Giovanni Gambacurta, Agostino Spezza, Gradito Alloggia, Sabatino Riccitelli, Cesidio Altobelli, Tito Marcocci, Loreto Cialone, Mario Marcocci, Luigi Marcocci, Pasquale Cialone, Domenico Marcocci, Raimondo Ciampa, Clemente Ciampa, Antonio Celestini, Carlo Marcocci, Antonio Palumbo e Fernando Maco: il 7 giugno 1944, le truppe tedesche di occupazione, come atto di ritorsione ai danni della popolazione per un'azione dei partigiani contro il presidio militare nazifascista, misero in atto una carneficina, uccidendo 17 persone e bruciando le abitazioni dei civili a Filetto.
Una strage che, 25 anni dopo, diventò un caso mondiale allorquando un giornale tedesco scoprì che Matthias Defregger – giovane capitano tedesco che era a Filetto il giorno dell'eccidio - dopo la guerra era diventato prete fino ad essere nominato dal Papa vescovo ausiliare di Monaco. Defregger non sarà mai processato e condannato perché il caso, si disse, era caduto in prescrizione; in realtà, l’indagine venne archiviata da una procura tedesca cui erano state inviate le carte. Sulla vicenda nel 1970 fu girato anche un film, “Quel giorno Dio non c’era”, del regista Osvaldo Civirani.
Ebbene, ieri a Filetto si sono ricordati i 75 anni dalla strage con una messa e la successiva deposizione delle corone ai Martiri: tuttavia, non c'era alcun rappresentante del Comune dell'Aquila. Non c'era il sindaco del capoluogo Pierluigi Biondi che, d'altra parte, non ha mai partecipato alle celebrazioni del 25 aprile pur avendo giurato sulla Costituzione nata dalla Resistenza, non c'erano assessori né consiglieri delegati che pure avrebbero potuto, almeno, portare a Filetto la fascia tricolore simbolo dell'Istituzione comunale.
Una vergogna.
Staremo a vedere se l'amministrazione comunale parteciperà, almeno, alle commemorazioni della strage di Onna, l'11 giugno prossimo, alla presenza dell'ambasciatore della Germania in Italia, Viktor Elbling. Sta di fatto che l'assenza di ieri rappresenta una macchia per il Comune dell'Aquila inteso come Istituzione che, oltre le appartenenze politiche e le personali ideologie, dovrebbe dare il senso di una comunità unita, capace di fare memoria e ricordo della sua storia, dei suoi figli morti per la brutale violenza nazifascista. Evidentemente, gli attuali amministratori non la pensano così.