Resti umani – scheletri e ossa – sepolti in un cunicolo sotterraneo situato sotto la chiesa di S. Maria della Misericordia, nel cuore del centro storico dell’Aquila, a due passi da S. Silvestro.
L’autore del fortuito ritrovamento è Angelo Aloisio, un residente della zona.
“Mentre stavo tagliando l’erba incolta che cresce intorno casa mia” racconta “ho notato una botola, coperta da tavole in evidente stato di marcescenza, posizionata proprio allo sbocco di un pluviale proveniente dal tetto della chiesa. Incuriosito, mi sono avvicinato. Appena ho poggiato il piede sulla botola, sono sprofondato in un locale interrato, lungo circa 7 metri, largo 3 e alto poco più di un metro e mezzo. Una volta dentro, ho potuto constatare, con mia grande sorpresa, la presenza di centinaia di ossa umane accatastate e visibili a occhio nudo nonché di pezzi di legno e altro materiale organico in putrefazione”.
S. Maria della Misericordia è stata parzialmente restaurata, dopo il terremoto, dal Segretariato regionale dei beni culturali.
Il primo e secondo lotto dei lavori, finalizzati al rifacimento e al consolidamento di tutta la parte esterna, sono costati 1 milione e 500 mila euro e sono terminati due anni fa. Il terzo e ultimo lotto, che servirà a recuperare gli interni, tra i quali sono spuntati, dopo il sisma, degli affreschi tardo cinquecenteschi in perfetto stato di conservazione, è invece ancora in attesa del finanziamento.
Prima del 2009, addossato al lato destro della chiesa, c’era un basso edificio – la classica superfetazione edilizia – che il terremoto ha fatto crollare e che che il Segretariato ha deciso di non ricostruire. La botola che conduce al cunicolo sotterraneo in cui sono stati ritrovati i resti umani si trova esattamente dove prima sorgeva questa struttura.
Sulla scorta delle proprie competenze tecniche - è ingegnere edile e attualmente sta completando un dottorato di ricerca al dipartimento Diceea dell’Università dell’Aquila – Aloisio ha provato ad abbozzare un primo esame architettonico del locale sotterraneo e a formulare delle ipotesi: “Da una prima analisi visiva delle murature emerge un dato interessante: la volta a botte, le pareti di timpano e la parete verso la strada sono manifestamente diverse dalla muratura lato chiesa. Quest’ultima, infatti, è la fondazione della chiesa stessa. Realizzata contro terra, non offre una superficie piana. E’ possibile, dunque, che la realizzazione di questo locale sia successiva alla costruzione della chiesa, che risale al Cinquecento. Ma c’è di più” racconta Aloisio “Vicino alla botola, ho notato anche la presenza di un architrave finemente modanato e di una muratura di riempimento, probabilmente coeva alle murature settecentesche di chiusura delle nicchie laterali della chiesa, che sbarra l’accesso a un altro locale sotterraneo”.
Tutti dettagli che suscitano domande alle quali, per il momento, non è possibile rispondere ma che sarà molto interessante approfondire in futuro, attraverso, si spera, uno studio condotto dalle autorità e dagli enti competenti: “Dai miei calcoli” afferma Alosio “si tratta di almeno 21 metri cubi di ossa. Di chi sono? In quella chiesa, dopo il terremoto, sono stati fatti dei lavori durati anni. Come mai nessuno si è accorto della presenza del cunicolo? Sarebbe il caso che venissero condotte delle indagini storico-archeologiche. Dopo il crollo dell’edificio adiacente alla chiesa, l’acqua dei tetti si sversa all’interno di questo locale, ruscellando tra teschi, pietre e resti organici. Urge un intervento che tuteli l’igiene, la storia, l’aspetto e la sicurezza di questo luogo”.
Non è la prima volta che, dopo il terremoto, i sotterranei delle chiese aquilane regalano ritrovamenti eccezionali.
Nel 2011 scheletri e resti di cadaveri mummificati vennero scovati sotto al pavimento della chiesa di San Giovanni Evangelista, a Casentino di Sant'Eusanio Forconese.
Due anni fa invece, il 14 febbraio 2018, giorno di S. Valentino, nella chiesa di S. Antonio fuori le mura, a Pile, vennero trovati gli scheletri di due corpi – un uomo e una donna - affiancati, accuratamente composti, con le braccia incrociate sull'addome e i volti rivolti uno verso l'altro.