Martedì, 14 Aprile 2020 11:03

L'Aquila: le librerie che riaprono, tra dubbi e voglia di ripartire

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Da oggi in Italia riaprono le librerie. O, meglio, hanno la facoltà di riaprire (insieme alle cartolerie e ai negozi di beni per l’infanzia), secondo quanto stabilito dall’ultimo Dpcm approvato dal governo (quello che ha prorogato fino al 3 maggio il lockdown).

La misura non è obbligatoria ma facoltativa. Starà ai librai decidere se rialzare le saracinesche.

Plaude l’Ali - l’Associazione dei librai italiani - per il riconoscimento dato al libro come bene primario, importante come il pane e le medicine.

Ma il mondo dell’editoria è tutt’altro che unito, come dimostra la lettera aperta scritta dal gruppo Led (Librai Editori Distributori in rete) e firmata da 150 professionisti del settore, in cui sono state espresse forti critiche alla decisione dell’Esecutivo.

I librai aquilani hanno scelto tutti di ripartire, come spiega Alfredo Murgo, titolare della libreria Il Cercalibro e segretario provinciale dell’Ali, di cui è anche consigliere nazionale: “Dopo l’approvazione del decreto, ci siamo sentiti per telefono per stabilire una strategia comune. E’ stata data ampia facoltà di scelta, ognuno poteva regolarsi secondo coscienza. La decisione di riaprire è stata unanime. Il nostro non è un business ma un servizio, quasi una missione. Non capisco le polemiche di questi giorni, alcune pretestuose. Un sindacato o un’associazione di categoria non può dire ai propri iscritti di non riaprire. Tanto più che è stato chiarito che chi riaprirà potrà continuare a usufruire sia della cassa integrazione che degli altri sussidi”.

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Murgo sa bene cosa vuol dire continuare a lavorare in mezzo alle avversità. Lo scorso anno ha ricevuto direttamente dal Capo dello Stato Sergio Mattarella l’onorificenza di Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana per aver distribuito, dopo il terremoto del 2009, migliaia di libri ai ragazzi dell’Aquila e degli altri comuni colpiti.

“Naturalmente garantiremo la massima sicurezza ai nostri clienti” precisa Murgo “Ci siamo dotati di gel, guanti e mascherine, che saranno distribuite a chi non ne è provvisto, e gli ingressi saranno contingentati”.

La voglia di ripartire prevale sulle inevitabili apprensioni dovute al quadro generale - in cui comunque rimangono in vigore le restrizioni e le misure di contenimento – alla crisi economica che la pandemia ha fatto deflagrare, alle ambiguità che si annidano nella babele di delibere e ordinanze (si deve andare nella libreria più vicina o si ha libertà di scelta?) e alla paura che la riapertura possa essere usata da molta gente come scusa per uscire di casa.

“Mi auguro che le persone siano responsabili” afferma Giovanni Rotili, titolare della libreria Colacchi, tornata in centro, dopo anni di “esilio” in periferia, lo scorso novembre. “Certo chi non è mai entrato in libreria negli ultimi anni non credo lo farà proprio adesso. Forse si poteva aspettare qualche giorno in più ma non potevamo non ripartire, sia perché in queste settimane di chiusura siamo stati contattati da molti clienti, sia per dare un segnale. Noi riapriremo a orario ridotto e con una serie di accorgimenti: a spese nostre ci siamo dotati di gel, guanti, mascherine, pannelli divisori per le casse e, nonostante la libreria sia grande, metteremo un limite agli ingressi. E’ evidente che a delle cose dovremo rinunciare. Da noi non si veniva solo per comprare un libro: eravamo un luogo in cui si facevano incontri, presentazioni, concerti, una specie di libreria-salotto. Almeno nei primi tempi tutto questo non potrà esserci”.

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Una libreria non è solo un punto vendita. E’ anche un presidio culturale, un luogo di incontro e socializzazione.

“E’ chiaro che questo aspetto, almeno all'inizio, verrà meno, non potremo tornare a essere subito quelli di prima” osserva Giuliano Cervelli, proprietario di Polarville, prima libreria a tornare in centro, in via Castello, dopo il terremoto (era il 2014) “Cercheremo di fare del nostro meglio. Abbiamo ridotto gli orari e predisposto un percorso all’interno del negozio, aprendo anche un secondo ingresso. ci regoleremo anche in base alla risposta delle persone. Ripartire era importante, per rimettere in moto tutta la filiera legata al libro, dalle tipografie alla distribuzione, e anche perché non potevamo pensare di andare avanti con le vendite a distanza o a domicilio, competendo sullo stesso terreno dei colossi dell'online. E poi consigliare a un cliente un libro per telefono o guardandolo negli occhi e avendo con lui un contatto diretto non è la stessa cosa. Continuare a rimanere chiusi avrebbe avuto senso se si fossero bloccate tutte le attività, nessuna esclusa. Fa piacere essere considerati un'attività essenziale. Mi auguro che l’importanza che oggi ci viene riconosciuta sarà confermata anche quando l’emergenza sarà finita”.

giuliano

Ultima modifica il Martedì, 14 Aprile 2020 13:56

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