Una diffida perentoria, sgombra da dubbi interpretativi.
Autostrade per l'Italia e le altre concessionarie, tra cui Strada dei Parchi che gestisce A24 e A25, devono regolarizzare una cinquantina di gallerie dislocate lungo i 6.629 km di rete italiana: entro il 30 aprile prossimo, inderogabilmente. In caso contrario, il Ministero delle Infrastrutture le chiuderà. Con ripercussioni disastrose.
A svelare la lettera di diffida della Commissione permanente gallerie, autorità suprema del Consiglio superiore dei lavori pubblici (organo tecnico del Mit), è il quotidiano La Repubblica che afferma sia stata inviata il 12 febbraio scorso.
Tra i tunnel a rischio chiusura ci sono il traforo del Gran Sasso e la galleria di San Rocco sulla A24, oltre al tunnel di Colle Castiglione sulla A25.
Come si ricorderà, lo scorso 7 novembre - prima del crollo avvenuto il 30 dicembre dentro la galleria Bertè sulla Genova-Gravellona Toce - la Commissione aveva segnalato 105 tunnel a rischio sulla rete di Autostrade per l'Italia e 90 sulle tratte gestite da altre concessionarie, fuorilegge rispetto alla direttiva europea 54 del 2005 essendo prive di colonnine sos, di vie di fuga, di illuminazione, di camere a tenuta stagna in caso di incendio, di un tecnico responsabile, di sistemi di sorveglianza h24.
Ebbene, La Repubblica svela che nella diffida di febbraio si legge come "... dalle recenti visite-sopralluogo dell'Ufficio ispettivo territoriale di Roma, non è stata accertata l'implementazione delle disposizioni prescrittive impartite da questa Commissione...".
Di qui, la minaccia di chiudere le gallerie a fine aprile.
Evidentemente, per l'Abruzzo e, in particolare, per l'aquilano, si tratterebbe di una mazzata terribile. Ora, bisognerà capire se il termine è davvero perentorio o se ci saranno deroghe: sta di fatto che le gallerie non sarebbero a norma.
"I nodi del mancato adeguamento delle gallerie, tra cui quella del Gran Sasso, alle norme comunitarie approvate nel 2004 a seguito della tragedia del Monte Bianco e recepite in Italia dal Decreto 264/2006 pare stiano venendo al pettine", il commento del Forum H2O.
Sul punto, gli ambientalisti avevano fatto un accesso agli atti alla Commissione lo scorso settembre. "Sconfortati - raccontano oggi - rilevammo una serie di pesantissime criticità, a partire dalla mancanza delle ispezioni obbligatorie fino ad arrivare allo stato di degrado strutturale raccontato da documenti ufficiali dello stesso concessionario. Degrado talmente esteso che era stato usato come giustificazione per rinviare alcuni interventi impiantistici dopo i necessari adeguamenti strutturali".
Quelle carte sono state oggetto di un corposo esposto, depositato a novembre e poi presentato alla stampa a febbraio. "Abbiamo sempre sostenuto che dietro all'idea del commissariamento del 'sistema Gran Sasso', partita da Strada dei Parchi ad aprile 2019, in realtà ci fosse la questione del mancato adeguamento al D.lgs.264/2006, che allora non compariva nel dibattito pubblico", sottolineano gli attivisti del Forum H2O; "eppure, quella norma fissava in maniera inequivocabile la data per l'adeguamento a 13 anni dal varo, guarda caso al 30 aprile 2019. Lavori, secondo la norma, da eseguire da parte del concessionario (che in questo caso sostiene di non essersi visto approvare i documenti necessari da parte delle autorità) e senza oneri per le casse pubbliche".
Tra l'altro, le misure alternative e restrittive di regolazione del traffico predisposte in tutta fretta a maggio 2019 per la ventilata chiusura del traforo, dopo un summit al MIT incredibilmente mai verbalizzato, "avrebbero dovuto essere vagliate proprio dalla Commissione Gallerie: dalle carte da noi consultate a settembre presso la Commissione, però, non vi era alcun riferimento a tali misure se non una lettera del 20 maggio 2019 in cui l'Ing. Placido Migliorino girava l'ordinanza con le misure proprio alla Commissione gallerie per le opportune valutazioni".
La Commissione se ne occupò? Quando? Con che esiti? "Ad aggravare la questione il fatto che quelle del Gran Sasso sono classificate quali gallerie speciali per la presenza dei laboratori di fisica, che a loro volta stoccano in maniera irregolare ben 2.292 tonnellate di sostanze pericolose", aggiungono gli ambientalisti; "materiali che devono essere allontanati, con operazioni complesse per le quali dovrebbero essere da tempo partite le richieste di autorizzazione come la Valutazione di Incidenza Ambientale. Invece anche qui, finora, nessun documento è venuto fuori nonostante i solleciti della Regione Abruzzo. Crediamo indispensabile che le carte citate da Repubblica siano pubblicate integralmente perché non è possibile continuare con lo stillicidio di notizie. Noi stessi stiamo avendo ulteriori difficoltà in un accesso agli atti presso il MIT sulla documentazione sul Gran Sasso, sui viadotti e sulle altre questioni che riguardano le autostrade. La trasparenza è fattore indispensabile nell'affrontare i problemi. Di questo passo non ci si lamenti se poi le infrastrutture rischiano di chiudere in una situazione emergenziale per il paese".