"I dati dei nuovi contagi degli ultimi due giorni mostrano uno spiraglio di speranza. Da quasi quindici giorni non si registravano due giorni consecutivi sotto i 60 casi. Anche il dato complessivo al 31 marzo (1401) rispetto alle previsioni del modello matematico è incoraggiante. Gli analisti, infatti, avevano ipotizzato uno scenario che al 31 marzo prevedeva una curva mediana (tra un minimo di 1200 e un massimo di 1900) di 1500 contagi. Aver fatto ‘il giro di boa’ un po' al di sotto della curva mediana potrebbe indicare una capacità di tenere sotto controllo l'andamento epidemiologico e l'inizio di una possibile inversione di tendenza".
Lo ha detto ieri il presidente della Giunta regionale, Marco Marsilio.
"La curva di progressione del contagio si sta mantenendo su una previsione mediana, quella dei 1.500 covid positivi, un numero elevato ma che il nostro sistema sanitario regionale è in grado di assorbire", aveva chiarito lunedì Alberto Albani, indicato dalla Giunta regionale a capo della maxi emergenza. Albani ha inteso sottolineare come la rete di "emergenza ed urgenza si sia trasformata per rispondere alle esigenze della pandemia, e gli ospedali si siano dotati di un piano che prevede la riconversione dei reparti di medicina e geriatria, dando ampio spazio ai covid positivi".
D'altra parte, secondo Albani, la rete ospedaliera abruzzese ha "mostrato una grande capacità di integrazione consentendo a tutti di essere curati".
Ha aggiunto l'assessore regionale alla sanità Nicoletta Verì: "In Abruzzo non c'è ancora un quadro che possa presagire un collasso del sistema. Ad oggi, complessivamente nelle quattro Asl, risultano disponibili 276 posti letto tra rianimazione, malattie infettive, pneumologia e medicina", mentre quasi 800 pazienti positivi si trovano in isolamento domiciliare e non sono ricoverati in ospedale.
Le Asl, anche se in maniera disomogenea, hanno provveduto a dar seguito al piano operativo per fronteggiare il Covid 19, con l'attivazione di 59 posti letto in più: prima dell'emergenza i posti letto di rianimazione erano 69. Pertanto Verì ha fornito il seguente quadro: per le malattie infettive con isolamento semplice ai 17 posti in pre-emergenza se ne sono aggiunti 150; per le malattie infettive con isolamento a pressione negativa, accanto ai 62 iniziali ne sono stati allestiti ulteriori 35. Di pneumologia, ai 36 posti iniziali se ne aggiungono 65. Per la medicina, ai 322 se ne sommano altri 189 attivati per l'emergenza. "Possiamo dire, dunque, che quanto previsto è stato attivato".
Fatta la premessa, si fa davvero fatica a comprendere come mai, sabato scorso, il Comitato regionale emergenza urgenza (Crea) abbia alzato il livello di allerta in Abruzzo da 3 a 4, il massimo possibile, sebbene alcuni degli interlocutori al tavolo fossero assolutamente contrari.
Non è questione banale. Anzi.
Il passaggio dal livello 3 al livello 4, ovvero "in presenza di grave emergenza epidemica, con gravi rischi di salute per la popolazione e l’organizzazione sociale”, si sostanzia - così come protocollato dal Ministero della Salute - nell'obbligo di attivare centri Covid dedicati in ognuna delle quattro Asl. Una direttiva perentoria che ha costretto le aziende ad una riorganizzazione dei reparti ospedalieri per fare posto a pazienti covid. Non solo. Si prevede la possibilità di ricorrere ai privati per prestazioni ordinarie non urgenti ed al momento sospese nei nosocomi pubblici.
E qui sta il punto.
Sebbene il sistema sanitario abruzzese stia sostanzialmente reggendo, e lo hanno ribadito l'assessore Verì e il capo dell'emergenza Alberto Albani, sabato il Crea ha deciso di innalzare il livello d'allerta a 4; due giorni dopo, lunedì, Verì ha annunciato che nel corso del fine settimana c'erano stati "una serie di incontri con i titolari delle case di cura" durante i quali le cliniche avevano dato la loro disponibilità "a mettere in rete posti letto per i pazienti covid, definendo un livello di intensità per la terapia intensiva e sub intensiva. E' stata anche condivisa una bozza di contratto che dovrà ora essere sottoscritta", ha aggiunto l'assessore regionale alla sanità.
