Sono centinaia gli agricoltori, gli allevatori e i pastori abruzzesi e delle altre regioni del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016/2017 che oggi hanno raggiunto Roma per partecipare al mercato Campagna Amica allestito da Coldiretti a piazza Sant'Anastasia, al Circo Massimo, per aiutare la lenta ripresa dei territori sconvolti dal sisma ma anche per fare un bilancio, a tre anni dalle scosse dell'ottobre 2016, della situazione attuale, raccontando gli interventi ancora attesi e le storie, di chi con grande coraggio e dignità, è rimasto a vivere e lavorare nelle campagne ferite.
"Dal pecorino di Farindola al pecorino di Campotosto, dalla patata turchesa ai salumi teramani insieme al ciauscolo marchigiano, le lenticchie di Castelluccio di Norcia e il pecorino laziale: sono questi solo alcuni dei prodotti scampati al sisma e portati al mercato, in cui viene preparata la pasta all'amatriciana cucinata dagli agrichef (i cuochi contadini degli agriturismi terremotati) e offerta ai cittadini proprio per ricordare che nelle zone devastate è ancora lontano il ritorno alla normalità" scrive in una nota la Coldiretti.
"Un grande striscione per ricordare che "La terra non trema – Il coraggio dei contadini", a simbolo della tenacia degli agricoltori che con grande coraggio e dignità – sottolinea la Coldiretti - sono rimasti a vivere e lavorare nelle campagne ferite nonostante i ritardi nella ricostruzione e le perduranti difficoltà quotidiane. In piazza con i produttori c'è Ettore Prandini il presidente della Coldiretti che ha voluto dedicare alla solidarietà la ricorrenza del 75esimo anno dalla propria Fondazione avvenuta proprio a fine ottobre 1944 insieme ai vertici di Coldiretti Abruzzo nelle persone del presidente regionale Silvano Di Primio e dei presidenti delle federazioni provinciali Emanuela Ripani (Teramo), Angelo Giommo (L'Aquila) e Pier Carmine Tilli (Chieti), dei direttori regionale e provinciali di Coldiretti, della struttura, dei giovani imprenditori e della donne imprenditrici. Con loro sono arrivati tutti i sindaci delle province colpite tra cui anche il piccolo Antonio Croce, il baby sindaco di Torricella sicura, simbolo di chi "vuole un futuro migliore e non si arrende" e il vicepresidente e assessore regionale alle politiche agricole Emanuele Imprudente".
"Un modo per ricordare che anche in Abruzzo nei paesi svuotati dal terremoto e con il turismo in lenta ripresa si registra ancora un crollo del 70% delle spesa che sta soffocando l'economia locale e il lavoro, a partire dagli agricoltori e dagli allevatori che sono rimasti nonostante le difficoltà".
"I pesanti ritardi della ricostruzione con le difficoltà abitative delle popolazioni locali e i problemi a far tornare i turisti hanno determinato – sottolinea la Coldiretti - un crollo delle vendite dei prodotti locali che gli agricoltori, a prezzo di mille difficoltà, sono comunque riusciti a salvare dalla macerie garantendo la continuità produttiva e, con essa, una speranza di ripresa in un territorio a prevalente economia agricola che al terremoto ha pagato un conto salato".
"In difficoltà ci sono 25mila aziende agricole e stalle censite nei 131 Comuni terremotati di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo dove – continua la Coldiretti – c'è una significativa presenza di allevamenti con oltre 100mila animali tra mucche, pecore e maiali, e un rilevante indotto agroindustriale con caseifici, salumifici e frantoi dai quali si ottengono specialità di pregio famose in tutto il mondo".
"Tra i settori più colpiti c'è sicuramente – spiega Coldiretti – quello dell'allevamento ma in difficoltà si trovano anche le altre attività a partire dall'agriturismo dove è ancora lenta la ripresa per le 444 strutture che secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat operano nell'area dei quali 42 in Abruzzo, 40 nel Lazio, 247 nelle Marche e 115 in Umbria".
"L'Abruzzo è stata una regione doppiamente colpita, perché aveva subito anche il sisma del 2009" dice Coldiretti Abruzzo "ma nonostante tutto la maggioranza di agricoltori e allevatori che, a prezzo di mille difficoltà e sacrifici, non hanno abbandonato il territorio ferito e sono riusciti a garantire la produzione della principali tipicità tra cui il Pecorino di Farindola e le mortadelle di Campotosto ma anche la ventricina e i salumi teramani fino ad arrivare alla patata turchesa" ricorda Coldiretti Abruzzo.
"Il terremoto ha colpito un territorio a prevalente economia agricola con una significativa presenza di allevamenti che occorre sostenere concretamente per non rassegnarsi all'abbandono e allo spopolamento ed è per questo che Coldiretti ha scelto dedicare alle popolazioni colpite la ricorrenza del 75esimo anno dalla sua Fondazione, avvenuta proprio a fine ottobre del 1944. Ma ora è necessario accelerare sulla ricostruzione e garantire una piena ripresa dell'economia, che in queste zone significa soprattutto cibo e turismo".
Coldiretti Abruzzo ricorda che in Abruzzo le aziende zootecniche direttamente colpite dal sisma 2016/2019 riportando danni importanti alle strutture sono state oltre 400 con una perdita di oltre 40mila avicoli, oltre 8mila capi tra pecore e suini, oltre 200 bovini secondo una elaborazione effettuata sulla base dei dati dell'istituto zooprofilattico d'Abruzzo e Molise. "Ma le aziende in difficoltà che risentono ancora oggi delle conseguenze dirette ed indirette del sisma ancora migliaia – sottolinea Coldiretti Abruzzo – ed è importante affrontare con misure adeguate le conseguenze del terremoto per riportare alla normalità l'Abruzzo e tutte le regioni colpite".
La nota del vice presidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente
"Vi ringrazio - ha detto il vice presidente della Regione Abruzzo Emanuele Imprudente, presente alla manifestazione, rivolgendosi al presidente di Coldiretti nazionale, Ettore Prandini e a quello abruzzese, Silvano Di Primio - per aver riportato al centro del dibattito del Paese il problema dei Crateri sismici e degli eventi che hanno danneggiato le quattro regioni. Ho vissuto il 2009, ero amministratore all'Aquila, e ho vissuto il 2016-2017. La Regione Abruzzo conosce come le altre le problematiche: si sono sovrapposti le difficoltà, i danni, le procedure. Bisogna ringraziare in maniera forte il grande coraggio e la grande determinazione dei sindaci dei Comuni montani, territori difficili e complicati. Se oggi i borghi sono ancora in piedi è grazie ai sindaci, agli agricoltori e ai contadini che si sono rimboccati le maniche per lunghi mesi, senza aiuti. E' il momento - conclude Imprudente - di definire una volta per tutte le procedure per la gestione delle emergenze. Le catastrofi non ci hanno insegnato nulla, si cambiano le regole ogni volta. Questo danneggia i cittadini e gli agricoltori. Noi ci identifichiamo nei vostri prodotti, rappresentano le nostre terre".
"Lo sforzo vero non è trovare le risorse, ma spenderle. L'impegno del sistema Paese deve essere questo: fare il salto di qualità, pensare di dare opportunità ad agricoltori e contadini, riducendo al minimo lacci e lacciuoli. E' il momento di aprirci per far ripartire l'economia. Facciamo squadra con gli agricoltori, con l'Italia che lavora e manda avanti le famiglie".</p