Si è tenuta stamane la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario.
Nell'aula magna del Palazzo di Giustizia, la presidente della Corte d'Appello dell'Aquila, Fabrizia Francabandera, ha aperto la sua relazione sull'amministrazione della giustizia ricordando il giovane magistrato Emilio Alessandrini, nel quarantennale - tra pochi giorni - della sua uccisione, a Milano.
In platea, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, l'ex presidente della Giunta regionale, e senatore della Repubblica, Luciano D'Alfonso, la deputata Stefania Pezzopane, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, la rettrice Paola Inverardi e l'ex vice presidente del Csm, il candidato governatore Giovanni Legnini.
"Tra pochi mesi saranno passati dieci anni dal 6 aprile 2009 - ha sottolineato Francabandera - data che ha segnato tragicamente la vita di questa città e tracciato il suo futuro: L'Aquila è oggi una città cantiere, alle sue 99 chiesee e fontane ha aggiunto, probabilmente per molto tempo ancora, 99 gru che ne disegnano una nuova, provvisoria, skyline. Da poche settimane, nel corso di una giornata intensa di commozione, alla presenza del presidente Sergio Mattarella, la città si è riappropriata di quel gioello che è la Chiesa di Santa Maria del Suffragio, le Anime Sante, la cui cupola in rovina è stata una delle immagini simbolo dei danni del terremoto; quella stessa cupola che, tornata al suo splendore col il contributo solidale della Francia, abbiamo voluto raffigurare nella copertina di questa relazione, a simboleggiare, insieme al recupero del passato e del senso di comunità, la capacità della popolazione aquilana di cogliere l'opportunità della ricostruzione per investire sul futuro e porsi con sicurezza nel panorama nazionale - e non solo - come città della modernità, della cultura, della scienza".
Tuttavia, "restano inalterate le problematiche logistiche degli Uffici giudiziari aquilani - la stoccata di Francabandera - riguardo, in particolare, al primo lotto di lavori, quel grande cantiere fermo da troppi anni che fronteggia l'ingresso del Palazzo di Giustizia, impedendo la piena fruibilità della nuova ala e mortificando la sua vocazione ad essere presenza vitale del cuore della città".
Non solo. La presidente della Corte d'Appello ha inteso sottolineare come non si riesca ad aprire il bar interno né a procedere proficuamente in direzione del progetto di una cittadella giudiziaria nei dintorni, in vista dell'accorpamento dei tribunali di Avezzano e Sulmona, "tema non più attualissimo ma ancora incombente. Si ha fiducia che l'ulteriore proroga nell'applicazione della legge che l'ha previsto, oramai molti anni addietro, e che ha ad oggetto anche i Tribunali di Lanciano e Vasto, da accorpare a Chieti, sia l'occasione per un definitivo e meditato ripensamento delle problematiche da più parti evidenziate".
Francabandera ha spiegato che nel distretto "scende, sia pure di poco, la percentuale di scopertura del personale, pari oggi al 7.43% - mancano 15 magistrati su 202 - che grava in misura maggiore sugli uffici giudicanti che sulle requirenti".
Dunque, la presidente della Corte d'Appello ha spese alcune parole in merito al così detto 'Decreto sicurezza', "pur non essendo ancora possibile alcun bilancio di natura tecnico-giuridica; ebbene, prendendo le mosse dal principio che la sicurezza dei cittadini è il patto sociale che ci lega allo Stato, Francabandera ha inteso ribadire che "quel patto è rispettato ogni giorno nel nostro Paese: l'Italia - ha scandito - non può e non deve essere descritto come un paese dove si vive nell'insicurezza". D'altra parte, rispetto ad alcuni anni addietro "il numero dei reati - anche di quelli più gravi - è diminuito, i tassi di criminalità comune non sono superiori a quelli dei paesi occidentali a noi più assimilabili. Quel che continua a caratterizzarci in senso negativo è, invece, da un lato la presenza di una criminalità organizzata sempre più dedita al controllo dei flussi di denaro, spesso mimetizzata nel tessuto imprenditoriale, dall'altro un numero considerevole di reati contro la Pubblica amministrazione ed economici che creano un danno enorme alla collettività. Eppure, tali problematiche sovente restano ai margini del dibattito pubblico, sempre più attento a enfatizzare la così detta 'percezione' do insicurezza, fenomeno poco chiaro nella sua genesi e mutevole nelle sue dinamiche, influenzato com'è dai media tradizionali e, ancor di più, dai social, megafono di chi grida di più, a discapito dei contenuti".