Un 'tempismo' che lascia francamente interdetti.
Al momento di innalzare il livello d'allerta a 4, l'esecutivo regionale aveva già avuto contatti con le cliniche private e persino sottoscritto una bozza di contratto. Tra l'altro, Verì ha parlato esplicitamente di posti letto per pazienti covid, "con un livello di intensità per la terapia intensiva e sub intensiva". La domanda è: chi pagherà? Sarà il pubblico a farsi carico delle spese per la infrastrutturazione delle cliniche private? E ancora: non si potrebbe far ricorso, magari, a strutture ospedaliere pubbliche periferiche e depotenziate negli anni? Ci chiediamo inoltre: stante l'attuale disponibilità di posti letto, e la possibilità di reperirne di nuovi nelle prossime settimane, è proprio necessario ricorrere ai privati?
Domande che ci auguriamo possano trovare risposta nei prossimi giorni.
Intanto, stando all'Ospedale San Salvatore dell'Aquila si è diffusa, ieri, la preoccupazione che alcuni reparti possano essere trasferiti in altre strutture della provincia sebbene sia stata allestita la struttura del G8 allo scopo, siano stati attivati i primi 38 posti letto del Dipartimento di Medicina per i malati che non necessitano di terapia intensiva o semi-intensiva (a regime la nuova struttura, che oltre alla specializzazione di medicina dispone di quella di pneumologia, dovrebbe arrivare a 80), si siano sbloccati dopo anni i lavori per il Delta7 e, come previsto, si stiano riorganizzando interi reparti per fare spazio ad altri pazienti non critici.
Sentito da newstown, il manager della Asl Roberto Testa non ha confermato né smentito, sottolineando come, al momento, si stia lavorando alla riorganizzazione del nosocomio del capoluogo di Regione, ma aggiungendo come questa sia una "fase di guerra" e come tale va affrontata. Più esplicita la risposta del sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, presidente del Comitato ristretto dei sindaci della Asl 1: "Non c'è nessuno spostamento di reparti, non c'è nessuno scippo. Certo, c'è una riorganizzazione dell'ospedale per liberare posti letto per i positivi covid che non necessitano di terapia intensiva o sub intensiva; la riorganizzazione riguarda moltissimi reparti, alcuni hanno ceduto posti letto in via provvisoria, ma non c'è alcun riordino della rete ospedaliera bensì, e lo ripeto, una riorganizzazione che è cosa assai diversa. E' evidente, però, come alcuni reparti debbano rinviare tutte le attività non urgenti. Abbiamo bisogno di medici, infermieri, operatori soci sanitari che siano a disposizione di questi nuovi 220 posti letto di medicina 'covid' così come abbiamo bisogno di sanitari per gestire la struttura del G8".
Se alcune attività relative ai pazienti 'cronici' - ha aggiunto il sindaco Biondi - "potranno essere svolte in alto presidio, ed è solamente una ipotesi, sarebbe una iniziativa a vantaggio dei pazienti ma non significa effettuare degli scippi; e poi, sarebbe interessante anche disporre una ricognizione per verificare l'appropriatezza dei ricoveri in reparti dove alcuni primari stanno facendo resistenza a cedere sanitari. Ma non si dovrà arrivare a questo".
PD "Caos e silenzi: chiarezza da Regione ed Asl su spostamento reparti"
"Abbiamo l'impressione che in questo momento, anche alla luce degli attuali dati dei contagi, e le possibili previsioni di ulteriori ricoveri ospedalieri per 'covid', la Regione Abruzzo navighi a vista. Se così non fosse, saremmo costretti a denunciare un'assoluta mancanza di trasparenza e coinvolgimento sia delle forze politiche e di rappresentanza sociale che degli stessi cittadini".
