Confusione normativa, contenziosi infiniti, procedure bizantine, frammentazione e sovrapposizione di competenze.
Sono queste le cause principali che, all’Aquila e negli altri Comuni del Cratere, stanno rallentando la ricostruzione pubblica, il vero tallone d’Achille di questi dieci anni di post-terremoto.
Il ritardo accumulato rispetto alla ricostruzione privata ormai è talmente ampio che, ha detto l’ex dirigente comunale Vittorio Fabrizi, da pochi giorni divenuto assessore con delega proprio alla ricostruzione pubblica, di questo passo ci vorranno almeno altri dieci anni e altri miliardi di euro di finanziamenti per completare l’opera.
Ma è proprio vero che è tutto fermo? In realtà no. Fermi sono i cantieri, non le procedure e i progetti, che, sebbene a fatica, vanno avanti.
“Le pratiche che seguiamo sono una cinquantina” afferma il Provveditorato alle Opere pubbliche di Lazio, Abruzzo e Sardegna, articolazione territoriale del ministero dei Trasporti, la principale stazione appaltante della ricostruzione pubblica “e i procedimenti sono tutti aperti e avviati”.
Perché, allora, questo stallo?
Primo perché le norme - leggi: il nuovo codice degli appalti, entrato in vigore nel 2016 – hanno introdotto una quantità di adempimenti in più che prima non c’erano e che richiedono tempi tecnici incomprimibili per poter essere espletati. In secondo luogo, perché la proprietà di molti edifici pubblici è frazionata, in capo a più enti, e mettere d’accordo questi ultimi non è semplice. Infine, perché basta un ricorso al Tar da parte di una ditta esclusa da una gara per bloccare per anni un cantiere.
E poi c’è sempre il solito problema del personale, che manca ed è scarso rispetto alle esigenze. Basti pensare che, dopo il concorsone Ripam, al Provveditorato non è stato destinato nemmeno un funzionario tecnico o amministrativo in più, nonostante molti vincitori siano stati assunti proprio dal ministero dei Trasporti. Per fortuna, a mettere una pezza sono arrivati sei tra ingegneri, architetti e tecnici, che erano stati assegnati alla provincia dell’Aquila e che, dopo lo smantellamento delle province voluto dalla legge Delrio, hanno deciso di cambiare aria. Forze fresche, che però non sono sufficienti a smaltire tutto il lavoro, perché poi oltre alle pratiche collegate al terremoto c’è da fare tutto l’ordinario (il Provveditorato è un ufficio regionale). Ed entro la fine del 2019 la pianta organica subirà un ulteriore ridimensionamento, visto che andranno in pensione 4 funzionari tecnici.
Per avere un’idea di quanto possa essere lungo e arzigogolato l’iter che porta all’affidamento di una gara, basta raccontare la storia dell’aggregato dei Quattro Cantoni, il cosiddetto Palazzo del Convitto.
Insieme al complesso del S. Salvatore, è l’aggregato pubblico più grande della città: 16mila metri quadri, di proprietà di Provincia e Convitto (e in minima parte anche della Camera di Commercio). Un importo lavori di 30 milioni di euro.
Attualmente si sta terminando la procedura di verifica della progettazione esecutiva del primo stralcio (che comprende i locali della biblioteca Tommasi, il vecchio liceo classico, la Camera di commercio, il bar Eden e la chiesa dell’Immacolata Concezione: totale, 15 milioni di euro), il cui bando è stato vinto dal noto studio di architettura di Milano “Gae Aulenti”. Una volta ultimata questa fase, si potrà procedere con la gara d'appalto per i lavori.
Per arrivare ad affidare la progettazione esecutiva si è dovuti passare per un doppio ricorso, al Tar e al Consiglio di Stato, inoltrato dalla società arrivata seconda, e si è dovuto trovare un accordo sulla destinazione d’uso e la riassegnazione degli spazi tra i vari entri proprietari, che hanno detto, comunque, di voler tornare dove erano prima (eccezion fatta per le classi del Cotugno).
Dato che per anni è sembrato che si fosse bloccato tutto, un privato ha anche provato a proporre un project financing per una parte dei locali del Convitto. L’idea era quella di trasformarli in locali commerciali ma la proposta è morta sul nascere.
Una vicenda non troppo dissimile da quella del Palazzo del Convitto ha riguardato anche il convento della chiesa di S. Maria di Collemaggio. Proprietà divisa (in questo caso tra Provincia e Asl), un progetto esecutivo che vinto da una ditta ma bloccato da un ricorso al Tar (poi respinto). L’appalto integrato (12 milioni di euro di importo) alla fine è stato vinto dalla ditta Donati di Roma. I lavori, una vola partiti, dovrebbero concludersi nell’arco di un paio d’anni.
E di 12 milioni di euro è anche l’importo dei lavori di ristrutturazione del vecchio edificio di ingegneria, la ex colonia montana costruita durante il fascismo, gioiello dell’architettura razionalista. C’è persino chi aveva proposto di abbatterlo e ricostruirlo, opzione subito scartata, anche perché il cemento sembra aver resistito bene.
Altro edificio storico la cui ricostruzione è gestita dal Provveditorato alle Opere Pubbliche è la scuola De Amicis. I lavori (9 milioni di euro), affidati prima alla Mgm di Latina e poi al Consorzio Sei di Roma, sono partiti: attualmente si sta mettendo in sicurezza lo stabile per poterne permettere la cantierizzazione. Presto sarà montata anche la gru ma prima c’è da smaltire vecchi materiali, come un serbatoio per il gasoli, e da svolgere tutti lavori di architettura preventiva.. Al momento non è possibile fare una previsione su quanto l'edificio sarà riconsegnato alla città. Il Comune dovrà decidere, ne frattempo, cosa farci. Non è un mistero che l'immobile non tornerà a ospitare la scuola.
Dove, invece, dovremmo rivedere classi e alunni è nell’edificio dell’ex Liceo sicentifio di via Maiella. Di proprietà del Comune dell’Aquila, è il Provveditorato a gestirlo. Deve essere redatto il progetto esecutivo, per ristrutturare l’intero complesso ci sono oltre 5 milioni di euro già disponibili; ma è probabile che servirà un altro milione e 700mila euro qualora la destinazione d’uso, come sembra, cambierà, per passare da direzionale a scolastico. Stando a quanto appreso, ci sarebbe già un intesa di massima, ancora informale, per portare a via Maiella la scuola media Carducci.
Altri edifici e aggregati di competenza del Provveditorato sono l’ex distretto militare e il convento di S. Bernardino (35 milioni di euro); l’ex facoltà di Economia a Roio (5 milioni di euro, è in corso la progettazione esecutiva); l’ex Prefettura (17 milioni di euro, i lavori sono in corso ma stanno scontando forti ritardi a causa di alcuni ritrovamenti effettuati); Palazzo Carli (30 milioni di euro).
E a proposito di università, sarà sempre il Provveditorato, al quale, tra l’altro, il Comune ha delegato la ricostruzione di una parte delle scuole inagibili, la stazione appaltante di tutti gli interventi di recupero dell’edilizia universitaria.