Lunedì, 20 Maggio 2019 15:27

Indice della salute, Pescara tra le province più 'sane' d'Italia: L'Aquila al 59esimo posto. Il commento del sindaco Biondi

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L'incidenza delle malattie sul territorio, la possibilità di curarle attraverso i farmaci; e ancora, l’accesso alle cure e la disponibilità di personale specializzato, dall'infanzia alla vecchiaia. Oppure, la necessità di spostarsi altrove.

Dall’incrocio di ben 12 indicatori è nato l’Indice della salute del Sole 24 Ore che incorona Bolzano come provincia più “sana” d’Italia, seguita da Pescara, Nuoro e Sassari. E, di contro, assegna la maglia nera a Rieti, con Alessandria e Rovigo rispettivamente penultima e terzultima tra le 107 province. Milano, Cagliari e Firenze sono le uniche grandi città nella top ten.

La classifica finale - seconda tappa di avvicinamento all’edizione della Qualità della Vita 2019, nel trentesimo anniversario dell’indagine che misura i livelli di benessere del territorio - è il risultato della media dei punteggi ottenuti dai diversi territori nei singoli indicatori. Che, a loro volta, incarnano tre aspetti fondamentali della salute:

  • performance demografiche registrate negli ultimi anni (ad esempio, l’incremento della speranza di vita alla nascita);
  • fenomeni socio-sanitari (come la mortalità annua per tumore e per infarto e il consumo di farmaci); 
  • livelli di accesso ai servizi sanitari (dall'emigrazione ospedaliera alla disponibilità di posti letto e di medici).

I dati più positivi, in generale, arrivano dalle province del Trentino Alto Adige, seguite dalla Sardegna e dalla Lombardia, mentre le performance più negative, sempre su base regionale, sono quelle di Lazio, Basilicata e Campania.

La situazione delle province abruzzesi

Inatteso, per certi versi, il risultato della provincia di Pescara, la seconda più sana in Italia, subito dietro Bolzano. Seguono la provincia di Chieti al 44esimo posto e la provincia dell'Aquila al 59esimo. Chiude la provincia di Teramo all'82esimo posto.

Analizzando i diversi indicatori, emerge come la provincia dell'Aquila registri un basso di tasso di mortalità (standardizzato per 10mila abitanti), issandosi al 13esimo posto tra le migliori province italiane; Pescara è al 34esimo posto, Teramo al 51esimo posto e Chieti al 57esimo. A leggere i dati del tasso di mortalità per tumore (morti ogni 1000 abitanti nel periodo 2012/2016), al contrario, la provincia dell'Aquila precipita al 94esimo posto, con numeri piuttosto allarmanti: Pescara, invece, è al 23esimo posto, Teramo al 35esimo e Chieti al 34esimo. Nell'aquilano è alto anche il tasso di mortalità per infarto miocardico acuto: la provincia si attesta all'86esimo posto; Teramo è al 29esimo posto, Pescara al 40esimo, Chieti addirittura al 105° con una performance preoccupante.

Stando all'aumento della speranza di vita, all'incremento, cioé, dell'età attesa alla nascita, la provincia dell'Aquila fa registrare il miglior risultato in Regione, con il 39° posto: seguono Pescara (65°), Chieti (85°) e Teramo (95°), tra le peggiori province italiane. 

A guardare le performance sui consumi di farmaci, si evidenzia come in provincia dell'Aquila sia piuttosto alto quello dei medicamenti per la cura di Asma e Bpco (63° posto); fa peggio soltanto la provincia di Teramo, al 67esimo posto: Pescara si attesta al 29esimo posto, Chieti al 30°. Al contrario, nell'aquilano - in media - si consumano poche unità pro capite di farmaci per curare il diabete (28esimo posto): fa meglio Pescara, al 19esimo posto, peggio le province di Teramo (47esimo) e Chieti (51esimo). Stando alle cura dell'ipertensione, infine, L'Aquila è la provincia dove si consumano più farmaci: 61esimo posto. Anche per questioni climatiche, Pescara è al settimo posto, tra le province italiane dove si consumano meno medicamenti per curare l'elevata pressione nel sangue: Chieti è al 40esimo posto, Teramo al 44esimo. 

Altre performance, la disponibilità di medici: ebbene, L'Aquila è tra le prime province in Italia per numero di medici di base e geriatri ogni mille abitanti (si piazza, rispettivamente, al 28esimo e al 24esimo posto). Male, invece, i dati sulla disponibilità di pediatri: 70esimo posto. La provincia di Pescara è tra le primissime per medici di base (6° posto) e geriatri (5° posto): positivi anche i riscontri sulla presenza di pediatri, con la provincia al 22esimo posto. Nel teramano non mancano medici di base (27esimo posto), ma sono pochi - stimati sui 1000 abitanti - i pediatri (60° posto) e, soprattutto, i geriatri (addirittura al 105° posto). Assai positivi i dati della provincia di Chieti: la provincia si piazza all'11° posto per medici di base, al 12° per pediatri e svetta al 4° posto per numero di geriatri rispetto ai residenti. 

