Calano ancora, in Italia, i ricoveri in terapia intensiva di malati affetti da coronavirus. Ad oggi sono 2.812, 124 in meno rispetto a ieri. Di questi, 971 sono in Lombardia, 61 in meno rispetto a ieri.
Dei 106.962 malati complessivi, 25.786 sono ricoverati con sintomi, 1.107 in meno rispetto a ieri, e 78.364 sono quelli in isolamento domiciliare. Diminuiscono anche i nuovi contagi e i decessi. Nelle ultime ventiquattr'ore sono morte 575 persone (ieri le vittime erano state 525), arrivando a un totale di decessi 22.745.
Lo ha detto la Protezione civile nel punto stampa quitidiano sull'emergenza Covid.
I guariti raggiungono quota 42.727, per un aumento in 24 ore di 2.563 unità (ieri erano state dichiarate guarite 2.072 persone). Non erano mai state dichiarate tante guarigioni in un giorno come oggi.
L'aumento dei malati (ovvero le persone attualmente positive) è stato pari a 355 unità (ieri erano stati 1189) mentre i nuovi contagi rilevati nelle ultime 24 ore sono stati 3493 (ieri 3786). Questi due dati vanno però analizzati solo considerando il fatto che sono strettamente collegati al numero di tamponi fatti. E oggi ne è stato fatto un numero record, 65.705 (ieri 60.999).
Il rapporto tra tamponi fatti e casi individuati è di 1 malato ogni 18,8 tamponi fatti, il 5,3. Il dato più basso all'inizio dell'epidemia. Il numero totale di persone che hanno contratto il virus dall'inizio dell'epidemia è 172.434.
Consolidato stop dei contagi a Sud
"Essere riusciti a impedire la diffusione del contagio nelle regioni del centro sud è un dato ormai solidamente corroborato dall'evidenza dei numeri: anche oggi ben 13 tra Regioni e Province autonome hanno un numero di decessi inferiore a due cifre, addirittura due regioni senza casi fatali".
Lo ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, in conferenza stampa.
Nelle prossime ore - ha detto ancora Locatelli - verrà resa nota una call per tutte le aziende che ritengono di avere i test" sierologici che rispondono ai requisiti indicati dal governo. La Call "sarà aperta per 5 giorni". Subito dopo, ha aggiunto, "un panel identificato dal commissario Arcuri, con competenze tra loro complementari, procederà all'identificazione del test" che verrà poi somministrato ad un campione di 150mila persone.
Stop all'appuntamento quotidiano con la conferenza stampa
"I dati sanitari ci indicano che si è alleggerita decisamente la pressione sulle strutture ospedaliere e tutto ciò ci rende consapevoli del grande lavoro svolto negli ospedali e della collaborazione dei cittadini - ha detto Borrelli - Per questo abbiamo deciso di rimodulare le conferenze stampa: continueremo a garantire massima trasparenza su dati ogni giorno veicolandoli sul sito, mentre due volte a settimana terremo un punto stampa".
Fase 2, allo studio riparture differenziate per macroaree
Riaperture differenziate per macroaree a seconda della diffusione del contagio, con un monitoraggio dopo 15 giorni per verificare la tenuta del contenimento e, in caso contrario, procedere a nuove chiusure.
E' l'ipotesi su cui stanno lavorando gli esperti che dovranno fornire al governo gli indirizzi generali per la fine del lockdown.
Stando a questa ipotesi, l'Italia verrebbe sostanzialmente suddivisa in 3 macroaree (nord, centro e sud) in base alla diffusione del contagio. Sostanzialmente, laddove la diffusione del virus è maggiore, dovrebbero rimanere misure più stringenti, soprattutto per quanto riguarda la mobilità tra una zona e l'altra, sia all'interno delle macroaree sia tra una macroaerea e l'altra. In quelle dove invece il virus ha colpito in maniera meno importante si potrebbero prevedere riaperture più ampie. All'interno delle stesse macroaeree, inoltre, dovrebbero essere individuate ulteriori suddivisioni tra zone a maggiore e minore diffusione: al nord, per esempio, regioni come Valle d'Aosta e Friuli Venezia Giulia, hanno una situazione diversa da Piemonte, Lombardia e Veneto.
