La delibera di Giunta comunale è la numero 59 del 18 febbraio scorso; col provvedimento, l'esecutivo ha approvato la variazione di destinazione d'uso, da 'zona per attrezzature direzionali' a 'zona per attrezzature commerciali', di un compendio immobiliare di proprietà della ditta 'Ventuno srl' di Francesca Specchio sito in località Centi Colella, accanto al centro smistamento di Poste Italiane e confinante con il progetto speciale territoriale di Colle Macchione.
In sostanza, l'amministrazione comunale ha dato il via libera alla realizzazione di un parco commerciale, l'ennesimo, non lontano dal centro commerciale 'L'Aquilone', dal 'Globo' e dal compendio 'Gran Panorama': stando al progetto allegato al deliberato, si prevede la costruzione di un manufatto a sviluppo quadrangolare, su un unico livello, distinto in due settori, in maniera da configurare spazi di differenti superfici. I locali saranno vocati ad accogliere locali commerciali di media superficie di vendita pari a 2.500,00 mq, strutture commerciali della media distribuzione in parole povere; sono previsti, inoltre, servizi di vicinato per 600 mq e superfici destinate a bar per uno sviluppo di circa 200 mq.
In cambio, la società proprietaria dei terreni s'impegnerà a realizzare parcheggi pubblici sul lato sud-est, su una superficie di 4.348,00 mq, a confine con l'area di sedime del centro di smistamento postale, e verde pubblico attrezzato con giochi ed elementi di arredo sul lato nord, su una superficie di 3.680 mq a confine con il pst di Collle Macchione, oltre a parcheggi pertinenziali per 1.400 mq sui lati nord ed ovest, e ulteriori stalli a sud, nella zona già destinata a viabilità e parcheggi. Non si esclude, tra l'altro, la possibilità di organizzare i parcheggi privati di uso pubblico sulla copertura del manufatto, o in alternativa realizzando un piano interrato.
Questo l'accordo di convenzione che, tuttavia, per arrivare alla firma, necessiterà dei pareri della Gran Sasso Acqua, del Settore Ambiente, Ecologia e Enti Partecipati, del Settore Ricostruzione pubblica; inoltre dovranno essere definiti preventivamente i diritti di passaggio su una porzione d'area di 95 mq circa, attualmente in uso sia alla ditta proponente il progetto che all’Ente Poste, necessaria al completamento della viabilità di accesso al futuro parco commerciale.
Cosa si legge nella proposta progettuale
In sostanza, la società proponente sottolinea come la zona oggetto d'intervento sia divenuta nodale rispetto ai nuovi equilibri di carattere territoriale e sociale che la città dell’Aquila ha acquisito a seguito dello 'sbilanciamento' di uso del suolo che si è venuto a creare a seguito del sisma 6 aprile 2009.
"L’asse stradale di riferimento, divenuto arteria cittadina ed urbanizzata, è la S.S.80 che collega la città con la periferia ovest verso le frazioni di Coppito e Preturo, i Comuni limitrofi di Scoppito, Lucoli e Tornimparte e, non ultimo, l’area industriale, artigianale e commerciale di Pile" si legge nell’analisi progettuale che "muove attraverso considerazioni di varia natura - viene chiarito - di carattere imprenditoriale, sociale ed urbanistico, ritenendo che tali aspetti non possano essere valorizzati-analizzati in forma disgiunta e senza far prevalere un aspetto a scapito di un altro".
Leggiamo ancora: "l'intervento del Progetto C.A.S.E. ha portato alla decentralizzazione di numerose residenze con la conseguente richiesta di servizi non più localizzati in polarità consolidate". Ebbene, l'area di Centi Colella "risulta prossima all’abitato di Coppito ed agli insediamenti C.A.S.E. di Coppito, e sulla direttrice che collega la città alla frazione di Preturo, anch’essa sede di un imponente insediamento C.A.S.E. Secondo il Piano per la Programmazione Urbanistico-Commerciale del Comune dell’Aquila, il terreno ricade nella Zona 3 che coincide con le aree di espansione del capoluogo e presenta caratteristiche che consentono qualsiasi tipo di insediamento poiché è possibile reperire aree idonee alle dotazioni di spazi di parcheggio e di verde pubblico, così come stabilite dalle norme vigenti di settore, ed è possibile implementare i servizi e potenziare le infrastrutture esistenti. Resta perseguibile, dunque, l’obiettivo di utilizzare l’insediamento di strutture commerciali della media distribuzione per migliorare la dotazione di servizi, attrezzature ad uso pubblico e di infrastrutture a servizio della collettività, mediando l’intervento privato di tipo commerciale con le necessità di miglioramento delle dotazioni di pubblico interesse".
E' il succo della convenzione proposta, per intenderci.
