“Esprimiamo il nostro sconcerto per le decisione della governance dell’Università degli Studi dell’Aquila di respingere tutte le nostre proposte di sostegno economico per gli studenti alla luce della crisi innescata dal Covid 19 e dagli effetti economici dei provvedimenti di lockdown e di ricorrere ai prestiti d’onore”.
A scriverlo, in una nota, è l’Udu L’Aquila.
“Il 22 maggio, in consiglio studentesco, abbiamo proposto e approvato all’unanimità con tutte le associazioni studentesche, tre provvedimenti semplici che l’ Univaq avrebbe potuto adottare, dando un aiuto concreto a tutti gli studenti:
- prorogare la scadenza per il pagamento dell’ultima rata delle tasse dal 15 giugno al 31 luglio;
-abbassare la tassazione a tutti, qualora ci fosse stata la disponibilità in bilancio alla luce di eventuali risparmi dovuti alla restrizione di servizi nel periodo di chiusura dell’università;
-istituire un fondo per valutare, tramite la commissione diritto allo studio di ateneo, l’esenzione dalle tasse o altre forme di aiuto, individuate dalla commissione in base alle condizioni specifiche del caso”.
“La proroga poteva consentire di avere il tempo, per esempio, di percepire gli aiuti statali che hanno avuto grandi ritardi nell’erogazione, di riassestarsi economicamente in queste settimane di riapertura delle attività economiche e avrebbe inoltre concesso il tempo necessario per valutare la fattibilità degli altri due interventi da noi richiesti”.
“Tutte le nostre richieste sono state respinte, sia nel Senato Accademico che nel Consiglio di Amministrazione, con un secco “No”, senza apertura al dialogo e senza convincenti motivazioni circa oggettive criticità derivabili dalle nostre proposte”.
“Si è scelto invece di dare spazio ad un’altra proposta, decidendo di ragionare sull’istituzione dei prestiti d’onore. Questa formula di finanziamento degli studi universitari è diffusa soprattutto nel mondo anglosassone: si tratta di un prestito, gestito per lo più dalle banche, da restituire una volta terminati gli studi”.
“Sebbene questa ci sia stata presentata come una possibilità in più per gli studenti, è evidente che con la scarsa copertura delle borse di studio, i maggiori problemi economici per le famiglie italiane e i mancati aiuti da parte dell’Ateneo per il pagamento delle tasse, l’indebitamento diventa l’unica possibilità per chi vuole proseguire gli studi e non ha i soldi per farlo”.
“Oltre che un problema ideologico, per cui il diritto ad accedere agli studi universitari soccombe all’obbligo di indebitarsi qualora si voglia studiare senza poterselo permettere, il prestito d’onore si è dimostrato anche un problema finanziario: negli Stati Uniti lo Students’ debt ha raggiunto l’incredibile valore di 1300 miliardi di dollari in pochi anni, una vera e propria bolla finanziaria a rischio di esplodere”.
“Come sindacato studentesco denunciamo fortemente questa scelta politica dell’Ateneo. Pensiamo che per risollevare la drammatica condizione studentesca italiana si debba investire nell’istruzione anziché costringere gli studenti a fare debito. Avremmo preferito che l’Italia seguisse il modello tedesco, perseguendo la gratuità dell’università, e non quello degli USA, dove gli studenti in difficoltà economica si trovano con un debito medio di 35 mila dollari pro capite alla fine del percorso universitario. Ci auguriamo, dunque, che l’Ateneo aquilano voglia ritornare sulle decisioni con le quali ha negato un aiuto economico ai suoi studenti”.