Bisognerà aspettare, forse, il 2022 per vedere completato il PalaJapan, il nuovo palazzetto dello sport costruito a Centi Colella grazie a una donazione da 4 milioni di euro del governo giapponese.
Il primo lotto dei lavori, servito a tirare su la struttura esterna, è terminato nella primavera del 2017, ma da allora è tutto fermo.
L’opera è co-finanziata anche dallo Stato italiano, che alla donazione del Giappone ha aggiunto altri 6 milioni di euro (delibera Cipe). I tecnici del Comune si sono accorti, però, che i soldi potrebbero non bastare e così stanno rivedendo il progetto.
I lavori, una volta partiti, dovrebbero durare due anni. In occasione di una recente visita dell’ambasciatore giapponese all’Aquila, l’assessore allo Sport Vittorio Fabrizi aveva annunciato l’apertura del cantiere per i primi mesi del 2020. Resta ancora da capire, inoltre, chi e con quali risorse potrà gestire una struttura così grande.
Il PalaJapan non è l’unica struttura costruita dopo il sisma grazie ai soldi delle donazioni, rimasta incompiuta o inutilizzata. L'elenco è lungo.
L’asilo nido Ape Tau, a Coppito, è stato realizzato grazie a Confindustria Mantova, Fondazione Comunità Mantovana e di molte imprese lombarde, che raccolsero 560mila euro.
Inaugurato nel 2012, per qualche anno è rimasto in funzione ma dal 2016 è chiuso perché il Comune dell’Aquila non ha il personale per farlo funzionare.
Qualche mese fa, il direttore di Confindustria Mantova, Mauro Redolfini, ha chiamato l’assessore Francesco Bignotti per avere notizie, sentendosi rispondere che entro la fine della primavera il Comune avrebbe trovato una soluzione per riattivare la struttura il prossimo anno.
Tra le opere ultimate e mai aperte c’è invece il Palazzetto dello sport Giovanni XXIII di Paganica, di proprietà della Curia.
Costruito con una donazione di oltre 1 milione di euro della Diocesi di Bergamo e dell’Eco, il giornale della città lombarda, è stato completato nel 2014, ma non è mai entrato in funzione.
Sempre a Paganica, c’è l’ormai famigerato centro polifunzionale Teatro Tenda. Cgil, Cisl e Uil avevano messo a disposizione 1,8 milioni di euro per terminarlo, ma i lavori non sono mai partiti. E a proposito di incompiute, la Casa della Cultura di Ocre, realizzata con una donazione di 320mila euro del Trentino Alto Adige, è iniziata nel 2011, ma è rimasta a metà dopo che Tar e Consiglio di Stato hanno stoppato i lavori: la struttura è abusiva. Il Comune l’ha edificata su alcuni terreni espropriati durante l’emergenza post-sisma ma mai utilizzati, che sarebbero dovuti tornare perciò ai legittimi proprietari.
Ultimo ma non ultimo, c'è il Centro universitario polifunzionale di via Saragat, nel Nucleo industriale di Pile. Un edificio costato 1,9 milioni di euro, realizzato grazie all’intervento economico del governo di Israele e di altri donatori, tra cui l’associazione dipendenti del ministero degli Affari esteri, la Banca popolare di Sondrio, il comune di Campione d’Italia, Coca-Cola Italia, Sky Italia, l‘Università Bocconi di Milano e, ultima ma non ultima, l’Adsu L’Aquila, l’Azienda per il diritto agli studi universitari.
Inaugurato nel settembre 2011, il centro è stato gestito, per qualche anno, dall’Adsu, che lo ha utilizzato come mensa e sala studio fin tanto che la vicina ex Optimes ha ospitato le aule delle facoltà di Ingegneria e Economia.
Da quando l’università è andata via, però, la struttura, di proprietà del Comune, è chiusa e inutilizzata. Parliamo di un manufatto che si estende su una superficie di circa 900 mq, munito di un locale mensa per 220 persone e di una sala multimediale, costruito con materiali e criteri antisismici. All’interno ospitava anche un’aula dedicata a Hussein Hamade, studente arabo-israeliano morto la notte terremoto. Quando il centro fu inaugurato, alla cerimonia del taglio del nastro vollero essere presenti anche la madre di Hussein e l’ambasciatore israeliano in Italia.