Un altro aspetto da sottolineare riguarda l’attuale destinazione "a Direzionale", viene specificato: "bisogna notare come questa stessa destinazione risulti, secondo molti aspetti, satura nel senso che, dati gli insediamenti post-sisma di uffici pubblici e privati comunque distribuiti sul territorio, la disponibilità attuale è di gran lunga superiore alla richiesta. Tenendo conto anche degli aspetti imprenditoriali e di sviluppo della città, attualmente priva di grande attrattività, il commercio resta una delle poche possibilità di crescita anche sotto il punto di vista occupazionale".
Per questo la società committente, "attiva nel settore del commercio da più di venti anni", ha proposto "l’insediamento di nuove strutture commerciali di caratteristiche e dimensioni assimilabili alla media distribuzione, altrimenti non insediabili in zone centrali o semicentrali". Specificando, tra l'altro, che "la scelta non è concorrenziale alle tipiche attività del centro storico e, come già sottolineato, andrà a completare ed implementare le infrastrutture di servizio in un’area attualmente non interessata da interventi di carattere pubblico".
E che dire della prossimità dell’area al pst di Colle Macchione? "Non è da ritenersi elemento inficiante della proposta - sottolinea la società propente - ma, al contrario, dal punto di vista urbanistico, le cessioni di aree previste, con destinazione a verde pubblico attrezzato e parcheggi pubblici, e la loro relativa sistemazione a favore della collettività, consentiranno un arricchimento nonché un’immediata fruizione dell’intera area a valenza naturalistica".
E l'amministrazione?
In sostanza, la Giunta comunale spiega che "la variazione di destinazione d'uso, da direzionale a commerciale, non comporta alterazioni nello strumento urbanistico vigente né carichi urbanistici o pesi insediativi"; d'altra parte, si legge nel deliberato, "nessuna istanza di intervento, compatibile con la destinazione vigente, è stata mai presentata al Comune con la conseguente inattuazione, per tale porzione di territorio, delle disposizioni di piano derivandosi". Risulta, dunque, che la vasta area sia inutilizzata, incidendo così negativamente "sulla programmazione operata dallo strumento urbanistico generale oltre che sulle dotazioni territoriali".
Sia chiaro, parliamo del vecchio piano regolatore, quello vigente per inerzia delle amministrazioni che si sono susseguite negli anni.
C'è stato un utilizzo temporaneo dei terreni interessati dal progetto nel post terremoto, allorquando vennero occupati parzialmente con manufatti provvisori destinati ad ospitare gli Uffici finanziari per il tempo necessario al risanamento strutturale della sede di Villa Gioia; terminata l'emergenza, è stato ripristinato lo stato ante operam delle aree con la completa rimozione dei prefabbricati installati. "Oltre tale temporaneo utilizzo non è mai stata presentata alcuna richiesta per la trasformazione, in via definitivam dei suoli in riferimento, neanche diversa da quella originariamente imposta dallo strumento urbanistico, con la conseguenza che i diritti edificatori attribuiti ben possono essere esplicitati in forma diversa pur restandosi all’interno delle 'attrezzature generali'", sebbene del commercio.
In materia urbanistica, viene ribadito nel provvedimento, "l’interesse pubblico esige che le previsioni del Prg vengano attuate nei modi e nei tempi stabiliti, rendendo così efficace l’azione amministrativa nella sostanziale coincidenza tra l’obiettivo dato e l’obiettivo concretamente raggiunto; le prescrizioni urbanistiche non attuate e che restano lettera morta, in questo senso, non possono considerarsi azione amministrativa efficace poiché inidonee a stimolare e promuovere lo sviluppo economico e sociale del territorio, obiettivo essenziale dell’Ente locale".
Se non fosse che il piano regolatore risale ad oltre quarant'anni fa, e di certo si era dato obiettivi che non coincidono più con le esigenze di una città che, da allora, è molto cambiata, e che è stata stravolta da un terremoto.
Tuttavia, chiarisce la Giunta, "il Comune dell’Aquila, per la ricostruzione post sisma, ha tra i suoi obiettivi la risoluzione delle problematiche inerenti la dotazione nel territorio di attrezzature del terziario in uno con la rivitalizzazione delle attività preesistenti, base di riferimento per il rilancio economico del territorio". E dunque, "la localizzazione di funzioni di 'rilievo', nel rispetto delle scelte pianificatorie, può contribuire in modo rilevante al rilancio socio- economico dell’area urbana".
Per queste ragioni, è stato votato il via libera al parco commerciale di Centi Colella riconoscendo alla richiesta della società 'Ventuno srl' "il carattere di interesse generale, in quanto tendente ad operare su un patrimonio edilizio destinato ad ospitare attività commerciali, strutture da annoverare tra quelle produttive costituenti la struttura portante di ogni comunità".