L'affondo è del Pd dell'Aquila, in una nota firmata da Stefania Pezzopane, Pierpaolo Pietrucci, Stefano Palumbo, Stefano Albano, Carlo Benedetti e Massimo Cialente.
"A fronte di Regioni che quotidianamente danno un'informazione reale, precisa e puntuale, qui sembra che, semmai qualcuno avesse le idee chiare, voglia tenersele per se. Non vorremmo che dietro a questo atteggiamento si nascondessero strani interessi, che già abbiamo visto in campo con il pietoso incarico conferito, per 50.000 euro, ad un amico o sodale, per una pseudo ed inutile campagna di informazione sull'epidemia. Il nostro unico interesse, privo di qualsiasi volontà di far polemica, è capire quale è, ad oggi, nelle previsioni della Regione Abruzzo, la necessità reale di posti letto 'covid' di intensiva e subintensiva, totali e per Asl, e di quanti posti realmente disponiamo ed in quali nosocomi".
Per quanto riguarda il San Salvatore dell'Aquila, "ci risulta che sia stato realizzato un vero e proprio ospedale 'covid', per un totale di circa 130 posti. Ricordiamo che il tasso di ospedalizzazione di casi positivi si aggira intorno al 10% dei contagi. Pensiamo quindi che il San Salvatore già da ora, grazie al complesso della preparazione del personale sanitario tutto, e delle sue strutture diagnostiche e laboratoristiche, può essere utilizzato anche per esigenze di altre Asl. Si sente parlare di trasferimenti di reparti di degenza: noi riteniamo, sulla base di informazioni acquisite, che la realizzazione della struttura 'covid', posto le caratteristiche del San Salvatore (nosocomio a padiglioni) sia stata realizzata assicurando la completa separazione tra l'area destinata ad affrontare l'emergenza epidemica, rispetto a quella chiamata a svolgere la normale attività di assistenza per tutte le altre patologie, che purtroppo non sono andate in vacanza. Riteniamo anzi che il Sindaco dell'Aquila dovrebbe, sentiti i vertici Asl, rassicurare i cittadini in tal senso. Registriamo infatti che alcune persone, anche in presenza di sintomi importanti di patologie serie, per paura delle notizie che circolano circa i rischi infettivi in ospedale (per scarsa informazione), aspettino a recarsi in pronto soccorso, rinviando così la formulazione di una diagnosi precoce e l'instaurazione di una idonea terapia".
A questa separazione fisica dell'ospedale 'covid' da quello 'usuale', "potremmo consigliare anche la realizzazione di percorsi separati per il personale in esso impegnato (esempio parcheggi riservati, area mensa separata). Si sente parlare del trasferimento del reparto di riabiitazione. A nostro avviso è un errore, poiché, come ormai stiamo vedendo nel resto d'Italia, per molti pazienti che fortunatamente escono dalla malattia si pone assolutamente l'esigenza di cicli riabilitativi. Sarebbe un controsenso che l'ospedale 'covid' non avesse anche questo servizio. Se l'obiettivo, come sembra, fosse quello di spostare i reparti in altri nosocomi per 'recuperare' personale medico, paramedico ed ausiliario da impiegare nel 'covid', ci chiediamo perché non si procede ad una convenzione e contrattualizzazione dei dipendenti delle cliniche private, che sono stati posti in cassa integrazione. Si tratta di personale preparato che potrebbe essere utilizzato al meglio".
Come PD dell'Aquila ancora una volta, "con orgoglio da concittadini, ringraziamo l'intero personale sanitario del San Salvatore, che con i medici del territorio, i paramedici dell'assistenza domiciliare, stanno combattendo con generosità, abnegazione, coraggio e grande umanità e professionalità, per noi, una battaglia in prima linea. E a tal proposito chiediamo cosa aspetti la nostra Asl a procedere con le procedure di stabilizzazione del personale precario ed al pagamento degli straordinari e delle indennità di rischio ai sanitari impegnati in prima linea nella gestione dell'emergenza. Chiudiamo ricordando a tutti noi che per aiutarli possiamo fare una cosa sola, ma essenziale: rispettare le norme e stare a casa!".