Ormai sono più di due mesi che i servizi per l’infanzia e le scuole sono stati chiusi, i primi ad essere colpiti dagli effetti del lockdown.
Negli ultimi giorni si sta parlando sempre più di un’imminente riapertura, soprattutto per i servizi 0-6 anni. "Questa ipotesi dovrebbe riempirci di gioia - scrivono in una nota gli asili nido dell'Aquila La Culla, Wuascaranza Baby, Scarabocchio, Il Giardino delle Fiabe, Parco del Vera e Mrs Nanny Park - ma non riesce a farlo a causa dei 'fantaprotocolli' che le istituzioni governative stanno ipotizzando:
- riduzione del numero di bambini per educatore (1 educatore per 3 bambini contro la media da legge regionale n.76/2000 di 1 a 7);
- adeguamento degli ambienti per garantire il distanziamento con percorsi differenziati in entrata e uscita;
- tamponi al personale dipendente e Dpi;
- sanificazioni più volte al giorno e ulteriore sanificazione a scadenza quindicinale da parte di ditte specializzate;
- riduzione dell’orario di frequenza dei bambini con possibilità di più turni giornalieri;
- responsabilità civile e penale dei titolari per i contagi".
Tutto questo - spiegano i titolari degli asili nido - comporterebbe dei costi esorbitanti "che non possiamo sostenere trovandoci già in enormi difficoltà economiche dovute alla lunga sospensione delle attività e la conseguente sospensione delle rette (unica fonte di sostentamento). Non ci sentiamo di far ricadere questo disagio sulle famiglie aumentando le rette. Abbiamo sempre lavorato con e per le famiglie e vorremmo continuare a farlo con protocolli adeguati e magari anche con un contributo da parte delle amministrazioni competenti".
D'altra parte, "i servizi all’infanzia si caratterizzano per una importante connotazione socio-educativa che fa fede al sotteso valore pedagogico. Il nostro è un lavoro di relazione a stretto contatto e ora più che mai potremmo garantire il distanziamento sociale nemmeno con piccoli gruppi. La giornata al nido non può essere esente da continui contatti fisici tra educatore e bambino (l’accoglienza, la pappa, il cambio, la nanna e il gioco). Con queste linee guida il Governo ci sta chiedendo praticamente di chiudere privando le famiglie di un servizio essenziale".
Sulla vicenda è intervenuto il gruppo consiliare del Passo Possibile: "L’attuale situazione di emergenza comporta inevitabilmente la necessità di una riconsiderazione dei bisogni delle famiglie e di una riorganizzazione dei servizi a loro dedicati, per cui diventa necessario favorire una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei genitori e al contempo occasioni di socializzazione e formazione per i minori, tra i più penalizzati in questo lungo periodo di isolamento", scrivono in una nota i consiglieri comunali Emanuela Iorio, Elia Serpetti, Antonio Nardantonio e Americo Di Benedetto ed il presidente dell’Associazione cittadina di riferimento Fabrizio Ciccarelli.
"Con il riavvio delle attività produttive appare necessario riattivare i centri estivi e i servizi socio-educativi per i minori con lo scopo di consentire ai lavoratori che riprendono la propria occupazione la possibilità di lasciarvi i bambini: bisogna, però, agire rapidamente perché la situazione contingente rischia di mettere in difficoltà molti genitori, in particolare le mamme, causando un calo dell'occupazione femminile e un'ulteriore riduzione delle capacità economiche di molte famiglie in un momento così complesso", sottolinea il Passo Possibile chiarendo che si tratta di attività importanti non solo per ovviare all’impossibilità di prendersi cura a tempo pieno dei propri bambini "ma soprattutto per consentire che si dia continuità ai fondamentali servizi educativi, a quell’imprescindibile momento relazionale di crescita personale e sociale capace di garantire apprendimenti diversi e diversificati attraverso la dimensione del gruppo e del vivere in comunità".
