Giovedì, 14 Novembre 2019 10:56

Sanità, la Giunta "decide di non decidere" sui Dea di secondo livello

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Decide di non decidere la Giunta regionale.

A sfogliare il piano sulla rete ospedaliera 2019/2021, inviato il 30 ottobre scorso al tavolo di monitoraggio, si evince come, in sostanza, la maggioranza di centrodestra abbia deciso di prendere ancora tempo sulla progettualità dei Dea di secondo livello. 

Come noto, il discusso decreto Lorenzin - varato nel 2013 - stabilisce una riorganizzazione sanitaria generale volta a ottimizzare le risorse e diminuire la parcellizzazione dei servizi su base territoriale. Gli ospedali vengono classificati in ordine crescente, in base al bacino di utenza e alle funzioni: ospedali di base, di primo livello e di secondo livello appunto, veri e propri hub, dove insistano almeno un milione di abitanti, capaci di garantire il percorso cardiochirurgico, del trauma e dell'ictus, la neurochirurgia e così via.

In Abruzzo, si è andati molto avanti sul percorso di funzionalizzazione dei nosocomi di Chieti e Pescara come ospedale di secondo livello in attesa di costruirne uno completamente nuovo, modellato alle esigenze di una sanità moderna: sul punto, però, persistono - anche in maggioranza - profonde spaccature su dove realizzarlo; al contrario, la Commissione che era stata incaricata di verificare la fattibilità di una funzionalizzazione degli ospedali di L'Aquila e Teramo è ancora al palo, tant'è vero che lunedì 18 novembre, all'Emiciclo, si riuniranno in seduta congiunta i Consigli comunali delle due città per ribadire, in modo chiaro, che privare le aree interne di un hub di secondo livello significherebbe, di fatto, assestare un colpo mortale ai territori montani spaccando a metà la Regione. 

E' per sottrarsi alle pressioni che la Giunta, come detto, ha deciso di non decidere: sul piano si legge che "in attesa di una riorganizzazione della rete ospedaliera legata ad una riqualificazione edilizia e tecnologica delle strutture ospedaliere", vengono identificati in via transitoria, "e comunque per il prossimo triennio", i presidi ospedalieri di L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo come presidi ospedalieri con funzioni di secondo livello.

Si insiste, piuttosto, sulla riorganizzazione della sanità territoriale e sul potenziamento dell'integrazione socio sanitaria. In sostanza, Verì intende puntare su 24 ambiti distrettuali sociali - 8 in provincia dell'Aquila, 6 nel chietino, 5 nelle province di Teramo e Pescara - così da ridurre le liste d'attesa e alleggerire il carico sugli ospedali. Chissà come la prenderà il tavolo di monitoraggio che si attendeva, piuttosto, un lavoro approfondito sulla ripartizione delle unità operative complesse tra i nosocomi.

Più nel dettaglio, l'ospedale di Sulmona viene allineato alle funzioni di spoke per Dea di primo livello, "in ragione della reiterata richiesta di deroga alla programmata chiusura del punto nascita"; per argomentare l'istanza, si fa riferimento alla collocazione geografica del presidio, che serve un vasto territorio poco collegato. Penne, Popoli e Atessa restano invece conformi alle funzioni assegnate ai presidi ospedalieri sede di pronto soccorso e ai presidi di zona disagiata. Infine, gli ospedali di Ortona e Guardiagrele vengono definiti 'stabilimenti'.

Sul rapporto con i privati, confermato il passo indietro rispetto alle prime indicazioni che erano arrivate dalla Giunta e che avevano sollevato un vespaio di polemiche: in sostanza, viene riproposto il piano che era stato implementato dalla passata amministrazione di centrosinistra.

Ultima modifica il Giovedì, 14 Novembre 2019 12:06

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