Sinistra Italiana: "La pianificazione non è di casa in Consiglio comunale"
"Da circa due anni, ormai è una realtà, la pianificazione non è di casa in Consiglio Comunale. Non è di casa il nuovo piano regolatore, non è di casa una nuova strategia sul territorio, non è di casa un dibattito sul lavoro svolto dalla passata amministrazione, mai giudicato perché mai valutato. Un territorio abbandonato a se stesso dove il massimo che si può fare è raccogliere i frutti marci di uno strumento urbanistico vecchio di quarant'anni, come accade con la proposta di realizzare un edificio commerciale in località Centi Colella. Certo che si può fare, bene fa l'imprenditore. Ma è ancora attuale quella previsione?".
A chiederselo sono Pierluigi Iannarelli ed Enrico Perilli di Sinistra Italiana.
"E' attuale approvare in quel luogo una trasformazione in commerciale? Questo dovrà domandarsi il Consiglio Comunale cui è riservata la discrezionalità assoluta in materia di variazioni ex art. 31, in particolare quando si tratti di trasformazioni in commerciale. Più semplicemente, il Consiglio Comunale deve riconoscerne l'interesse pubblico. Per farlo ci aspettiamo che il dibattito consiliare non si riduca alla paletta alzata ma che valuti effettivamente l'interesse pubblico della proposta rispondendo, o almeno ponendosi, alcune domande come queste:
- è opportuno insediare un nuovo, grande edificio commerciale (una media distribuzione per 2500 mq più tre esercizi di vicinato per 775 mq) in una zona già adeguatamente servita di tali funzioni?
- è opportuno localizzarlo in un ambito urbano la cui evidente vocazione, oggi, è quella dei servizi di qualità, dello sport e del verde attrezzato, di basso impatto insediativo?
- perché una variazione sempre e solo verso il commerciale, considerando che le destinazioni d'uso conseguibili possono essere anche ricreative, sportive, culturali, ecc., dunque più coerenti con la suddetta vocazione?
- la scelta è coerente, o perlomeno si è confrontata con la strategia dell'Ente sulla rivitalizzazione del centro storico, se esiste? Si sa di che tipo di esercizio commerciale si tratta? E' fondamentale chiederselo in un momento così delicato per il rilancio del centro storico. Altra cosa sarebbe il solito aggregato di negozi, altra un supermercato, altra l'insediamento di un noto marchio. Insomma questa scelta è in grado di produrre un effetto attrattivo anche per il centro storico e la città in generale?
- le opere pubbliche da realizzare a standard – che con interventi del genere sono in grado di dare un contributo strategico a un intero ambito urbano a seconda della loro sistemazione e localizzazione – sono state valutate al di là del mero rispetto del dimensionamento minimo e delle prescrizioni del codice della strada?"
Non è semplice attuazione della norma, chiariscono Iannarelli e Perilli. "Il Consiglio (e prima di lui la Commissione Territorio) può, anzi deve discuterne, deve indirizzare, deve scegliere. Questa è pianificazione. Certo servirebbe uno strumento urbanistico attuale, ma in ogni caso, anzi forse a maggior ragione è necessaria attenzione, capacità di lettura integrata che valuti l'intervento nel suo contesto e non solo in base alla sua sola destinazione d'uso e a un comma di norme tecniche preistoriche. Che comunque, per quanto preistoriche, lasciano al Consiglio l'ultima parola".
L'Amministrazione Biondi ha perso una grande occasione, per sé e per la città, non portando a casa un piano regolatore che aspettava solo la fase delle scelte. "Intanto la pianificazione è tornata ad essere la vecchia e cara urbanistica attuativa, fatta di vecchie, care delibere di deroga e di variante, come nel pre-sisma. In compenso ha cambiato nome, se n'è scelto uno ambizioso, Rigenerazione urbana, Mobilità e Sviluppo, ma in quasi due anni nessuno ha visto alcun atto di rigenerazione, men che mai di sviluppo, mentre il progetto della mobilità si muove senza coordinarsi con la ripianificazione del territorio. Sarà a causa di questo vuoto di idee e di processi che il Sindaco ha deciso di trasformare una commissione nata per valutare i progetti di arredo urbano in un gruppo di progettazione, a trazione Università, che sta lavorando su ipotesi progettuali di aree complesse della città. Magari se le rivenderà al decennale, belle tavole a colori, ma è una pericolosa scorciatoia, qualcuno presenterà comunque il conto perché niente si fa per niente, e intanto ha già prodotto i suoi frutti amari, ha sottratto all'amministrazione il suo diritto/dovere di autodeterminarsi nelle scelte che riguardano il territorio, ha disperso competenze ed energie interne, non è stata in grado di aprire un dibattito culturale in città".