Come comportarsi in caso di terremoto durante un’emergenza sanitaria come quella che stiamo vivendo? Dove andare se si è infetti? Come mettersi in salvo applicando correttamente i piani di evacuazione ma sapendo, al contempo, di dover tenere conto delle prescrizioni sul distanziamento sociale?
Sono domande che in questi ultimi due mesi ogni cittadino aquilano, probabilmente, si è posto.
Per questo, il Comune dell’Aquila ha elaborato, a integrazione del piano comunale di protezione civile, un vadecum per informare le persone su cosa fare qualora si registrasse una scossa di terremoto sufficientemente forte da rendere necessario l’abbandono della propria abitazione.
A illustrare le nuove disposizioni sono state il sindaco Biondi, l’assessore con delega alla Protezione civile Fabrizio Taranta e il dirigente del settore Ambiente e Protezione civile Lucio Nardis.
“Nel corso delle riunioni dell’unità di crisi per l’emergenza Covid” ha spiegato Biondi “ci siamo posti il problema di come gestire l’emergenza sanitaria in caso di evento sismico. Ci siamo domandati come mettere in sicurezza i malati, sia i positivi in vigilanza attiva che quelli con pochi sintomi in isolamento fiduciario, e come far defluire tutta la popolazione nelle aree di attesa e accoglienza. Facendo tesoro della nostra esperienza precedente, abbiamo calato questo scenario nel piano di protezione civile comunale, trasmettendo questo aggiornamento anche al capo dipartimento Angelo Borrelli. Pensiamo di essere stati uno dei primi comuni italiani, e sicuramente il primo comune abruzzese, a fare questo lavoro. Siamo certi che abbiamo tracciato una rotta e che altri ci seguiranno”.
“Purtroppo viviamo in un territorio ad alto rischio sismico, tant’è che in questi due mesi non sono mancate scosse di terremoto, anche se di lieve entità” ha affermato l’assessore Taranta “Ci siamo chiesti: in caso di scossa forte, come conciliare la necessità di lasciare le proprie abitazioni con l’obbligo di evitare assembramenti e di mantenere il distanziamento sociale? Abbiamo elaborato delle linee di condotta, suddividendo la popolazione in varie categorie e prevedendo, per ognuna, delle regole di comportamento diverse”.
Posto che sarà la Asl a occuparsi di evacuare in sicurezza i malati Covid ricoverati in ospedale, tutti gli altri dovranno attenersi alle seguenti prescrizioni:
- i malati in isolamento domiciliare che risiedono negli alloggi antisismici del Progetto Case o nei Map, non dovranno lasciare le proprie abitazioni, dando per scontato che queste siano sicure;
- i malati in isolamento domiciliare che non risiedono nei Progetti Case e nei Map, dovranno restare nei pressi della proprie abitazioni e aspettare le squadre dei tecnici che si occuperanno di effettuare delle verifiche veloci delle condizioni di agibilità. Nel caso non fosse possibile far rientro in casa, per loro scatterebbe il trasporto negli alloggi Case e Map liberi, operazione di cui si farà carico la Asl;
- il resto della popolazione dovrà riversarsi nelle aree di attesa, facendo attenzione a mantenere il distanziamento e a indossare dispositivi di protezione facciale (anche sciarpe e indumenti in caso di momentanea indisponibilità delle mascherine). Dalle aree di attesa, si valuterà eventualmente la possibilità di trasferimento nelle aree di accoglienza.
Taranta ha precisato anche che è stata prevista l'attivazione di più Coc dislocati sul territorio.
Nardis ha spiegato che le nuove disposizioni sono state già inserite nel piano comunale di protezione civile – il cui aggiornamento, in fase di elaborazione, dovrà essere approvato definitivamente dal consiglio comunale – e caricate sul sito del Comune e sulla app Comunicare per proteggere.
Biondi e Taranta hanno assicurato che l’amministrazione metterà in campo una capillare campagna di informazione per raggiungere anche tutti coloro che non hanno accesso a internet. Campagna che farà affidamento anche sulla rete assistenziale attivata in queste settimane da molte associazioni di volontariato per sostenere le famiglie maggiormente provate dall’emergenza covid.