Le regioni del Nord spingono però per ripartire, dalla Lombardia al Piemonte. Il governatore del Veneto Zaia rilancia: "per noi il lockdown non esiste più".
"Ci sono 160mila persone positive a tamponi e le persone con sintomi si stanno riducendo con la curva in fase decrescente a livello nazionale".
Lo ha detto il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro.
"C'è una forte reattività - ha sottolineato Brusaferro - nel segnalare e intervenire precocemente sui nuovi focolai. I dati sull'epidemia - ha detto -di nuovo coronavirus in Italia raccontano la "storia di un Paese con livelli di circolazione diversi" a seconda delle regioni. I test permetteranno di convivere con il virus - ha sottolineato - e in particolare con il livello di contagiosità R sotto 1. La fase di riapertura - ha puntualizzato Brisaferro - andrà fatta "con grande cautela", raggiungendo i contatti e sorveglianza del numero dei ricoveri. "Dovremo ripensare e riorganizzare la nostra organizzazione della vita sia nei trasporti che nel lavoro e nelle attività quotidiane".
Non c'è nessun picco nella curva dell'epidemia, ha evidenziato però l'epidemiologo Giovanni Rezza: "Si è trattato di un picco artificioso", generato dal lockdown" ha detto Rezza "Nella fase 2 sarà importante rafforzare soprattutto il controllo del territorio con l'identificazione rapida dei focolai, test, rintraccio e isolamento dei contatti e azioni di contenimento ed eventuale creazione di zone rosse, è il suo l'invito. Le "zone rosse - ha aggiunto - torneranno ad essere una delle misure importanti quando non ci sarà piu il lockdown del Paese".
Ricciardi (OMS): "Ci sarà una seconda ondata di contagi in autunno"
Una seconda ondata di epidemia in autunno, "più che un'ipotesi è una certezza. Fino a quando non avremo un vaccino ci saranno nuove ondate o, speriamo, tanti piccoli focolai epidemici che andranno contenuti. Per questo è molto importante non accelerare le riaperture: in caso contrario la seconda ondata invece di averla più avanti rischiamo di subirla prima dell'estate".
Lo afferma Walter Ricciardi, rappresentante italiano Oms e consulente del ministro della Salute.
Le scelte "azzardate di alcuni leader politici mondiali - ha spiegato Ricciardi - sono responsabili degli effetti sui loro popoli. Se ci sono stati più morti rispetto ad altri è perché le decisioni sono state prese o in modo tardivo o in modo sbagliato. L'esempio più eclatante è quello della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, dove i governi non hanno ascoltato i consiglieri scientifici e hanno reagito in maniera estremamente ritardata". Di contro, "in paesi come la Corea del Sud, la Finlandia e la Germania, dove c'è una linea di comando unica e un rapporto diretto tra politica sensibile e istituzioni ben funzionanti, le cose vanno meglio".
Fino a quando non registreremo una immunità di gregge provocata favorevolmente dal vaccino, ha avvertito l'esperto, "avremo una lunga fase di convivenza col virus. Speriamo che sia una convivenza di mesi e non di anni, ma ci troveremo di fronte a una nuova normalità". La misura più importante, ha rilevato, "sarà il distanziamento fisico, la distanza tra le persone che non sono certe del loro stato immunologico. Naturalmente questo stato potrà essere conosciuto e tracciato meglio attraverso una diagnostica più estesa e mirata e grazie all'uso delle tecnologie. Non c'è dubbio che i paesi che hanno reagito meglio sono quelli che hanno utilizzato meglio le armi della diagnostica e delle tecnologie. Su questo - ha concluso - ho invitato da diversi giorni i miei colleghi e i decisori ad agire con più rapidità rispetto a quanto fatto finora".