Giovedì, 12 Dicembre 2019 12:16

Progetto Siproimi, soluzione vicina per gli 11 lavoratori senza stipendio da 6 mesi

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Si sta sciogliendo il nodo burocratica che ha lasciato per 6 mesi senza stipendio gli 11 operatori dell’Arci L’Aquila Asp che svolgono un servizio prezioso, di riconosciuta valenza sociale, per conto del Comune dell’Aquila che ha affidato all’associazione la gestione del progetto Siproimi (ex Sprar), avviato nel 2011 e cresciuto nelle sue esperienze e competenze.

Audito stamane in Commissione Garanzia e Controllo, il dirigente del settore 'Politiche sociali' Fabrizio Giannangeli ha spiegato che si è proceduto, finalmente, alla nomina del revisore indipendente che, come previsto dalla normativa vigente, dovrà validare la rendicontazione e consentire, così, di sbloccare le risorse: ricordiamo che vanno ancora trasferiti all'Arci L'Aquila Asp circa 150mila euro a valere sul 2018 ed oltre 300mila sul 2019. Il dirigente ha chiarito che domani, al massimo sabato mattina, verrà depositata la certificazione 2017 ed entro l'inizio della prossima settimana quella relativa al 2018. 

Non solo. 

Giannangeli ha dichiarato che il Comune può mettere sul tavolo un'anticipazione economica pari a 80mila euro: stante l'esborso economico dovuto al revisore, che dovrebbe attestarsi sugli 8mila e 700 euro, i restanti 72 mila euro circa potrebbero essere trasferiti all'Arci L'Aquila Asp per dare respiro agli operatori. L'ultima parola spetterà alla Giunta ma c'è l'impegno del vice sindaco e assessore al bilancio Raffaele Daniele a sbloccare rapidamente le risorse, già ad inizio della prossima settimana. 

Una buona notizia.

Parliamo di una équipe giovane ma competente ed efficace, multidisciplinare: un insegnante di italiano, un operatore legale, due assistenti sociali, due operatori all'integrazione lavorativa, due operatori all'accoglienza, un operatore sanitario, un coordinatore; in questi anni, hanno rappresentato una risorsa per la nostra città che, grazie a loro, ha potuto offrire un servizio di elevata qualità. E sia chiaro, non lo diciamo noi: lo mette nero su bianco il Comune dell’Aquila che ha sottolineato come il progetto abbia fornito, dal 2013 ad oggi, “servizi di accoglienza, integrazione e tutela in favore di 345 beneficiari provenienti da 27 paesi diversi, dei quali 120 con meno di 20 anni mentre circa 100 utenti con un’età compresa tra i 21 e i 25 anni”. Negli anni di operatività, “sul territorio sono stati attivati 116 tirocini extracurriculari, oltre a numerosi corsi di formazione; detto importante lavoro, ha fatto sì che il 27% dei beneficiari (98 persone) abbia lasciato le strutture del progetto in possesso delle condizioni minime di autonomia sul territorio (tirocinio di 6 mesi ed un contratto di locazione)”.

Non solo.

Scrivono gli uffici dell'Ente: “Ad oggi il 20% dei beneficiari (54 persone) si è stabilmente inserito nel territorio di riferimento, mentre il 30% (100 persone) è tuttora presente sul territorio italiano. In tal senso, il progetto è riuscito a supportare circa il 50% dei beneficiari ai fini della relativa stabilizzazione sul territorio italiano”. E’ opportuno evidenziare, inoltre, che “nel corso del 2018 numerosi sono stati i beneficiari degli interventi integratisi sul territorio, lasciando le strutture del progetto con un’opportunità lavorativa ed iniziando così a concretizzare il rispettivo percorso di integrazione”.

Ecco il motivo per cui è doveroso dare una risposta alle difficoltà degli 11 operatori dell'Arci L'Aquila Asp, e farlo in fretta.

Tra l'altro, l'assessore alle Politiche sociali Francesco Cristiano Bignotti ha ribadito che l'Ente darà seguito alla manifestazione d'interesse del giugno scorso per riproporre il progetto d'accoglienza, per ulteriori 3 anni, con le stesse linee guida seguite dal 2011 ad oggi; entro il 7 gennaio 2020 va presentata al Ministero una progettualità compiuta e, se accolta, il servizio verrà messo a bando. 

Non è stato chiarito, però, se si procederà con l'affidamento tramite MePa, il mercato elettronico di Consip; così fosse, l'Arci L'Aquila Asp, di fatto, verrebbe tagliata fuori.

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