L’idea di somministrare il Tocilizumab, un farmaco anti artrite, a pazienti affetti da covid-19 è venuta a Paolo Ascierto, presidente Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Tumori Pascale di Napoli, ed all’infettivologo dell'ospedale Cotugno Vincenzo Montesarchio.
La malattia scatenata dal coronavirus provoca quello che gli esperti chiamano distress respiratorio elevato, ovvero una difficoltà a respirare che impone il supporto respiratorio con ossigeno e caschi e, nei casi gravi, il ricovero in terapia intensiva. Le condizioni critiche dei pazienti non sono solo dovute al virus, ma anche ad una reazione eccessiva del sistema immunitario che, in alcuni casi, diventa causa stessa di danno e di progressione dei sintomi.
Il farmaco in questione modificherebbe la risposta immunitaria, placherebbe il caos che i medici chiamano “tempesta di citochine” e, stando alle prime evidenze, avrebbe effetti benefici. In sostanza, il farmaco non cura la malattia ma attenua le disastrose conseguenze.
"L’intuizione è dovuta al fatto che noi usiamo l’immunoterapia nei tumori e alcuni effetti collaterali li trattiamo proprio con il Tocilizumab. Il meccanismo che sta alla base del distress del Covid-19 è molto simile a quello dei trattamenti oncologici: per questo motivo abbiamo incominciato ad usarlo sui pazienti Covid. Inoltre ci siamo confrontati con i medici cinesi che avevano già usato il farmaco in 21 pazienti e in 20 si era registrato un miglioramento importante", ha spiegato all’agenzia di stampa Dire Paolo Ascierto. "Il farmaco agisce sulla complicanza di questo virus, cioè sull’infiammazione importante che il Covid-19 crea. Insomma diminuisce l’iperattività del sistema immunitario che è quella che causa l’insufficienza respiratoria”.
Stando all'esperienza cinese, "in due settimane dal trattamento i pazienti sono stati dimessi e sono tornati a casa" ha aggiunto Ascierto. "Chiaramente è seguito per loro un periodo di convalescenza nel proprio domicilio. Ma è davvero un grande risultato". Ascierto ha inteso comunque ribadire che "l’isolamento contenitivo è la prima misura importante, l’unica che in questo momento può in qualche modo ridurre il numero dei contagiati. E’ quello che hanno fatto in Cina e ha dato i suoi risultati. La Cina sta uscendo dalla crisi, ne usciremo sicuramente anche noi ma a patto di fare fronte unico".
Sta di fatto che dopo giornate frenetiche e la messa a punto del protocollo, l’Aifa ha autorizzato lo studio sul Tocilizumab che è andato online alle 14 del 19 marzo 2020: alle ore 15:30 del 23 marzo, si sono registrati 464 centri in Italia e sono stati ‘arruolati’ 209 pazienti per l’analisi del medicinale.
"L’obiettivo dello studio – spiega Marilina Piccirillo, medico oncologo del Pascale che sta raccogliendo i dati – è di ridurre la mortalità a un mese".
In particolare, nello studio di fase due, che è stato completato, il trattamento è stato somministrato a pazienti con stadio di malattia abbastanza iniziale, vale a dire non intubati o intubati da massimo 24 ore; nella fase osservazionale invece – ancora in corso – si stanno trattando anche i pazienti intubati da più di 24 ore. Il trattamento consiste nella somministrazione del farmaco in vena al massimo per due volte, a distanza di 12 ore.
In Abruzzo, come si evince dalla tabella diffusa dall'Aifa, sono 8 i centri che hanno aderito e si sono iscritti alla sperimentazione con 4 pazienti in trattamento: tra questi, anche l’ospedale San Salvatore dell’Aquila dove il Tocilizumab, ha confermato ieri sera su laQtv il primario di Malattie infettive Alessandro Grimaldi, si sta impiegando su un paziente ricoverato.