Un messaggio piuttosto chiaro al governo gialloverde.
Francabandera non si è sottratta al tema dell'immigrazione, strettamente collegato a quello della sicurezza, "unificati nel recente provvedimento legislativo: in assenza di motivazioni tecnico giuridiche, ed anche di motivazioni emergenziali essendo da tempo ridotto il numero dei nuovi migranti irregolari", la scelta dell'esecutivo assume "una forte carica simbolica, con il rischio concreto di consegnare al mero profitto securitario il tema epocale del fenomeno migratorio. Tema con cui il prospero Occidente non potrà evitare di confrontarsi per molto tempo ancora, facendosi carico di un intervento forte e coeso per tentare di mitigrare disuguaglianze sempre più intollerabili che hanno radici anche nella colonizzazione economica dei paesi da cui provengono i per la maggior parte proprio coloro che non hanno diritto all'asilo".
Poi, l'affondo: "La giurisdizione deve dare sicurezza a chi vive sul territorio, non solo perseguendo i reati da chiunque commessi ma anche interrogandosi sull'effettività della tutela dei diritti fondamentali di migliaia di esseri umani in movimento, sia al loro arrivo sul territorio nazionale sia nel corso della loro permanenza".
Più chiaro di così.
Quanto al merito del decreto introdotto dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, "non può che segnalarsi la preoccupazione per una risposta che, da un lato, consegna alla zona d'ombra della irregolarità migliaia di persone privandoli di diritti e tutele e, dall'altro, si focalizza ancora una volta sulla sanzione penale, quella detentiva in particolare, individuando nuove figure di reato, aumentando le pene per altri, in definitiva rischiando di criminalizzare fenomeni di marginalità sociale e, così, di alimentare più paura di quella che una democrazia matura possa permettersi".
Francabandera non ha risparmiato critiche severe anche sulla riforma dell'istituto della legittima difesa: "già disciplinata con mirabile tecnicismo, la legittima difesa è di nuovo al centro dell'attenzione del legislatore, in un dibattito pubblico tanto rapido e carico di valori simbolici quanto povero di contenuti giuridici, alimentato - sembra - da pregiudizi più che da fatti e tale da emarginare le voci critiche di stimati giuristi. Si è giunti, infatti, a teorizzare una difesa 'sempre legittima' in ambito domiciliare, valorizzando criteri presuntivi estranei al processo penale, che annullano in sostanza il principio cardine, irrinuciabile, della proporzionalità con l'offesa e che mirano ad escludere in radice il controllo giudiziario, l'unico che possa delineare, nel contradditorio tra le parti, il contesto specifico di ogni episodio".
Dunque, Francabandera è giunta al rendiconto sull'attività degli uffici giudiziari nel distretto dell'Aquila.
Per quanto riguarda la sezione civile della Corte d’Appello, l’anno in corso ha visto una contrazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale che, di fatto, ha consentito un significativo aumento delle definizioni ed una riduzione dell’arretrato dell'11.85%, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 7mila procedimenti. L’andamento del lavoro nel settore penale degli uffici giudiziari di primo grado può dirsi nell’insieme soddisfacente sia nelle procure che nei tribunali. Migliorato notevolmente invece il lavoro svolto dai Giudici di Pace che hanno visto un significativo abbattimento dell’arretrato del 31% dovuto alla diminuzione delle sopravvenienze (-33%) che sono nient’altro che la conseguenza dei provvedimenti di depenalizzazione che hanno inciso prorio sui reati di competenza della giurisdizione di prossimità.