Martedì, 05 Marzo 2019 12:30

Otto marzo: anche a L'Aquila lo sciopero globale delle donne

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L’otto marzo anche L’Aquila aderisce allo sciopero globale transfemminista.

A promuovere il corteo quest'anno più di quindici associazioni e collettivi a dimostrazione del lavoro quotidiano sul territorio: Collettivo Fuori Genere, 3e32/Casematte, Link Studenti Indipendenti L'Aquila, UDS L'Aquila, Rete della conoscenza L'Aquila, UDU L'Aquila, Casa delle donne L'Aquila, Caffè Letterario, GreenPeace gruppo locale L'Aquila, Ass. Arti e spettacolo, Murgasasò Teramo, UDU Teramo, Ass. Presenza Femminista - Avezzano, Centro Antiviolenza e Casa delle Donne Marsica,Collettivo Studentesco Sulmona, AltreMenti Valle Peligna, Associazione Ubuntu Onlus - Sulmona.

Uno sciopero, scrivono gli organizzatori in una nota, per dire no "al disegno di legge Pillon e allo svuotamento progressivo e velocissimo della legge per il diritto all’aborto. Diremo no allo sfruttamento, alla violenza, alle minacce, ai ricatti e alle discriminazioni che subiamo da sempre nel mondo del lavoro e a chi ci vuole solo madri, rendendo incompatibile la vita professionale con la maternità".  

L’appuntamento è alle 15:30 presso la rotatoria dello stadio Fattori per un sit-in che precederà il corteo con partenza alle 16:30 dalla Fontana Luminosa.

La nota completa

Venerdì otto marzo sciopereremo e scenderemo in strada contro gli attacchi sempre più violenti ai nostri corpi e alle nostre vite.

Diremo un no forte e chiaro a Pillon e a tutta la lobby cattolica e misogina di cui sono espressione lui e il suo disegno di legge. Non accetteremo una legge che ostacola il divorzio, che sottovaluta, quasi fino a negarla, l’esistenza di un fenomeno che è, ormai, quasi una piaga: la violenza domestica. Non accetteremo che possa essere istituzionalizzata una fantomatica sindrome, la PAS (sindrome di alienazione parentale), non riconosciuta a livello scientifico e che mira a dipingere le donne come streghe manipolatrici. Non accetteremo mai che questa guerra contro noi faccia come prime vittime le bambine e i bambini, che con questo disegno di legge passerebbero ad essere da soggetti di diritto ad oggetti. Non accetteremo mai un disegno di legge che mistifica la realtà sociale ed economica in cui viviamo.

Diremo un no forte e chiaro allo svuotamento progressivo e velocissimo della legge per il diritto all’aborto, la 194, inapplicata sulla maggior parte del territorio nazionale a causa del ricorso massiccio all’obiezione di coscienza e alla complicità dei governi che da anni, nelle relazioni annuali, contro ogni evidenza, continuano ad affermare che il diritto è garantito.
 
Diremo un no forte e chiaro a chi ci vuole solo madri, rendendo incompatibile la vita professionale con la maternità: la legge che “permette” alle donne incinte di restare al lavoro fino al nono mese di gravidanza si muove esattamente in questo senso. Non cadremo nella trappola di chi ci vuole madri ma ci ostacola in tutti i modi privandoci dei servizi essenziali come i consultori e i punti nascita.
 
Diremo no allo sfruttamento, alla violenza, alle minacce, ai ricatti e alle discriminazioni che subiamo da sempre nel mondo del lavoro.

Diremo no a chi ci usa per giustificare misure razziste e securitarie e poi lavora per toglierci l’autonomia, nega la violenza, agisce per realizzare il disegno di una società basata sul nucleo fondamentale e indissolubile della famiglia tradizionale, riportandoci ad un mondo fatto solo di due sessi, ordinati in maniera gerarchica, negando e criminalizzando tutte differenze di cui, invece e per fortuna, il mondo è stracolmo. Non accetteremo più che i luoghi della formazione diventino veicolo di stereotipi  e discriminazioni di genere, proponendo didattiche machiste e sessiste.
 
Diremo quello che invece vogliamo: consapevolezza, diritti, servizi, autonomia, lotta alla violenza, libertà per gli spazi sociali, cultura, educazione alle differenze, educazione sessuale e all’affettività all’interno delle scuole, fondi e mezzi per i centri antiviolenza, una politica per l’accoglienza contro lo sfruttamento dei più deboli, dei poveri e della terra.

Vogliamo un mondo diverso e più giusto.

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