Un ripetirore di telefonia mobile a due passi dal castello di Ladyhawke.
Da qualche giorno, a Calascio, sulla sommità del monte Cogozzo, situato proprio di fronte la cresta sulla quale si trovano la Rocca e il Castello conosciuti in tutto il mondo, nel cuore del Parco nazionale del Gran Sasso, è stata installata una mega antenna telefonica della Wind.
Il ripetitore - alto, a occhio, una ventina di metri, posizionato su un basamento di cemento armato e visibile anche da lontano - è giudicato, però, troppo impattante da Franco Cagnoli e Paolo Baldi, due residenti del comune di Calascio che gestiscono due note attività commerciali della zona.
I due imprenditori - diventati, negli ultimi anni, due punti di riferimento molto importanti per la comunità locale, sempre molto attivi nel difendere la bellezza e l'integrità dei luoghi ma anche nel denunciare l'isolamento in cui spesso le istituzioni lasciano i borghi storici del versante aquilano del Gran Sasso - chiamano in causa direttamente il comune di Calascio, la Soprintendenza e l'ente Parco, "rei" di aver permesso la realizzazione dell'opera (avvenuta, comunque, previo ottenimento di tutte le autorizzazioni) dopo aver promesso, per mesi, una soluzione a più basso impatto ambientale.
"La storia ebbe inizio nel periodo natalizio del 2017" scrive in uno sfogo su Facebook Franco Cagnoli "quando sulla cresta di Cogozzo comparve un grande traliccio della Wind alimentato da un generatore a nafta. Tra vaghe rassicurazioni da chi di dovere sulla provvisorietà dell’opera e la convinzione intima che Parco e Soprintendenza avrebbero onorato le proprie funzioni facendo rispettare determinati vincoli, le poche persone di buon senso aventi a cuore la specifica montagna hanno pazientato un anno e mezzo, sopportando l’ingombro visivo del traliccio, nonché la puzza ed il rumore del generatore. Oggi, dopo tanta pazienza ed altrettanta speranza, si incassa la beffa di apprendere che l’opera definitiva, saldamente impiantata su un massetto di cemento e pittata di marrone per apporre al danno la ciliegina sulla torta della presa in giro, sia pure più imponente di quella provvisoria. La cosa ai miei occhi molto grave non è tanto la rimproverabile leggerezza con cui il comune di Calascio abbia concesso l’autorizzazione a procedere sul proprio suolo (di certo si sarebbe potuta ottenere e pretendere la copertura Wind attraverso sistemi meno impattanti, già applicati in questo territorio), quanto il fatto che Parco e Soprintendenza abbiano acconsentito ad una cosa del genere senza battere ciglio dopo anni di ferrea intransigenza su ogni inezia possibile".
"Per quasi due anni abbiamo pazientato in tanti" afferma Paolo Baldi "illudendoci che, come ci era stato detto, la soluzione provvisoria sarebbe stata sostituita da una meno impattante, più bassa di questo palo che fa a cazzotti con il bel paesaggio calascino. E invece no, non si capisce come un obbrobrio simile sia stato autorizzato. Va bene che non si può negare tutto, ma bastava farlo alto la metà, e metterlo sopra a quello tv, già sarebbe stato meno peggio".