Mercoledì, 27 Marzo 2019 02:22

Decennale, ricostruzione beni culturali: tempi ancora (molto) lunghi per Forte Spagnolo, S. Massimo e per tre delle quattro chiese capo quarto

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Poco più di due settimane fa, il Segretario regionale ai beni culturali Stefano D’Amico e il direttore della Soprintendenza unica del Cratere Alessandra Vittorini hanno fatto il punto sullo stato dell’arte della ricostruzione dei beni culturali a dieci anni dal sisma.

248 interventi finanziati, di cui 113 ultimati, per un totale di 225,9 milioni di euro. E’ questo il bilancio delineato dai due dirigenti. Un dato che si può leggere in diversi modi, a seconda che si veda il bicchiere mezzo pieno – guardando agli interventi conclusi - o mezzo vuoto – soffermandosi su quelli non ancora avviati, ben 116.

In questi dieci anni sono stati riconsegnati alla collettività monumenti che racchiudono un pezzo importante di storia e identità della città: su tutti le chiese di S. Maria di Collemaggio, S. giuseppe Artigiano e delle Anime Sante, l'Oratorio di S. Giuseppe de' Minimi, le 99 Cannelle.

A breve, questione di pochi mesi, come anticipato sempre da Vittorini e D’Amico l’11 marzo, saranno ultimati i lavori anche a S. Silvestro e al Teatro S. Filippo.

Bisognerà aspettare ancora un po’, invece, per veder completati altri sei monumenti, sei fondamentali tasselli dall’alto valore storico, simbolico e identitario.

Parliamo delle quattro chiese capo quarto – S. Pietro a Coppito, S. Maria Paganica, S. Giusta e S. Marciano – del Forte Spagnolo e della cattedrale di S. Massimo.

Solo per uno di essi – S. Pietro – l’attesa non si prospetta molto lunga.

Ecco un quadro riassuntivo.

Forte Spagnolo

Per il Forte Spagnolo sono stai stanziati, complessivamente, 14 milioni di euro (delibera Cipe 135/2012). I lavori, divisi in più lotti, sono in corso. Attualmente risulta in fase di completamento l’ala sud e sud-est. Un anno fa, è stata chiesta una variante urgente a causa del cattivo stato in cui versavano i pilastri del cortile interno, lì dove si trovavano gli uffici della Soprintendenza e del Ministero dei beni culturali, in assoluto la parte più colpita di tutto l'edificio. Al momento, però, afferma il Segretario regionale Stefano D’Amico, non è possibile fare previsioni precise sulla fine dei lavori. Il proposito è quello di riportare gli uffici Mibac dentro il Forte entro il 2022.

S. Maria Paganica

Un progetto di restauro e consolidamento è stato depositato al Segretariato regionale dell’Abruzzo diverso tempo fa. E’ un progetto già esecutivo, fatto fare dalla Curia, proprietaria dell’edificio, a un gruppo di progettisti non aquilani prima che una norma dell’agosto del 2015 stabilisse che anche le chiese, a meno che non fossero parte di un aggregato privato, dovessero essere equiparate a edifici pubblici e dunque essere trattate, per ciò che concerne gli appalti, come tali. Un successivo parere dell’Avvocatura di Stato ha poi stabilito che se prima di quella data erano già stati presentati, in via più o meno ufficiale, progetti dotati di una fattibilità tecnica e finanziaria, si poteva procedere con quelli, andando in deroga.

S. Maria Paganica rientra proprio in questa fattispecie. Per i lavori, è stato calcolato, servirebbero circa 20 milioni di euro. Soldi che però non ci sono.

Per questo, il Segretariato ha proposto alla Curia di rimodulare il finanziamento da 30 milioni di euro previsto dal Fondo di sviluppo e coesione per il centro storico dell’Aquila. La ripartizione originaria prevedeva che 25 milioni andassero a S. Massimo e 5 alle mura. Il Segretariato ha proposto di stornare 7 dei 25 milioni destinati al Duomo a S. Maria Paganica, per avviare almeno i lavori del primo lotto. La Curia è d’accordo ma prima bisognerà formalizzare tutto in una convenzione. Nel frattempo, dovranno essere rilasciati il parere della Soprintendenza, la verifica del progetto esecutivo e l’autorizzazione antisismica del Genio civile. Tutte istruttorie che di solito richiedono tempi molto lunghi. Con un certo ottimismo, i lavori (del primo lotto) potrebbero essere appaltati tra una decina di mesi.

S. Giusta

E’ la chiesa sulla quale si è mosso poco o niente. C’è stato un finanziamento di 2 milioni di euro stanziato dal Cipe (delibera 77/2015) ma è servito solo per realizzare interventi di somma urgenza. Quel plafond, peraltro, non è stato esaurito - anche perché, per legge, le opere di messa in sicurezza non possono superare i 300mila euro - ma al momento non risulta che ci siano né un progetto preliminare né uno studio di fattibilità. C’è, insomma, una situazione di stallo pressoché totale.

S. Pietro a Coppito

I lavori – costati 4,7 milioni di euro (delibera Cipe 77/2015) - sono quasi conclusi. La chiesa potrebbe essere restituita alla collettività già entro la fine del 2019.

S. Marciano

I lavori sono stati suddivisi in due lotti: il primo, da un milione di euro, è stato finanziato con la Cipe 77/2015. A valere su queste risorse, sono stati eseguiti lavori di somma urgenza. Ci sono ancora risorse residue pari a 700mila euro. Un secondo lotto da 1,3 milioni è stato inserito nella Cipe 112/2017. Anche per S. Marciano, tuttavia, c’è ancora da individuare il rup e non c’è ancora né una progettazione preliminare né un progetto di fattibilità tecnico/economica.

S. Massimo

E’ stato recepito, come per S. Maria Paganica, un progetto esecutivo commissionato dalla Curia, che però prevede importi molto alti, sui 35 milioni di euro. Ci sarebbe un finanziamento da 25 milioni di euro ma il Segretariato ha proposto di stornarne 7 per avviare i lavori a S. Maria Pagania (vedi sopra). In questo momento, dunque, le coperture a disposizione ammonterebbero “solo” a 18 milioni. Soldi che comunque devono essere ancora assegnati e con i quali il Segretariato ha suggerito di realizzare un primo intervento di rifacimento del coro e del transetto sinistro, per ridare alla chiesa almeno una copertura ed evitare che pioggia, neve e altri agenti atmosferici continuino a rovinare quel che è rimasto dell’interno.

Ultima modifica il Mercoledì, 27 Marzo 2019 08:36

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