Ultimi due indicatori, assolutamente interessanti: la provincia dell'Aquila è tra le peggiori in Italia - fa peggio soltanto la provincia di Isernia - per emigrazione ospedaliera, e cioé per numero di pazienti dimessi da ospedali fuori regione e, quindi, 'costretti' a farsi curare lontano da casa. Il fenomeno, come dimostrano le ultime dieci classificate, interessa principalmente le province del Centro (Abruzzo, Lazio) e Sud (Basilicata, Calabria e Molise). Chi, invece, non si muove, sono i lombardi: le prime sei posizioni sono occupate da Bergamo, Sondrio, Lecco, Como, Monza e Brescia. Milano è “solo” undicesima, dietro tre province dell'Emilia-Romagna (Ravenna, Forlì-Cesena, Bologna) e Cuneo. 

Vanno meglio le cose in provincia di Pescara, sebbene si piazzi sotto la media nazionale al 69esimo posto; male invece Teramo (101esimo posto) e Chieti (89esimo): si tratta di dati che andrebbero approfonditi con attenzione. 

E poi c'è la ricettività ospedaliera, e cioé il numero dei posti letto ogni mille abitanti: qui, la provincia dell'Aquila fa registrare una performance tra le migliori d'Italia, al 4° posto generale, il che rende ancor più preoccupante il dato sull'emigrazione; Pescara è al 23esimo posto, Chieti evidenzia numeri assolutamente negativi, al 77esimo posto, e fa persino peggio Teramo che scivola all'82esimo posto.

Soffrono le aree interne

In generale, tra i fenomeni evidenziati dalla classifica nel suo complesso, emerge una netta differenza non tanto tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne, cioè quelle più distanti dai servizi essenziali. A partire dai dati demografici su mortalità e speranza di vita: "Mi preoccupa il trend generale: da anni si consolida in negativo - spiega al Sole 24 Ore Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva - e in futuro potremmo avere risultati ancora peggiori per la scarsa capacità di programmazione di alcune aree e per il naturale invecchiamento della popolazione che richiede una diversa organizzazione dei servizi".

Gli abitanti delle aree interne, al netto di qualche centro di eccellenza, sembrano avere meno accesso alle cure: "Con trasporti limitati e infrastrutture spesso vecchie, diventa complesso sostenere spostamenti fino a 100 km come previsto dalla normativa. L'organizzazione è troppo rarefatta", dice Gaudioso.

Il commento del sindaco dell'Aquila Biondi

"Lo studio sulla qualità della salute e dei servizi sanitari nelle province italiane cristallizza una realtà che, verificata dai dati (oggettivi ma su quali è sempre possibile aprire una discussione) inizia ormai ad essere evidente anche nelle regioni, almeno nell'immaginario collettivo, più virtuose: il divario tra aree le aree interne e quelle metropolitane o costiere".

Lo dichiara il sindaco del capoluogo e presidente del Comitato ristretto dei sindaci della Asl della provincia dell'Aquila, Pierluigi Biondi.

"Un gap noto da tempo in Abruzzo, che la classe dirigente e politica, tutta, ha il dovere morale di colmare per non amplificare ulteriormente differenze già ben delineate  e marcate dall'orografia dei territori. Tra i fattori che incidono, negativamente, sull'affanno del sistema sanitario della provincia aquilana il gradino più alto del podio lo conquista, ma non c'è nulla da esultare, l'ormai cronica carenza di personale".

Una questione aperta ormai da anni, che con i pensionamenti previsti e quelli in arrivo con la cosiddetta 'quota cento', rischia di far saltare il banco e mettere a rischio l'offerta sanitaria soprattutto nelle aree più disagiate di questa terra. "La Regione, dopo un periodo di assestamento legato al cambio di maggioranza, mi auguro proceda al più presto all'espletamento delle procedure selettive per attuare un piano assunzionale che potrebbe, almeno in parte, aiutare il personale medico e quello sanitario attualmente in servizio a continuare a garantire cure di qualità ai cittadini.Un processo per il quale inizia a non essere più rinviabile il progetto per l'istituzione di un Dea di secondo livello tra i presìdi ospedalieri dell'Aquila e di Teramo, già adesso complementari per alcuni tipi di specialità, come la Terapia intensiva neonatale e la radiologia interventistica oppure la cardiochirurgia o la chirurgia toracica".

"Queste due azioni, unite ai progressi attesi con la telemedicina, per il quale il 5G che si sta sperimentando in città risulterà decisivo, potrebbero rilevarsi utili, se non determinanti, per il riequilibrio del sistema sanitario abruzzese. Un risultato necessario non per scalare posti in classifiche che lasciano il tempo che trovano, quanto, piuttosto, per arginare il rischio di spopolamento delle aree interne" conclude Biondi.

Ultima modifica il Martedì, 21 Maggio 2019 19:52

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