.A., con la Regione Abruzzo e con tutte le Istituzioni che possa concludersi in modo positivo.
Di contro, le scriventi hanno già ricevuto mandato all'unanimità – da parte delle lavoratrici e dei lavoratori presenti all'assemblea – di avviare le procedure di raffreddamento dinnanzi al Prefetto per la proclamazione dello stato di agitazione del personale.
Infatti è doveroso precisare che la San Raffaele S.p.A. fornisce, in regime di accreditamento con la Regione Abruzzo, servizi pubblici essenziali e, pertanto, rientranti nella disciplina della L. n. 146/1990 che norma l'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali e la salvaguardia dei diritti della persona costituzionalmente tutelati.
Detta precisazione si è resa necessaria in quanto le scriventi hanno appreso dalla stampa che altra sigla sindacale (la UIL FPL) avrebbe “deliberato in assemblea la mobilitazione del personale”.
Inoltre, sempre dagli organi di stampa, si apprende che la predetta sigla sindacale rivendica di essere la prima forza sindacale con oltre il 30% dei dipendenti associati.
Orbene, premesso che non è intenzione delle scriventi fare i conti in tasca a nessuno (viene dimenticato che dovendo la somma fare 100 è stato ignorato il 70% degli iscritti), le stesse sottolineano che in una vertenza di questo tipo - che vede a rischio sia i posti di lavoro di 14 lavoratori qualificati e professionali che conseguentemente pone un grave pregiudizio in capo alle rispettive famiglie, sia specifici servizi sanitari essenziali rivolti ai cittadini – non è necessario fare fughe in avanti semplicemente per apparire e darsi visibilità, ma è necessario fare azioni concrete per salvaguardare i livelli occupazionali e garantire servizi all'utenza, in particolar modo in un contesto, come quello del centro Abruzzo, che soffre da troppo tempo di crisi economiche ed occupazionali.
Tale comportamento, che dimostra un atteggiamento divisorio della platea dei lavoratori e soprattutto che non tiene conto dell'importanza strategica dell'unità sindacale, si aggiunge a fatti avvenuti nel mese di dicembre u.s., laddove rappresentati della suddetta sigla sindacale hanno sottoscritto un accordo tombale (a saldo e stralcio) con l'Azienda con il quale, a fronte di un compenso forfettario, parte dei lavoratori hanno rinunciato a qualsivoglia diritto o ragione inerente l'intercorso rapporto di lavoro, ivi compresi eventuali arretrati contrattuali/Una Tantum maturati sulla base degli accordi Aiop/OSS, facendo rinunciare altresì quei lavoratori a qualsiasi pretesa o contestazione di qualsivoglia natura vantata o vantabile.
Tutto quanto sopra premesso, le scriventi OO.SS. continueranno con spirito di responsabilità e nell'ottica della massima trasparenza ed il massimo coinvolgimento dei lavoratori, a portare avanti ogni forma di lotta e di confronto con le Istituzioni, con il solo ed unico fine di tutelare gli attuali livelli occupazionali, i diritti dei lavoratori ed il diritto alla salute garantito dalla costituzione.
Auspichiamo infine che in un periodo come è quello attuale, nel quale è in corso la campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Regionale, nessuno possa utilizzare questa drammatica vertenza per secondi fini, ma che ognuno si faccia parte attiva per una risoluzione positiva della stessa.