L’Università dell’Aquila ha acquistato i terreni nei quali sono stati ritrovati, in seguito ad alcuni scavi, i resti dell’antica cattedrale di Amiternum, in località “Campo Santa Maria”, vicino all'anfiteatro romano.
I terreni, sottoposti alla tutela del Codice dei beni Culturali e alla vigilanza dalla Soprintendenza, sono stati acquistati da privait per 70 mila euro, con fondi propri dell'ateneo derivanti dalle donazioni dell'8 per mille.
I dettagli sono stati illustrati in conferenza stampa dal rettore Edoardo Alesse, dalla responsabile della Soprintendenza unica del Cratere Alessandra Vittorini, dal direttore generale dell'ateneo, Pietro Di Benedetto, e da Alfonso Forgione, ricercatore del Dipartimento di Scienze Umane e professore di Archeologia cristiana e medievale.
Nel sito dei Campo Santa Maria sono state rinvenute varie stratificazioni, che abbracciano oltre 1500 anni di storia, e 7 edifici.
L’insediamento più antico rinvenuto è costituito da una domus di età repubblicana che si evolve e si trasforma in età imperiale. Durante le fasi della cristianizzazione del territorio il sito è oggetto d’interesse da parte del vescovo che decide di impiantarvi il primo insediamento religioso, diventando il nuovo polo politico ed economico del territorio. Durante il periodo tardo antico le strutture annesse alla cattedrale si trasformano, così come durante le frequentazioni longobarde, carolingie, ottoniane, normanne e infine sveve. La storia del sito è strettamente connessa a quella dell’intero territorio e nello specifico a quella del capoluogo abruzzese che ne erediterà la diocesi.
Il progetto dell’Università dell’Aquila, che costituisce un'ulteriore tappa di un percorso condiviso avviato con la Soprintendenza (che ha già fruttato, per esempio, l'istituzione del polo museale di ateneo), prevede di trasformare l’area d’indagine in un laboratorio didattico e di ricerca non solo per le discipline storiche, archeologiche e museografiche ma anche per quelle ingegneristiche.
Grazie infatti all'uso di tecnologie legate alle ricostruzioni tridimensionali, alla realtà virtuale e alla realtà aumentata, attraverso un lavoro interdipartimentale, l'ateneo punta a valorizzare l’area anche dal punto di vista turistico, affinché possa diventare un luogo fruibile da cittadini e visitatori.
Nello specifico, il progetto, che sarà realizzato in stretta collaborazione con la Soprintendenza, prevede diverse fasi di attuazione:
Fase 1. Messa in sicurezza del sito e della viabilità utile a raggiungerlo, al fine di renderlo visitabile da parte di singoli turisti, gruppi organizzati, scolaresche e, tramite prenotazioni on line, disabili mediante appositi accorgimenti.
Fase 2. Realizzazione di una ricca pannellistica indispensabile a descrivere dettagliatamente le diverse dinamiche insediative che hanno interessato il sito, al fine di “raccontare” il sito nel migliore dei modi possibili.
Fase 3. Utilizzo di strumenti didattici e divulgativi innovativi (tablet, smartphone, OculusGo, ecc.), quali ricostruzioni tridimensionali, realtà aumentata e realtà virtuale, al fine di rendere ulteriormente immersiva e dunque coinvolgente la visita.
Fase 4. Organizzazione di visite guidate, gite scolastiche, eventi a tema.
"I beneficiari di questo progetto" ha detto il professor Forgione "saranno in primo luogo gli abitanti del territorio aquilano, che otterrebbero in questo modo un sito culturale capace di farli avvicinare alla propria cultura, storia, ma anche alle proprie origini. Ulteriori beneficiari, inoltre, sarebbero gli stessi studenti dell’ateneo nonché turisti e visitatori. La città di Amiternum, essendo un sito pluristratificato, ha tutte le potenzialità per raccontare in maniera esaustiva le dinamiche storico-sociali di questo territorio, dal periodo italico a quello basso medievale. Un vero libro a cielo aperto a disposizione delle nuove generazioni per conoscere meglio la propria storia e le proprie radici".
"Grazie all’investimento da parte dell’Ateneo e la collaborazione attiva con gli altri attori sul territorio" ha affermato Edoardo Alesse "primi su tutti la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città dell’Aquila e i Comuni del Cratere, il progetto possiede un alto potenziale per contribuire a rafforzare la competitività del sistema culturale aquilano".
"Fin dall’istituzione, la Soprintendenza dell’Aquila, prima in Italia nel 2015, ad avere riunito le competenze di tutela architettonica, storico artistica, archeologica e paesaggistica" ha dichiarato Alessandra Vittorini "ha immediatamente stabilito un proficuo rapporto di collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila, e in particolare con il Dipartimento di Scienze umane. Numerose sono state le attività e i progetti condivisi: la creazione della sezione archeologia del Polo museale di ateneo, in cui sono esposti anche materiali provenienti da Amiternum; l’accordo per la valorizzazione del sito archeologico di Fossa, che ha permesso la ripresa degli scavi e dal 2019 la recente apertura estiva che ha portato oltre 800 persone a visitare la necropoli; oltre a cicli di lezioni sul paesaggio culturale. E’ un esempio virtuoso di collaborazione tra enti pubblici, che intendiamo portare avanti, sperando di poterne attivare anche con altri partner, per offrire alla collettività nuove opportunità e forme di conoscenza del patrimonio culturale del nostro territorio”.