Sabato, 16 Maggio 2020 11:33

L'Aquila, la protesta dei ristoratori: "70 giorni di promesse non mantenute"

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"Ora, iniziamo a protestare seriamente: siamo stati 'buoni' per 70 giorni, tanti ne sono passati dall'inizio del lockdown, ma è arrivato il momento di far sentire la nostra voce". 

Parole di Luca Taralli, ristoratore aquilano, nel direttivo dell'associazione RistorantiAq vs Virus che, stamane, ha inscenato un flashmob occupando, simbolicamente, una dozzina di rotatorie cittadine, con al centro i tavoli vuoti, sparecchiati, e le sedie tirate su.

"Le promesse che ci erano state fatte non sono state mantenute, la famosa 'potenza' di fuoco annunciata dal Governo non si è vista: i nostri dipendenti stanno ancora aspettando la cassa integrazione, le bollette continuano ad arrivare nonostante le attività siano rimaste chiuse, con un sovraccarico indecente di tasse. Il 18 maggio potremmo anche riaprire, ma non abbiamo liquidità per poter fare quel minimo d'investimenti necessari per ricominciare, e non sappiamo tra l'altro se i clienti torneranno".

E' una incognita: "come ristoranti e pizzerie siamo luoghi d'aggregazione, oltre che posti dove mangiare; chissà se la gente si fiderà ancora di venire da noi".

Il problema non sono, o almeno non soltanto, le prescrizioni di sicurezza imposte, spiega Taralli: "abbiamo la fortuna che l'Abruzzo interno è stato soltanto 'sfiorato' dal covid, potremmo riuscire a rispettare le norme ma il problema è riuscire a metterci in regola, stante la situazione; il problema è rappresentato dai 70 giorni che hanno tenuto ferme le nostre attività", con enormi problemi di liquidità, aggiungiamo noi, per tanti imprenditori del settore.

E lunedì saranno in molti a tenere chiuse le porte: "Non sappiamo in quanti riapriranno, alcuni non riusciranno pur volendo, altri preferiranno attendere l'evolversi della situazione: è un divenire, una incognita. Abbiamo enormi difficoltà. I nostri dipendenti, i nostri fornitori, il comparto in generale è in ginocchio: siamo in tanti, oltre a rappresentare il 15% del pil nazionale stiamo parlando di tantissime famiglie, migliaia e migliaia, che vivono delle attività e dell'indotto".

Chiaramente insufficienti le misure annunciate ieri dal Comune dell'Aquila, sottolinea Taralli, "ma ci rendiamo conto che l'amministrazione ha le mani legate: anche loro sono vittime di questa situazione. E' per questo che dobbiamo far sentire la nostra voce, insieme, al Governo". In questo senso, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi e il consigliere comunale e regionale Roberto Santangelo hanno voluto testimoniare la loro solidarietà ai ristoratori partecipando all'iniziativa.

"Ci saranno altre manifestazioni", assicura Taralli: "la nostra protesta salirà di livello e di tono". 

Biondi: "Dal 18 maggio non servono solo nuove regole per il contrasto, ma nuove regole verso la vita"

"In questi ultimi due mesi abbiamo immagazzinato nella nostra testa fotografie di strade vuote, principalmente da un balcone, sparute solitudini a passeggio con i propri cani, saracinesche abbassate. Suoni come gli audio registrati dei vigili, rombi d’auto in lontananza. D’improvviso il mantra “io resto a casa” viene meno e c’imponiamo uno scatto di reni. Le immagini non riusciamo più a catalogarle. Certe scene ci appaiono inverosimili. Se vediamo persone in giro, ci sembra sempre che siano troppe e la prima domanda che ci facciamo è: ma quei due così vicini, saranno congiunti? Adesso ricominciamo a vivere e non lo facciamo con spensieratezza. Dopo le massicce dosi di costrizione, siamo inondati di massicce dosi di libertà sicura. Ma a queste non corrispondono le regole che sono imposte alle categorie commerciali. Eravamo abituati alla convivialità, eravamo abituati ad assieparci ai cancelli dello stadio per la partita, ad ammassarci per un concerto. Oggi, da una parte ci dicono che possiamo tornare a mangiare una pizza fuori, possiamo ricominciare a cenare con gli amici, e dall’altra ci inquietano con plexiglass, distanze. Quelle che ci ammazzeranno se non saremo bravi, con l’insegnamento ricevuto e patito, a leggere e applicare nel modo giusto".

Lo ha detto il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, a margine della manifestazione di protesta, definita "sacrosanta", dei ristoratori: "lo Stato che da una parte tende la mano e dall’altra – per far presto? Per eccesso di prudenza? – la ritrae. Uno Stato che ci chiede responsabilità, ma poi avoca a sé il modo in cui praticarla. Combattiamo insieme la povertà, ma non la ricchezza, per estremizzare. Come a dire che bene il sostegno, ma non ce lo fate pagare salato questo conto. Ai nostri piccoli imprenditori in ripartenza dobbiamo offrire la libertà di strutturare un servizio di cui le persone sapranno valutare efficienza e sicurezza, la libertà di fare impresa senza essere schiacciati dalla burocrazia, la libertà di muoversi con intelligenza in regole per cui ciascuno di noi si fa responsabile controllore. Dal 18 maggio, non servono solo nuove regole per il contrasto, ma nuove regole verso la vita. L’etica della responsabilità deve superare la paura di cui rischiamo di diventare schiavi, alimentando i prodromi di una emergenza economica che già oggi ha confini mondiali e pochi eguali nella storia. E non farà distinzioni, neanche questa. Mettiamo mano agli archivi della nostra testa: le foto silenziose appartengono al passato. Dovremo solo essere bravi a salvare noi stessi con quello che negli ultimi due mesi abbiamo imparato. Igiene, rispetto della distanza sociale. Non possiamo consentire che il virus, dopo aver ucciso le persone, uccida l’economia, la cultura, le città, le comunità. Non può consentirlo lo Stato, non possiamo consentirlo noi".

Ultima modifica il Sabato, 16 Maggio 2020 16:23

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