A pochi giorni dall'accordo che ha scongiurato la chiusura del traforo del Gran Sasso e che, in attesa dei lavori di messa in sicurezza, ha definito un modello di circolazione progettato per ridurre al minimo il rischio di incidenti, l'Associazione piccole medie imprese della Provincia dell'Aquila (Apindustria) torna sulla vicenda mettendo in evidenza tutte le criticità delle prescrizioni (dalla riduzione delle corsie al limite di velocità di 60km/h per tutti i veicoli con divieto di sorpasso) frutto dell'accordo.
Il comunicato di Apindustria
Tutto come previsto nella querelle della chiusura del traforo del Gran Sasso, molto rumore, grandi proclami, prese di posizione più o meno stizzite e poi il nulla.
Che il traforo non sarebbe stato chiuso lo sapevano tutti, anche il Gruppo Toto, che era a conoscenza delle varie denunce predisposte da varie parti (tra le quali noi) per interruzione di pubblico servizio, ma il ricatto messo in atto dalla spregiudicata gestione di Strada dei Parchi, complice l’inefficienza atavica del Ministero dei Trasporti, ha funzionato.
Il protocollo firmato per “scongiurare” il peggio lasciava in capo al gestore la possibilità di mettere in campo un piano di limitazione del traffico autostradale e così, senza che si sia ancora compreso il nesso tra la circolazione dei veicoli e lo sversamento nelle acque sottostanti, si è subito proceduto alla riduzione delle corsie ed al limite di 60 km/h a tempo indeterminato.
Già, indeterminato perché nel frattempo non si è ancora provveduto né allo stanziamento dei previsti 170 milioni per la messa in sicurezza né ad un cronoprogramma che possa dare certezze all’utenza, ma questo per il Gruppo Toto non conta, dato che il risultato di trasferire ogni responsabilità in capo allo Stato è pienamente riuscito.
Nonostante ciò assistiamo alle entusiastiche dichiarazioni di politici locali di tutto l’arco costituzionale, ma governative in particolare, che rivendicano l’ottimo risultato raggiunto, che nei fatti consiste nell’aver risolto un problema inesistente, creato ad arte da Strada dei Parchi, senza aver nemmeno avuto la forza di ripristinare la situazione quo ante.
L’impatto delle inevitabili lunghissime code che si possono prevedere a ridosso dell’estate che, prima o poi, arriverà sarà devastante producendo certamente danni economici notevolissimi (come la scelta turistica del versante tirrenico in alternativa all’adriatico, ritardi nelle consegne di merci e nel trasporto di pendolari e studenti, ecc.) senza che nessuno paghi per questa irresponsabile vicenda.
Torniamo a ribadire che a fronte del ricatto subito è assolutamente opportuno avviare con il Ministero dei Trasporti una fase di studio per procedere ad azioni che consentano la revoca della concessione a Strada dei Parchi ed alla successiva predisposizione di un nuovo bando aperto al miglior offerente, non ad assegnazione privilegiata come per l’attuale gestore, nel quale si tratterà anche la materia del pedaggio autostradale che, del prossimo giugno, per chi l’avesse dimenticato, tornerà ad aumentare del 20%.
In ultimo chiediamo, proprio nel merito, che il Governo imponga al gestore la diminuzione del costo di percorrenza del traforo fino alla riapertura totale delle corsie dato che, dallo scorso 20 maggio, non si tratta più di una strada a percorrenza veloce pertanto l’esborso non trova più alcuna giustificazione.