Giovedì, 17 Ottobre 2019 10:50

LNGS, Regione scrive all'INFN per la rimozione delle sostanze pericolose

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Il 16 settembre scorso Regione Abruzzo ha scritto nuovamente all'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare per la rimozione delle 2.300 tonnellate di sostanze pericolose (1.292 tonnellate di trimetilbenzene dell'esperimento Borexino e 1.000 tonnellate di acqua ragia dell'esperimento LVD) stoccate nei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso sebbene l'art.94 del Testo Unico dell'Ambiente D.lgs.152/2006 vieti da anni la presenza di materiale pericoloso nei pressi delle aree di captazione dell'acqua potabile e ne imponga la rimozione qualora vi siano materiali già stoccati.

A darne notizia è la Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso.

L'ente aveva scritto una prima volta nel maggio scorso, sollecitando l'INFN a predisporre tutta la documentazione necessaria per poter arrivare a rimuovere le sostanze entro il 31 dicembre 2020, il termine stabilito con la delibera di Giunta 33/2019 del 25 gennaio 2019, atto cui si era pervenuti dopo un tavolo tecnico con tutti i soggetti interessati, Istituto di Fisica nucleare compreso.

"INFN aveva risposto alla missiva sostenendo di aver avviato alcune attività ma, con passaggi come minimo irrituali e, a nostro avviso, infondati in considerazione delle enormi lacune nella sicurezza e nelle procedure di legge emerse nel frattempo grazie all'azione di accesso agli atti dei cittadini - sottolinea la Mobilitazione - aveva di fatto accusato la Regione di ostacolare l'attività scientifica".

La nuova nota dell'Ente, a firma del Direttore Pescara e della Dirigente Di Giuseppe, viene - guarda caso - dopo un'ennesima richiesta di accesso agli atti depositata il 12 settembre proprio dagli attivisti della Mobilitazione per l'Acqua del Gran Sasso.

In sostanza, i dirigenti regionali chiedono all'INFN lo stato degli adempimenti progettuali e procedurali, piuttosto complessi (ad esempio, la Valutazione di Incidenza Ambientale) e per i quali sono sicuramente necessari mesi, per addivenire alla rimozione delle sostanze entro il termine stabilito. "L'Istituto aveva assegnato a novembre 2018 un appalto per la progettazione del decommissioning dei due esperimenti ma, come rilevato dai funzionari regionali, finora non sono pervenuti documenti progettuali (ad esempio, quelli per la Valutazione di Incidenza delle attività di rimozione, che sicuramente non sono banali per quanto riguarda la sicurezza)", denunciano gli ambientalisti.

Per questo, i dirigenti - con la lettera del 16 settembre scorso - ricordano all'INFN che avrebbe dovuto presentare la documentazione entro tre mesi dalla pubblicazione della Delibera, cioè entro il 25 aprile 2019. E sul punto concludono: 'Considerato che ad oggi non risulta depositata sullo sportello ambientale alcuna istanza di valutazione del progetto di che trattasi, torniamo a chiedere conto, con urgenza, dell'effettuazione di tale adempimento'.

"Evidentemente per INFN non deve esserci tutta questa urgenza visto che ad oggi, 17 ottobre, a 9 mesi dalla Delibera di Giunta e dopo due lettere di sollecito, non c'è alcun documento pubblicato sul sito delle procedure di Valutazione di Incidenza Ambientale regionale", ribadisce la Mobilitazione per l'acqua del Gran Sasso. "D'altra parte, movimenti ed associazioni hanno sempre contestato la possibilità per la regione di assegnare una data per adempiere ad un obbligo di legge, visto che non è nella disponibilità dell'ente gestire in questo modo un divieto espresso in una norma nazionale che dispone la rimozione immediata di tali materiali (mentre all'INFN sono stati dati due anni)".

E' spuntata, tra l'altro, un'ulteriore lettera della Regione datata 27 giugno 2019 attinente al progetto LUNA MV, a firma del Dirigente Longhi del Servizio Valutazione di Impatto Ambientale, con cui l'ente fa notare all'INFN che il Comitato V.I.A., a marzo 2019, si era espresso sul progetto richiamando la necessità di attivare la procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. La Regione ne ha approfittato per far notare che se l'INFN non presenta adeguata documentazione prevista dalla legge non può certo lamentarsi per eventuali ritardi nella programmazione scientifica; scrive il dirigente Longhi: 'Ad oggi, a più di tre mesi dall'espressione del parere del CCR-VIA, non risulta attivata dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare alcuna procedura di verifica di assoggettabilità a V.I.A. per l'esperimento LUNA MV, pertanto gli impatti sulla tempistica generale e sulla programmazione delle attività sperimentali dei laboratori, nonché sull'attrattività e competitività degli stessi, non sono attribuibili a questo servizio e al Comitato VIA'.

Era giugno. "Siamo ad ottobre e anche in questo caso nulla di nuovo è stato pubblicato sul sito del Comitato VIA. A settembre 2019, peraltro pubblicamente dalle pagine di un giornale, lo stesso procuratore capo di Teramo Guerriero aveva riproposto con forza il tema della rimozione di queste sostanze. Insomma, passano mesi ed anni e divieti e obblighi di legge posti a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini restano oggetto di un mero ping pong sulle carte e di quello che, a nostro avviso, rischia di diventare un grande gioco di ruolo da parte di tutti i soggetti istituzionali, visto che la situazione permane immutata senza che vi siano atti consequenziali, con la principale fonte di rischio per l'acqua di tre province, Teramo, L'Aquila e Pescara, come ammesso dal Piano di Emergenza Esterno della Prefettura di L'Aquila, che resta sul territorio come una spada di Damocle sulla testa dei cittadini", concludono gli ambientalisti. 

Ultima modifica il Giovedì, 17 Ottobre 2019 20:01

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