Il 6 marzo il Tar dell’Aquila sarà chiamato a pronunciarsi sul ricorso presentato dall’Amministrazione separata dei beni di uso civico (Asbuc) di Preturo per chiedere che l’Agenzia del Demanio ottemperi alla sentenza, definitiva e inappellabile, con cui, nel 2014, il Commissariato per il riordino degli usi civici ha riconosciuto la natura demaniale di uso civico di una parte dei terreni – 40mila metri quadri - su cui sorge il carcere delle Costarelle.
Con quella sentenza, il magistrato aveva stabilito che i terreni dovessero tornare agli Usi Civici perché, a suo tempo, non vennero né alienati né sottoposti al normale iter per il mutamento di destinazione d’uso.
Una vicenda lunga 36 anni, che potrebbe concludersi con un esito incredibile.
Qualora, infatti, il ricorso dovesse essere accolto dal tribunale amministrativo, l’Agenzia del Demanio dovrebbe, teoricamente, restituire i terreni all’Asbuc. Ma visto che una parte consistente di essi (10mila mq) è stata edificata, l’unica soluzione per dare esecutività alla sentenza sarebbe quella di demolire l’istituto penitenziario. Il carcere, in altri termini, andrebbe smantellato.
Per scongiurare questa eventualità, l’Asbuc ha proposto al Demanio di arrivare a un accordo extragiudiziale prima della sentenza del Tar.
“C’è ancora tempo, a patto che ci sia l’impegno e la voglia di riaprire la trattativa” hanno affermato ieri in conferenza stampa Antonio Nardantonio e Nello Alfonsetti, rispettivamente presidente e vice presidente degli Usi Civici di Preturo “La demolizione del carcere avrebbe un impatto importante sul territorio, in termini sociali, di perdita di posti di lavoro e anche di costi economici”.
La stessa Asbuc denuncia, tuttavia, “l’insensibilità” dell’Agenzia, che finora si è sempre mostrata poco collaborativa: “Oltre a non aver applicato la sentenza del Commissariato, confermata anche in sede di Appello” hanno spiegato Nardantonio e Alfonsetti “non ha mai nemmeno risposto alle nostre proposte di mediazione o fatto delle contro proposte”.
Nello specifico, gli Usi Civici avevano prospettato all’Agenzia la possibilità di indennizzare i terreni pagando 1 milione e 200mila euro. “Cifra anche piuttosto bassa” hanno detto Nardantonio e Alfonsetti “considerando che la giurisprudenza ha decretato che l’alienazione di terreni gravati da uso civico vada fatta a prezzi di mercato. Ci sarebbero, poi, anche gli interessi, quantificabili in circa 3 milioni di euro, ma avevamo detto all’Agenzia di essere disposti a rinunciarvi. Dall'altra parte, però, non abbiamo mai ricevuto risposte”.
L’Asbuc, tuttavia, punta il dito anche contro “l’ottusità e il pressapochismo della nostra classe politica, che ha ignorato la gravità del problema”.