Venerdì, 30 Agosto 2019 02:48

Verdeaqua, pronto il bando. Cgil: "C'è il rischio che la gara vada deserta"

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Approderà in giunta la prossima settimana la delibera che darà mandato alla Cuc (Centrale unica di committenza) del Comune dell’Aquila di pubblicare il bando per l’affidamento della nuova gestione del complesso sportivo di Verdeaqua.

Il capitolato di gara è praticamente pronto, l’assessore allo Sport Vittorio Fabrizi e gli uffici comunali competenti stanno limando gli ultimi dettagli.

Il bando, a dire il vero, avrebbe dovuto essere pubblicato lo scorso luglio. Lo slittamento, spiega Fabrizi, è dovuto alla complessità dell’appalto.

Il nuovo bando prevede una gestione ventennale ma il vincitore dovrà accollarsi diversi oneri: i lavori di ripristino della struttura (circa 400mila euro); il pagamento della parte residuale (circa 2 milioni di euro) del mutuo che il vecchio gestore aveva acceso con il Credito Sportivo mediante fideiussione del Comune; la riassunzione dei lavoratori licenziati dalla cooperativa Verdeaqua in virtù dell’applicazione della clausola sociale (una misura chiesta e ottenuta dai sindacati per garantire la continuità dei rapporti di lavoro); e, naturalmente, la corresponsione del canone di gestione.

Sono condizioni impegnative, che solo società e aziende strutturate e dotate di un determinato fatturato possono rispettare. L’obiettivo dell’amministrazione sembra essere proprio quello di scongiurare che l’impianto possa finire in mano a soggetti non sufficientemente solidi dal punto di vista economico e finanziario.

E’ anche per questo che si è deciso di fare una gara unica, che comprendesse la gestione di tutto il complesso (piscina, campi di calcetto, bar e pista di pattinaggio). Con due gare separate - una per la piscina e un’altra per le restanti strutture - c'era il pericolo che la prima andasse deserta.

I sindacati e i lavoratori, però, non sono affatto tranquilli. Temono che il rischio che alla gara non possa rispondere nessuno esista cmunque:“La gestione dell’impianto potrebbe essere valutata antieconomica, con ulteriori prolungamenti dei tempi per la riapertura dell’impianto” affermano Francesco Marrelli, segretario provinciale della Cgil, e Anthony Pasqualone, segretario provinciale della Fp.

Quanto ci vorrà a espletare la gara e a far partire i lavori? In una recente commissione consiliare, Vittorio Fabrizi ha detto che il complesso non riaprirà prima di un anno.

Ma i tempi” secondo la Cgil “rischiano di non essere quelli indicati dall’assessore. I lavoratori (quelli che avevano un contratto a tempo indeterminato sono 18, di cui 6 lavoratori diversamente abili, ndr) rischiano di concludere il periodo di utilizzo dell'indennità Naspi, che in questo momento è l’unico sostegno al reddito in quanto il vecchio gestore non ha corrisposto né le mensilità pregresse né il trattamento di fine rapporto. Per loro, il rischio di essere ricollocati al lavoro successivamente alla scadenza della Naspi è concreto. Il che significherebbe restare senza alcun sostegno al reddito. Per la città e per la popolazione, invece, un ulteriore slittamento dei tempi ridurrebbe ulteriormente la speranza di vedere riaperta una struttura essenziale alla diffusione della cultura e del valore sociale della pratica sportiva nonché un luogo di aggregazione”.

L’amministrazione comunale” osservano Marrelli e Pasqualone “non intende investire su una struttura strategica, che per sua natura e per i servizi che offriva alla collettività era tra le prime in Regione, a fronte dei 4mila utenti che la frequentavano regolarmente. Tutte persone che sono state costrette ad andare in altre strutture, alcune delle quali si trovano molto lontano dalla città e in qualche caso addirittura fuori provincia. Per molte famiglie che accompagnavano i propri figli a fare attività sportiva o agonistica nel complesso, questo ha significato anche un notevole aggravio di spesa. Tant’è che qualcuno è stato anche costretto a smettere”.

“A tutto ciò” concludono Marrelli e Pasqualone “si aggiunge un rischio ulteriore, che non può essere sottovalutato, e cioè il degrado a cui, con la chiusura di Verdequa, si espone un intero quartiere che per decenni ha vissuto la sana vivacità di chi frequentava il complesso sportivo”.

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