Una legge del 1998 stabilisce che i Comuni debbano dare ai cittadini che ne facciano richiesta, stante la presenza di determinati requisiti, la possibilità di trasformare in diritto di proprietà le aree comprese nei Piani di Edilizia Economica e Popolare (i cosiddetti P.E.E.P.) assegnate dagli stessi Comuni in diritto di superficie.
Secondo il consigliere comunale dell'Idv-L'Aquila Oggi Angelo Mancini, il Comune dell'Aquila sarebbe in netto e colpevole ritardo nella normazione di questo complicato settore.
Mancini, in una conferenza stampa, ha parlato di una trentina di casi - riguardanti altrettante cooperative - per i quali il Comune non avrebbe esaminato le pratiche di richiesta di trasformazione del diritto di superificie in diritto di proprietà.
A essere precisi, ha affermato il consigliere, i casi appartengono a due tipologie: "Le cooperative che hanno avuto le aree solo in diritto di superficie e hanno chiesto di poterle acquistare; e quelle che prima hanno acquistato regolarmente le aree e poi, per colpa di un regolamento assurdo, sono state costrette a cederle un'altra volta al Comune, che ha poi provveduto di nuovo a restituirle in diritto di superficie".
Insomma, un vero pastrocchio, che sta danneggiando sia i cittadini che l'ente comunale. I primi, infatti, o non hanno potuto convertire il diritto di superficie in quello di proprietà o si sono ritrovanti proprietari delle proprie abitazioni ma non dei terreni su cui queste erano state costruite; il Comune, dal canto suo, non solo ha creato un'impasse amministrativa ma non ha incassato i soldi dei pagamenti per l'acquisizione dei diritti di proprietà, una cifra che i tecnici hanno stimato essere di circa 10 milioni di euro.
"Inutile dire" ha dichiarato Macini "cosa significherebbe, in termini di bilancio, incassare quei soldi: vorrebbe dire, ad esempio, poter tenere basse le tasse o addirittura diminuirle".
"Perché non si risolve il problema?" ha spiegato Mancini "Perché circa 10 anni fa si decise che l'esame di queste pratiche dovesse andare in capo all'urbanistica. All'epoca, insieme all'assessore competente, proposi di trasferirle al settore patrimonio, in modo che l'ente locale avrebbe dovuto solo valutare il prezzo delle aree, moltiplicarlo per i metri quadri e dire ai proprietari quanto avrebbero dovuto pagare".
"Oggi" ha proseguito Mancini "succede che i tecnici dell'ufficio patrimonio debbano recarsi nel settore urbanistica per poter vedere le pratiche. Non sarebbe più semplice fare delle fotocopie autenticate, in modo che il settore patrinonio possa entrare in possesso dei faldoni ed esaminarli?"
Il problema non è stato risolto nemmeno dopo il terremoto e non è da escludere che possano profilarsi anche situazioni di danno erariale per chi ha abbattuto e ricostruito o per chi ha scelto la strada della sostituzione edilizia. Senza contare che con il passare degli anni i prezzi dei terreni sono lievitati in modo notevole. "I cittadini che hanno acquistato il terreno continunano a non avere la proprietà. Chi in questa situazione ha demolito e ricostruito, o chi ha venduto in cambio di un'abitazione equivalente, non sa se nella valutazione è stato inserito anche il terreno. Se sì, non si capisce come ciò sia stato possibile senza l'esistenza di un atto che certificasse il passaggio di proprietà dal Comune alle cooperative".
"Nel 1999" ha concluso poi Manicni "l'avvocatura del Comune scrisse un parere nel quale si diceva che se i cittadini avevano pagato i terreni e avevano trasferito il diritto di proprietà al Comune, quest'ultimo gliela restituiva sottoforma di diritto di superficie, senza, naturalmente, ulteriori esborsi monetari da parte dei cittadini. Ma qui" ha concluso Mancini "c'è un problema, perché la PA può accettare donazioni ma non può farne. Bisogna quindi trovare una formnula tecnica tale per cui alle persone che hanno già pagato si possa restituire la proprietà senza andare contro la legge".