Venerdì, 29 Maggio 2020 10:44

"Più posti nelle scuole di specializzazione": la protesta dei giovani medici

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Stamane nelle piazze dei capoluoghi delle regioni italiane medici, studenti e professionisti del mondo sanitario - in conformità con le disposizioni e l’autorizzazione della Questura - sono scesi in piazza indossando il camice bianco e una mascherina segnata con una X rossa e il numero 29 come simboli della protesta.

In Abruzzo ci si è ritrovati in Piazza Duomo all'Aquila e in Piazza Martiri a Teramo, con sit-in animati dalle associazioni Salviamo Ippocrate, Chi si cura di te?, ER - Ex Rappresentanti in prima linea, Farmacia Politica, Link Area Medica, Materia Grigia, Segretariato Italiano Giovani Medici.

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"Il Medico è un professionista che ha deciso di dedicare la sua vita alla tutela della Salute di tutti. Il mestiere di curare richiede un immenso impegno fisico e psicologico, ma viene ricompensato da qualcosa che è difficile trovare in molti altri lavori: la possibilità di fare la differenza nella vita e nella salute di un altro essere umano. Un privilegio umanitario che spiega come ancora sia possibile fare il Medico in Italia", hanno spiegato i manifestanti.

Storicamente, quella dei Medici è considerata una classe agiata dal punto di vista economico, prestigiosa e ben tutelata in ambito lavorativo. "Questo ideale, cui sono assoggettati anche molti degli iscritti a Medicina alle prime armi, viene prontamente smentito, però, quando il Medico neo-laureato accede al mondo del lavoro e della formazione post-laurea. Ogni anno migliaia di giovani laureati non riescono a proseguire la loro formazione in ambito specialistico o della Medicina generale, rimanendo nel limbo del precariato".

Chi riesce ad accedere alle Scuole di Specializzazione, viene trattato a tutti gli effetti come manodopera qualificata a basso costo. "Lo Specializzando o il Corsista di Medicina generale sono figure avvolte dal mistero: non sono lavoratori, non sono studenti, non hanno le piene tutele né dell’una né dell’altra figura. Il numero di contratti di formazione in Italia è da anni insufficiente a coprire le esigenze del Paese, e quelli che ci sono offrono un trattamento economico tra i più poveri in Europa. Questa è la realtà che viene celata dall’ideale del Medico ricco, statale e nullafacente, che spesso viene considerato il responsabile del degrado del Sistema Sanitario".

Il declino dell’assistenza sanitaria italiana origina da molto più in alto, dai finanziamenti statali sempre più carenti, dal mancato controllo sull’operato delle Scuole di Specializzazione, dall’omertà di chi ancora permette che i giovani Medici vengano sfruttati e abbandonati al precariato. "In questo contesto, la nostra mobilitazione permanente non è una lotta di classe , ma un atto di resistenza contro i meccanismi malsani che negli ultimi anni hanno minato il nostro Servizio Sanitario Nazionale. Difendere i nostri diritti è la base per difendere i diritti di tutti, perché il futuro dell’assistenza sanitaria siamo noi. Gli strumenti che stiamo rivendicando sono indispensabili per poter dare il nostro sostanziale contributo al sistema della Salute. La nostra mobilitazione è totalizzante e riguarda non solo il personale sanitario, ma chiunque abbia a cuore la propria salute".

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"Abbiamo costituito un fronte unico, comune, composto da studenti e studentesse, neolaureati, abilitati e specializzandi" spiega Susanna Faenza "Vogliamo difendere il diritto alla formazione e dire basta ai tagli alla sanità pubblica. Non è bastata la pandemia a far comprendere che il problema non è l'assenza di medici ma la carenza di specialisti. Chiediamo garanzie per il futuro, una volta laureati e abilitati dobbiamo fare dei test a crocette per entrare nelle scuole di specializzazione ma i posti sono sempre troppo pochi e ogni anno metà dei concorrenti resta fuori. Chi non ce la fa a entrare è costretto a ripiegare su un lavoro precario e privo tutele, diventando quello che noi chiamiamo un camice grigio, oppure deve emigrare. I trolley con cui siamo scesi in piazza stanno a significare proprio questo: se non saranno garantiti i nostri diritti, saremo obbligati ad andare all'estero. Lo Stato non può non garantire la formazione. La specializzazione non è un sogno, è un diritto".

"Alle istituzioni" continua la dottoressa Faenza "chiediamo di investire nella sanità pubblica e di dare piena applicazione all'articolo 32 della Costituzione, che tutela il diritto alla salute e alle cure. Durante la pandemia l'intero Paese si è reso drammaticamente conto della carenza di personale negli ospedali. Molti di noi sono stati chiamati a dare una mano e nonostante tutto lo abbiamo fatto. Ma non potevamo più rimanere in silenzio. Ci è sembrato doveroso scendere in piazza e metterci la faccia".

Pezzopane (Pd): "Risposte necessarie per specializzandi. Riflessione senza pregiudizi su Mes”.

“Mi sento di condividere le ragioni degli specializzandi che stamattina erano in Piazza Duomo a L’Aquila, a Teramo ed in altre piazze in Abruzzo ed in Italia. La protesta degli specializzandi in medicina contro l’imbuto formativo causato dall’insufficiente numero di borse, nonostante il grande sforzo fatto nel CuraItalia di 5.400 per il 2020, è giusta e dobbiamo intervenire per dare risposte concrete alle loro richieste".

Così Stefania Pezzopane deputata dem sostiene le ragioni degli specializzandi che oggi hanno simbolicamente manifestato nelle piazze italiane.

"Anche per questo - aggiunge - se non condizionato e con interessi vantaggiosi, potrebbe essere un'occasione utilizzare i 37 miliardi messi a disposizione dell’Italia dal Mes per il comparto sanitario. Questo governo e questa maggioranza, occorre ricordarlo, nel Decreto Rilancio hanno stanziato 3,2 miliardi di euro per la sanità, oltre all’1,4 miliardi del decreto Cura Italia, finalizzato anche ad aumentare le possibilità di assunzione".

"L’epidemia ha duramente dimostrato che abbiamo bisogno di medici stabili nel Servizio Sanitario Nazionale e ancor di più lo sarà a fronte dei prossimi pensionamenti. Saranno oltre 20mila i candidati per l’accesso alle borse di specialità previsti per quest’anno, numero che testimonia un impegno preciso nel solco della valorizzazione del Ssn".

"In pochi mesi alcune buone cose sono state compiute: dall’abilitazione, all’aumento delle borse (4.200 nel Decreto Rilancio), alla possibilità che lo straordinario lavoro di molti specializzandi durante emergenza Sar-Covid 2 sia utile per la stabilizzazione professionale. Ora occorre spingere ancora di più sull’acceleratore, migliorando il Decreto Rilancio, provando con nuovi emendamenti a finanziare altre borse di specializzazione per raggiungere l’obiettivo di garantire un futuro certo ad ogni laureato in medicina".

"Siamo convinti - conclude Pezzopane - che è il tempo per portare a compimento una riforma che sia la più condivisa possibile tra le diverse sensibilità del mondo associativo degli specializzanti ed accademico e di dare una forma compiuta alla sanità del futuro. Che è già qui".

Ultima modifica il Venerdì, 29 Maggio 2020 21:30

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