Martedì, 22 Ottobre 2019 16:10

Penalisti protestano contro sospensione prescrizione dopo il primo grado

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"Immaginate un paese che produca una sterminata quantità di prodotti caseari. Immaginate che in questo paese - a causa dei ritardi che si accumulano nel processo di lavorazione e distribuzione - vengano messi in commercio prodotti scaduti. Immaginate che questo paese - invece di analizzare e risolvere i problemi della catena di lavorazione e distribuzione - stabilisca per legge che da un certo momento in poi nessun prodotto avrà più scadenza una volta imbustato. Cosa pensereste del governo di un paese che somministra ai propri cittadini cibo avariato? In un posto normale ci sarebbe una rivoluzione; in quel paese, invece, la gente ha talmente fame di latticini da esultare alla notizia che d’ora in avanti potrà mangiare anche mozzarelle acide.

Dov’è questo posto? Vi chiederete. È l’Italia, dal 1 gennaio 2020. Gli italiani, però, non mangeranno stracchini avariati ma avranno serviti processi penali eterni. Ed esultano pure, molti. Ignorano, purtroppo, che chi con tanta enfasi gli dice di aver risolto il problema della lentezza dei processi in realtà li sta allungando".

La denuncia, piuttosto incisiva, è del Direttivo della Camera Penale di L’Aquila “Emidio Lopardi Jr.” che ribadisce come sospendere la prescrizione dopo la sentenza di primo grado non significherà affatto sveltire la farraginosa macchina della giustizia; "al contrario, sarà lecito procrastinare senza limiti temporali la celebrazione di un processo: del resto, chi avrà più fretta di celebrarli una volta eliminato lo stimolo a farlo entro un termine certo?".

Ciò che è davvero incredibile è che gli unici ad opporsi ad una riforma del genere siano quelli che della macchina della giustizia sono parte integrante e la conoscono intimamente: avvocati, magistrati e studiosi. "Noi penalisti siamo di nuovo in astensione questa settimana per denunciare l'ennesima truffa delle etichette perpetrata con pervicacia dal ministro Bonafede. Egli, infatti, ignora o fa finta di ignorare:

  • quali siano all’attualità i tempi necessari per far sì che la prescrizione maturi;
  • i numeri reali del fenomeno ed il momento del suo manifestarsi;
  • le cause che lo generano".

Alla propaganda, è noto, non piace dire le cose come stanno "ed allora abbiamo deciso di farlo noi", l'affondo del Direttivo della Camera Penale di L'Aquila.

"Grazie ad uno studio UCPI, alle statistiche nascoste dal ministero ed alla ricerca realizzata dall’Eurispes sempre con l’Unione delle Camere Penali Italiane e pubblicata venerdì nel corso del Congresso di Taormina sappiamo che:

  • l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti si prescrive in 43 anni, l’omicidio stradale in 48, la violenza sessuale come la corruzione in atti giudiziari in 33, i maltrattamenti in famiglia in 20 anni e 6 mesi, il disastro ed il crollo colposo in 15;
  • i processi che si prescrivono sono il 10% del totale; di questi, il 53% si prescrive prima dell’inizio del giudizio di primo grado, il 22% durante il dibattimento, il 23% in appello; il che significa che la riforma inciderà solo su questi ultimi, una quota risibile;
  • la durata delle indagini varia tra i 161 giorni di Trento ed i 663 di Brescia passando per i 249 di L’Aquila;
  • per definire un dibattimento monocratico occorrono 256 giorni a Trento e 1.199 di Salerno mentre a L’Aquila ce ne vogliono 666;
  • un dibattimento collegiale oscilla tra i 339 giorni di Genova ed i 1.232 di Potenza quando a L’Aquila ne occorrono 685;
  • le cause più frequenti di rinvio dei processi sono figlie di patologie o fisiologie del sistema e vanno dall’assenza dei testimoni alle errate notifiche passando per le assenze dei giudici.

E’ evidente, perciò, che non si può procedere alla sostanziale abolizione di una norma che oltre ad essere un principio di civiltà (come fa un paese a definirsi civile se consente che un cittadino - imputato o vittima - possa attendere giustizia in eterno?), dovrebbe mantenere la funzione che gli è propria di stimolo alla corretta applicazione del principio costituzionale della ragionevole durata del processo senza prevedere interventi mirati a curare le patologie del sistema e, sopratutto, effettivi investimenti finanziari. Si sa che le chiacchiere sono gratis ma possono costare carissime se fatte sulla pelle della gente".

Ultima modifica il Martedì, 22 Ottobre 2019 23:40

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