E' successo mercoledì mentre i ragazzi e le ragazze della comunità LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender), che all'Aquila fanno riferimento all'Arcigay "Massimo Consoli", stavano assistendo ad una proiezione nella Sala Monicelli dell'Asilo occupato di Viale Duca degli Abruzzi, dove hanno anche uno spazio tutto loro dove riunirsi.
"Un personaggio sulla ventina non noto né ai ragazzi di Massimo Consoli, né agli abituali frequentatori del posto, intrufolatosi all'interno della 'casa' dell'associazione con modi scomposti e scevri da ogni forma di rispetto, ha dapprima infastidito una mia amica, al punto di inseguirla irruentemente in bagno nonostante le sue urla di sdegno, per poi aggredire verbalmente anche il sottoscritto".
A raccontarlo in una nota il segretario dellArcigay dell'Aquila Leonardo Dongiovanni che parla di "offese personali minacce e denigrazioni di matrice omofoba" fino ad arrivare "alla provocazione fisica attraverso gli odiosi buffetti sulla guancia, figli diretti di un retaggio mafioso-intimidatorio degno del peggior padrino"
"La realtà di fatto è triste e ciclica - prosegue Dongiovanni in una nota - c'è chi non perderebbe occasione per farci la pelle o per insultarci e persino gli spazi 'felici' che riusciamo a ritagliarci proponendo attività culturali e aggregative di tutto rispetto, si trasformano in una sorta di 'gabbia dorata' all'interno della quale lo sciacallo di turno non vede l'ora di entrare, nel nome del suo pensiero liberticida".
Questo episodio - continua l'esponente dell'Arcigay - non è neppure lontanamente paragonabile ad altri molto più tragici tristemente noti, ma l'affronto machista nei confronti della ragazza lesbica 'invasa' in bagno contro la sua volontà, il disprezzo verso la nostra lotta e verso le nostre speranze materializzate in quel posto stesso, che da più di un anno è il laboratorio della libertà degli omosessuali e delle lesbiche aquilane, che vi vedono un punto di riferimento in città, ci porta a non poter tacere".
"Come fieri membri di Arcigay L'Aquila, non possiamo che invogliare chi vive quotidianamente certe vessazioni a cercare l'aggregazione, perché il rispetto che ci è dovuto in quanto persone, è un diritto che non riesce evidentemente a gridare che c'è se noi assumiamo una posizione di sudditanza di fronte a mostri che aspettano che siamo soli ed 'anonimi' per azzannarci".
"Non combattete - conclude l'Arcigay - la guerra per la vostra esistenza da soli: è il modo più immediato per esporvi al pericolo che rappresentano queste persone piccole e prive di amore".