Per questo, "comprendiamo e facciamo nostri il grido d’allarme e le preoccupazioni espresse da vari asili nido aquilani. Si può ipotizzare di riconfigurare i servizi già esistenti - è la proposta del Passo Possibile - rafforzando l’attività di quelle strutture che da anni in città offrono questo servizio imprescindibile, ed inoltre mettere a disposizione gli spazi aperti e chiusi provando a costruire una nuova opportunità per la città, con un occhio di riguardo ai piccolissimi e alle differenti capability di ciascuno, che possa essere anche una prova generale al ritorno sui banchi di scuola a settembre".
In quest’ottica, viene spiegato nella nota, "è auspicabile che l’Amministrazione comunale avvii a stretto giro un dialogo con tutte le parti coinvolte: raccordandosi con i soggetti gestori e erogatori dei servizi per l'infanzia - pensiamo agli Asili nido e alle scuole dell’infanzia Pubblici e privati, alle Scuole pubbliche e paritarie, all’Ufficio scolastico Regionale, all’Università, alle Parrocchie della Diocesi, alle Associazioni del Terzo settore e a quelle sportive, culturali e ricreative, al Coni - sarà possibile l'individuazione e la fruizione di spazi adeguati, sfruttando quelli chiusi (tra tutti, le scuole pubbliche che non riapriranno prima di settembre), o all’aperto, con accesso scaglionato nelle strutture utilizzabili".
Oltre all’individuazione delle sedi, però, sono indispensabili gli aiuti economici da parte delle Istituzioni. "Attivarsi subito, magari prevedendo dei bandi ad hoc, permetterebbe di garantire che già dal mese di giugno, una volta arrivate le specifiche indicazioni nazionali, possano partire le attività senza dilatarne ulteriormente i tempi di attesa. Chiediamo al sindaco Pierluigi Biondi e all’assessore di riferimento Francesco Bignotti, di concerto con la Regione Abruzzo, di destinare sia agli operatori che alle famiglie fondi per il sostegno alla frequenza dei centri estivi e prevedere l’abbattimento delle rette o contribuirne al pagamento, dato che prevedibilmente saranno maggiorate in ragione dell’adeguamento al numero contingentato degli utenti cui dedicare i servizi ad hoc".
In effetti, i Decreti finora emanati non contengono interventi diretti a misura dei servizi educativi, non sono previsti fondi per quelle realtà private che vivono un momento critico, con le iscrizioni ferme, senza l’entrata delle rette e con spese di gestione raddoppiate in vista anche della riapertura ordinaria a settembre. "Senza dimenticare i tanti investimenti che i titolari delle strutture debbono sostenere per garantire il loro funzionamento nel futuro più prossimo - aggiungono gli esponenti del Passo Possibile - in primis l’adeguamento necessario e indifferibile degli ambienti alle nuove norme anti-covid (termoscanner, tamponi al personale, sanificazioni più volte al giorno, postazioni per disinfettare le mani, erogazione di pasti in monoporzione con materiali monouso) e l’organizzazione degli spazi così da continuare a garantire al meglio sicurezza e qualità (distanziamento fisico e riduzione del numero dei bambini per ogni educatore)".
Risposte concrete occorrono anche sull’eventualità del Comune di assumere nuovo personale e sulla relativa formazione di chi dovrà garantire piena sicurezza ai bambini, "ponendo particolare attenzione sulle famiglie in condizioni di svantaggio socio-economico e alle attività per i bambini con disabilità fisiche e psichiche. Solo un intervento mirato e immediato in un ambito così importante porterà a superare indenni la crisi attuale e a programmare l’immediato futuro: le varie iniziative dovranno essere calibrate in modo da abbracciare tutti i soggetti che ruotano intorno ai nidi e alle scuole d’infanzia, sia come fruitori sia come lavoratori, tenendo conto delle improcrastinabili esigenze di ciascuno di loro”- concludono i rappresentanti de “Il Passo Possibile".